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Alfredo Canovi
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Alfredo Canovi


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MessaggioTitolo: continuando estratto   continuando estratto Icon_minitime21/6/2011, 20:55

Ma quel bacio avrebbe dovuto costarmi la vita, infatti subito dopo io non fui più in grado di muovere un muscolo, completamente paralizzato, ella era un demone ammaliatore, una Strzyga mandata per recuperare i fogli e eliminare chiunque ne fosse entrato in contatto; non so ancora bene il perché ma la sua mano artigliata esitò un attimo prima di squarciarmi la gola:”
“Allora tu dovresti essere morto.”
“Già, se non fosse per il fatto che una frazione di secondo prima dell’impatto con lei tutto mi si annebbiò, era come se fossi stato chiuso in una lavatrice e centrifugato per benino, solo che dopo quell’attimo di sbandamento mi trovai
all'ombra di bellissimi alberi mai visti prima, davanti a me una radura , nella quale un ruscello di montagna con acque limpidissime che scendevano a tratti saltellando contro sassi lisciati dal suo scorrere inquieto, e rallentando la sua corsa formava un piccolo laghetto, dal quale poi usciva, più calmo e morigerato andando nuovamente e paciosamente a nascondersi alla vista nel mezzo della boscaglia.
Dall'altro lato dello splendido rigagnolo si stagliava la figura di una donna, bellissima nel suo candido vestito bianco, allacciato in vita con un cordone in rafia che mi faceva cenno di raggiungerla.
Era una vista da togliere il respiro, ed ancora adesso mi succede ogni volta che ci penso, lei era quasi luminosa, radiosa in tutta la sua presenza.
Senza fermarmi un attimo a pensare, rapito da quelle visioni di pace e beatitudine entrai nella pozza di acqua, mi guardai, ero praticamente nudo, solo un cencio strappato copriva le mie vergogne, ma stranamente non ero in imbarazzo.
Lo stagno era pieno di minuscoli pesciolini che riunendosi numerosi in branchi formavano sagome scure e saettanti, avvicinandomi al centro del lago, profondo nel suo culmine un metro circa, disturbavo il migrare di questi animaletti, allora questi si dividevano al mio passaggio, sfiorandomi con i loro corpicini delicati, si aprivano lasciando libero il mio incedere, e subito dopo si riunivano nuovamente tornando alla loro forma originale.
Era una sensazione magnifica, mi sentivo parte importante di quel momento di totale estasi, semmai avessi sognato il paradiso lo avrei pensato proprio così, attraversai lentamente anche l'ultima balza di acqua e raggiunsi la riva, mi sorpresi non tanto del fatto di essere rimato asciutto quanto di essere pure io agghindato come la donna.
Mi avvicinai a lei, man mano che lo spazio tea di noi diminuiva lo stomaco cominciava a farmi male mentre una emozione profonda mi rendeva gli occhi pesanti di lacrime:
"Madre."
Lei era lì, davanti a me e mi sorrideva, il suo volto era risplendente, aveva perso le ombre crudeli della malattia che la aveva portata via, il suo viso era liscio e senza una ruga, non mostrava i cinquant'anni che aveva, gli zigomi rosei, le gote non più scarne, gli occhi non più velati dal dolore che provava, fisico ma soprattutto intimo, sapeva bene che ci avrebbe lasciati soli, io e mio padre, e questo la faceva soffrire più del male che scavava nella sua testa.
I capelli erano neri e leggermente mossi, non doveva più portare stretti cappelli in lana per nascondere il danno che la chemio le aveva inflitto.
"Madre", ripetei "Questo è il paradiso? Sono forse morto anch'io?"
Non rispose, si avvicinò e con una dolcezza infinita accarezzò col palmo della mano sinistra il mio viso, come faceva quando ero ragazzo, ed io istintivamente risposi a quel gesto facendo scivolare più a fondo la mia guancia, poi mi sussurrò:
"Il mio uomo, come mi sei mancato!"
"Cosa è questo luogo?"
"Questo non è un luogo, ma una astronave aliena chi gli antichi chiamavano Vimana, più dettagliatamente questo è un Gamdharva, una microscopica particella della benevolenza divina, che consente agli spiriti di dimorarvi fino al momento in cui si uniranno definitivamente a Dio, un luogo di purificazione che permetteva di finire il lungo percorso di avvicinamento a Dio qualora questo fosse stato precocemente interrotto sulla terra, questa è quello che le scritture chiamano Purgatorio, il posto
Nella dottrina cattolica, il purgatorio è una dolorosa ma necessaria condizione di purificazione, attraverso la quale passano quelle anime dei defunti che, pur essendo nella Grazia di Dio in punto di morte, non sono pienamente purificate. Esse soffrono per ripagare la Giustizia divina infranta e, quindi, per ascendere al Paradiso e "vedere il volto di Dio".
Non è una crudele punizione divina disse mia madre, al contrario, esso sarebbe frutto dell'infinito amore di Dio. Infatti, nella teologia cattolica, un'anima imperfetta non potrebbe stare al cospetto di Dio senza soffrire immensamente per la propria miseria, perciò il Purgatorio è uno stato dell'anima (non è un luogo) necessario alla beatitudine delle anime peccatrici, seppur presenti nella Grazia.
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