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 Il padrone dello scambio

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Oroserio Sergio
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Oroserio Sergio


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MessaggioTitolo: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime4/4/2011, 23:28

È stata questa parola, sei malato, che mi ha fatto cambiare. Anche tante altre, è chiaro; ma è ai troppi “sì sei malato Ugo” che non mi sono più ribellato. “Forse sono malato davvero”, ho pensato. Ad un punto della propria vita si dovrebbe far valere le proprie ragioni e non subire ogni sorta di discriminazioni; cosa ci posso fare se le malelingue hanno avuto più credito di me? Ed io? Io nulla. Qualche sporadico sfogo, del quale venivo puntualmente deriso. Le offese dal corpo alla mente marciscono l'anima. Fanno il viso rosso, mandano fuori controllo, fanno esternare le proprie ragioni con esplosioni di rabbia «Tu stai fuori Ugo» si passa al torto «stai male, calmati, fatti curare» si prendono maledette risposte «Fanno bene Ugo» da tutti, genitori compresi «se ogni volta che uno ti parla gridi in questa maniera». «Dirti Gay è dirti poco» mi faceva quindi notare, calmo, mio fratello, che sempre al mio fianco quel giorno non c'era, che con quell'uomo, il padrone delle scambio, me la sarei cercata. E da lui, da Pietro, sangue del mio sangue, la persona che ancora stimo più d'ogni altro, da lui non me lo sarei aspettato. Riflettendo gli ho dato ragione. Un altro carattere, lui, forte senza essere aggressivo. Io un debole, sempre... Ho bevuto per anni che questa mia abitudine fosse una patologia. Ho somatizzato. Non so quando iniziò, quando davvero mi son reso conto che non poteva continuare. Ritrovarmi in strada senza logica. Non senza ragione. La ragione l'avevo: cercare la verità. Ho iniziato a passeggiare senza meta per trovarla, non c'era; quindi uscire dai portoni come un ladro dopo aver letto nomi sui campanelli. Un crescendo, sbirciare nei cassonetti, chinato sotto le macchine, cercare cercare. Ombre che con fare sospetto da sotto i camion parcheggiati venivano fuori. Allontanato dagli autisti. Qualcuno di loro, anche se veniva da lontano, magari in sosta per dormire, mi chiedeva come mai, e poi, animo buono impietosito dal mio sfogo mi faceva salire sul suo mezzo. Sino alla pace. Arrivava, arrivava. Dopo. Dopo non mi bastavano più rotaie da seguire che come fiume nell'alveo scompaiono a tratti inghiottite da spalle di cemento, dagli irraggiungibili greppi. Senza perdermi d'animo m'imponevo ai frapposti ostacoli. Penetravo nelle proprietà, sotto le recinzioni, nei giardini. Come solo un cane o un disperato sa fare. Non disperato a tal punto come ebbe a credere la signora del casello. Al mio poggiare la testa sul binario alzò le braccia al cielo blaterando sulla bellezza della vita. Mi portò in casa. Lungo e articolato il suo sermone. Come un figlio l'ho dovuto sorbire. Finalmente al ponte un giorno capii. Potevo farcela. Quella stessa linea confluiva nelle altre formando file allineate. La stazione. Il vecchio treno. Forse era l'ultimo cimelio del passato. Con le sue carrozze di legno vi si alternava ogni mezzora. Lo scambio avveniva da Nord. Al semaforo verde ripartiva prima il nostro, cioè quello che passava là sotto dove eravamo noi, all'altro lato rispetto a dove sono ora. Vedevamo quell'uomo manovrare manualmente nei meccanismi automatici, quando eravamo presenti all'ultima curva, nascosti ad arrotare chiodi rubati al cantiere che si trasformavano in coltelli ad ogni passaggio di treno. Sempre più sottili, sottili come i ricordi che la mente ha impressi ma che non vengono mai sradicati del tutto. Come l'ultimo albero vicino al binario morto. Vicino allo scambio. Non c'è più nulla laggiù meglio restare qui, in stazione. Qui c'è la vita. Pendolari, migranti e turisti passano, vivono, bivaccano in questo avamposto di un'era moderna oramai antica. Che non tutti rispettano. Il mio comportamento è giudicato anomalo. Nei discorsi su di me la gente usa ancora parole dirompenti, ma non mi fanno più nulla. Si sommano a quelle vecchie e con il tempo che passa il valore negativo delle chiacchiere diluisce e perde di coerenza. Il mondo non va visto come costruzione nata da un progetto, ma come parte della natura. Opera d'arte meravigliosamente imperfetta, della quale si può e si deve godere. Io ne godo. Adoro quest'umanità in arrivo e in partenza. Sono elettrizzato da questa mia voglia di amare tutti, questa gente che sale che scende. Che attende qualcuno. Visi indifferenti si sbirciano in fretta. Occhiate mai uguali, diversificate dall'umore, dai sentimenti; lanciate da chi ha più tempo a chi ne ha meno. Vestiti, bagagli; ogni cosa viene scandagliata da chi può. Il colore della pelle. Di tutto ciò mi ubriaco. Chi va di corsa si perde qualcosa. La tenerezza di chi non sa dove andare. Sono affascinato dai sottopassaggi, dalla scale, da ciò che non riesco a vedere dalla mia panchina, dal microcosmo che questa ospita. Oggi è in affitto a un barbone mai visto e a una coppia di innamorati. L'uomo ci è caduto sopra e si è addormentato subito, seduto di sguincio. Russa appena, starà scomodo. Non crediate! Non è un relitto della società. Lui è, la società! La ragazza tocca il viso al suo amore, lo sfiora con le punta delle dita, lo mangia con gli occhi. Si baciano incuranti dell'uomo, del probabile lezzo. La passione ci dà il paradiso in terra. Tura i nasi e apre i cuori alle persone. Il ragazzo si muove troppo, finisce con le proprie gambe su quelle dell'uomo. Anche i loro sederi si toccano. Umani contatti: lo schiavo dei sensi incontra lo schiavo di una vita che nessuno auspicherebbe per sé. Non vedono e non sentono ciò che accade intorno a loro. Indulgente invece osserva, e per questa volta lascia correre, il tranquillo agente della polizia ferroviaria. Ha una storia tutta sua questo nodo di scambio. Un intreccio di binari che è stato e resta essenziale. Da oltre un secolo qui si smista la destinazione di merci e passeggeri. Qualcuno mi saluta, convinto di conoscermi. È così che contribuisce, anche se solo per pochi istanti, a migliorare il mio umore. Istanti bellissimi, nei quali sorrido, ricambio. Battiti di ciglia che mutano la maschera della mia diffidenza. Si dice in giro che verrei qui per secondi fini. A fare cosa? A vedere cosa? Stringo i pugni. I denti digrignano nella mia bocca. Mi rammentano il male. Calma Ugo, non ci pensare. Finalmente il treno. Da laggiù in fondo riflette i raggi del sole. Cresce. Si deforma scartando a destra e sinistra; avanza verso di me. Forza i binari sino ad allinearsi alla nuova destinazione. Grazie agli scambi. Noi questo lo sappiamo sin da bambini, dai trenini in scala. Prima della costruzione del ponte li abbiamo anche toccati. Uno scambio era là sotto. Due generazioni fa, per evitare chilometri a piedi, c'era solo la possibilità di percorrere la scorciatoia, scendere il sentiero. Là sotto a sinistra c'era la valle, la nostra valle, un lembo di terra, un orto di guerra curato e abbandonato più volte. Nascosto dalla vegetazione, lussureggiante, la nostra giungla. Zucche lunghe mezzo metro. Frutti stregati, si diceva, e il binario morto vi passava in mezzo. Il padrone dello scambio abitava nel vagone abbandonato. L'orco e il suo castello. Qualcuno quel giorno vide. Vide tutto. Quel qualcuno conosceva bene la mia famiglia. Mio padre. Che vergogna, i pianti, le scuse. Che non era vero lo dicevo senza crederci. Ho ancora adesso in mente quei volti che si affacciarono quando il treno stava frenando. Non si fermò il solito istante. Eravamo rimasti in due a giocare allo scambio. Noi colpevoli d'innocenza. Gli adulti immaginano ogni cosa prima che accada, e dopo non si può mentire. Senza giudice e senza appello le umane sentenze vengono emesse. Le malelingue lanciano epiteti e ingiurie che tagliano la testa da far invidia al peggiore dei boia. Chi al male è avvezzo si rigenera, arricchisce le proprie esperienze. Si plasma. Temprato è più forte. Come per un delinquente incallito la prigione è trofeo. Torno al presente. Mi guardo intorno. Il mondo è cambiato, il casual impera. Il mio completo grigio stona negativamente, più dello stravagante che abbonda indosso all'umanità varia. Non salgo sul treno. Non oggi almeno. Le brevi distanze non mi interessano. Quando mi va mi faccio cullare ore ed ore; lunghi viaggi ad osservare le stagioni umane sino alle montagne. Lì raccolgo sguardi stranieri che mi riaccompagnano nelle pianure della vita.
Un posto per sedermi. Immortalo ricordi. Lontano da tutti. Il marciapiede termina nella cunetta, si perde nei ciottoli. Lì a fianco i binari l'un l'altro si penetrano. A coppie si scindono. Le scissioni si accoppiano e le rotaie parallele fuggono via. Brucia dentro il mio rivangare. Non mi occorre matita per descrivere le derisioni. Brutali. Più delle violenze, che se si riesce a nasconderle giacciono profonde. Dietro l'orto. Dietro le fratte. Dietro il vagone. Non sentite i grugniti di soddisfazione? Scatta, lo scambio. È operativo, funziona. La parola scambio è un osceno doppiosenso. Osceno e doppiosenso sono alcuni dei termini il cui significato ho imparato nel tempo. Da adulto. Posso dire da adulto. Non da uomo.
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime5/4/2011, 09:28

BRAVO SERGIO !
Bel brano, intriso di "lucida" analisi.

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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime5/4/2011, 22:01

Ciao Nuccio. Come vedi il treno arriva snodandosi tra gli scambi, con il proprio caratteristico rumore. Io ti ringrazio ma non sono mai del tutto cosciente di ciò che uscirà fuori quando inizio a scrivere, e per quanto riguarda l'Analisi, beata lei che è Lucida; io lo sono sempre meno.
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime5/4/2011, 22:57

racconto da febbre dove le parole cadono come pietre e lo sguardo mobilissimo sembra non potere andare oltre un certo punto: resta quel maledetto scambio e treni che passano, in una direzione o nell'altra. il viaggio che potrebbe essere una vita è fermo sempre sullo stesso binario. in questo racconto il protagonista si dice tra i denti; in questo racconto si agitano i fantasmi del sesso e della morte, come se crescere fosse quella impossibilità a rigare dritto - senza cadere - e per questo si viene segnati. segnati con quelle stesse parole scagliate come armi e utilizzate per fondare un mondo di dicerie, interminabili discorsi... storia che resta vicino a quella linea di demarcazione - il fanciullo che saggia la vita a bocconi e l'adulto macerato di essa, sembrano quasi toccarsi. cadono le parole e fanno rumore e male. il protagonista le incorpora in un modo che non da alcuna scelta: è una spugna; sembra ubriaco e non può che sentire addosso quella massa critica che pure vorrebbe sentire in un altro modo. quelle stesse esistenze precarie come lui che si toccano si sfiorano si urtano e si penetrano. Sergio questo racconto merita un'altra lettura
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime6/4/2011, 12:17

Ho riletto dopo il commento di Luca e ho rafforzato l'idea di un racconto "tosto".
Di nuovo BRAVO a Sergio !
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime6/4/2011, 16:15

Salve ragazzi. Voglio confessare una cosa: anche io l'ho riletto un paio di volte dopo che l'ha commentato Luca. Sono sempre più convinto che quando si inizia a scrivere e poi ci si fa prendere dalla passione non si sa dove si potrebbe andare a parare. Si crea un personaggio, e questo dopo un po' detta la sua legge. Tanto è vero che non m'ero accorto delle "tinte" forse, come mi ha detto qualcuno, poco digeribili, delle ultime battute del brano.
Un sorriso a Voi. Umilmente, Sergio
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime7/4/2011, 17:21

un groviglio di binari, come la vita, come l'andare e venire tra i ricordi, più o meno coscienti, più o meno superati. Ma forse c'è una stazione di fermata anche per quelli, e una stazione di partenze per non pensare.
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime9/4/2011, 09:28

"Rita" hai ragione, un groviglio di binari la Vita... chissà dove ci porteranno, solo la destinazione finale conosciamo di questo treno, purtroppo, ma non la data, per fortuna.



Volevo precisare che in questo mio racconto sarebbero occorsi almeno un paio di spazio-pause, salti di riga. Una formattazione appena appena meno "sincopata". Purtroppo mi è capitato anche altre volte su questo forum, e c'era per fortuna chi mi aiutò, di non riuscire a pubblicare come avrei voluto. Addirittura sul mio Blog e su altri spazi miei a volte non riesco a postare come vorrei. Un mio limite e me ne scuso.
Buon fine settimana a tutti.

Un sorriso. Sergio.
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime10/4/2011, 09:51

la digestione è un fatto, ma limitarsi a digerire perfino quello che si legge è brutto.
un racconto, un personaggio e perfino una frase che non riesco a digerire m'invita e mi ordina a ritornare indietro su ciò che ho letto.

l'ultima parola brucia eccome. brucia come la lettera scarlatta sulla pelle di una donna. brucia come le ferite che non rimarginano sopra il linguaggio degli uomini - perchè si sa il verbo ha parlato sin dall'inizio - volevo dire da un certo punto della storia - con il singolare maschile. cosa significa non sentirsi uomo? per colpa di chi e cosa?

(ho incontrato corpi maschili che mimavano la donna e si dicevano con la lingua della violenza dell'uomo. avrei voluto rincuorarli sul fatto che per me uomini lo erano eccome)
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime10/4/2011, 10:15

Più vado avanti con il mio modo di scrivere e di sperimentare più mi scontro con "benpensanti" e per fortuna, Luca, non è il tuo caso. Una la incontrai qui nel commento ad un mio pezzo "tu hai mostri dentro" mi disse. Bene! vuol dire che li tiro fuori, stia attenta lei, che li fa macerare...

Un altro scontro l'ho avuto facendo leggere un mio romanzo, e anche nel blog con le confessioni di "Velia"...


Vengo al sodo, voglio precisare che le cose che dicono i personaggi (ripeto non è il tuo caso Luca), vanno viste nel contesto, nell'emozione che hanno al momento, ed essendo pensieri non dovrebbero avere quelle limitazioni e censure che spesso noi stessi quando scriviamo ci imponiamo.

Qualcuno che mi ha commentato a parte perché qui non poteva ha detto che la frase: "forte senza essere aggressivo" è una banalità. Sì certo, se l'avessi detta io però! ma l'ha pensata il protagonista, che del fratello di certo aveva ed ha soggezione...

(ho incontrato corpi maschili che mimavano la donna e si dicevano con la lingua della violenza dell'uomo. avrei voluto rincuorarli sul fatto che per me uomini lo erano eccome)
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Ciao Luca e Buona Domenica a Tutti
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime10/4/2011, 10:18

se dovessi censurare quello che ho letto, dovrei censurare me stesso (ci metto sempre me stesso in quel che leggo e questo forse non sempre è un bene). ciao
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime10/4/2011, 23:07


Qualche giorno fa ho chiesto alla mia compagna di leggere il tuo racconto . Oggi , prima che lo pubblicassi nel forum, ha letto il mio. Le é piaciuto di più il tuo racconto ... Sergio, non si fa cosi'
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime11/4/2011, 16:04

Ciao Dario, sai probabilmente postavi sotto pseudonimo, tu, ed io non ricordo, non so se ci siamo conosciuti...

Ma dovrei felicitarmi di questo? cioè che il mio racconto alla tua compagna è piaciuto più del tuo? forse sì forse no. Ciò che colpisce in una storia ha valenza soggettiva, i miei a volte non piacciono perche "un po' duro" ha detto qualcuno anche di questo; e comunque me li commentano sempre in pochi. Toglimi una curiosità: tu lo hai letto questo?


Il tuo mi pare impegnativo, mi occorrerà un po' di tempo per leggerlo attentamente e certamente quanto prima ti dirò la mia impressione...
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime11/4/2011, 22:40


Ciao Sergio, in poche occasioni abbiamo scambiato qualche riga con il mio nome, proprio ieri ho cambiato la foto, prima ero Zorro ed ora sono rappresentato in sezione ... ho letto il tuo racconto con una certa rapidità ma ho avuto l'occasione di apprezzarlo immediatamente.
Con una certa sicurezza ho pensato che il contenuto ed il modo in cui è scritto potesse attrarre la mia compagna ... così è stato .... il mio lo ha trovato un po' freddino. In ogni modo, andrò alla rilettura del tuo testo ed anch'io ti dirò la mia ....
Il mio parametro di giudizio o pre-giudizio .... meglio sarebbe dire, la mia opinione non prende in considerazione criteri di durezza nell'interpretazione ... per me non c'è nessun problema.. a presto
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime12/4/2011, 23:38


Un intenso monologo dimostrato in modo eccellente, in continuo fraseggio interiore per rigenerare, ed allo stesso tempo, riesaminare le " condizioni " umane.
Vari passaggi riprendono la parola chiave, lo scambio. L'acida certezza degli adulti emargina l'uomo . Ugo non rassicura, stigmatizzato con le chiacchere riprodotte nel tempo, fino alla noia, ed alla fine " perdono di coerenza ". Traduzioni metaforiche di binari senza scambi. Le scale, i sottopassaggi sono rappresentati come simboli portanti , vie di fuga per l'inversione che porta ai monti, nel lungo viaggio rassicurante , verso occhi stranieri ... e tali devono rimanere. " Ritrovarsi in strada senza logica. Non senza ragione "

Mi soffermerei molto volentieri dentro alcuni aspetti che sono già stati descritti da altri in questa conversazione post-racconto, ma andrei avanti a ripetere, fino ad arrivare alla " perdita di coerenza ".
Ti faccio i complimenti per questo curato ritratto della realtà dissolta in mille frammenti umani, all'interno dei nostri frammenti. Li hai ricomposti da uomo con alterne espressioni di sentimenti, , curando con attenzione lo stile linguistico. Un giusto riconoscimento allo sforzo ti arriva sinceramente.
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MessaggioTitolo: Re: Il padrone dello scambio   Il padrone dello scambio Icon_minitime14/4/2011, 19:37

Eh questi treni Dario, prima li si invoca, poi non vi si vuole prendere posto perché probabilmente scomodi, non antiquati purtroppo.

Ti ringrazio.

Buona scrittura e lettura a tutti.

Sergio.
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