Sembra un incubo, ma non lo è. Sto sciacquando i piatti, li poso sull’acquaio e mentre ne sciacquo altri, alzo lo sguardo e quelli appena posati sono pieni di sapone. Ricomincio ed ogni volta che ricomincio, la schiuma sembra essere sempre di più e più densa. Ma non è un incubo, è vero, come se già di per se non fosse una seccatura lavare i piatti. Cos’è? Sto pagando una penitenza per qualche cosa? E’ un avvantaggiarsi sui futuri piatti che dovrò lavare? Continuo imperterrita, finirà prima o poi.
Immaginavo che lei fosse diversa, me la immaginavo carina, magra, con i capelli lisci e neri, la carnagione simile alla tua, forse me la immaginavo simile a te, forse pensavo a tua sorella. Ma tu, non hai sorelle. Quando ho visto quanto fosse orribile, ho trasalito. Anni luce dalla definizione che le avevo dato, dall’immagine che mi ero creata, un mostro trasfigurato appariva ai miei occhi. Come ha fatto a sposarsela, ho pensato.
Ultimamente mi capitano cose strane. Vado da un’amica, premo il tasto terzo piano nell’ascensore e busso alla sua porta. Ma mi aprono altre persone, un’altra casa, un’altra famiglia. Dentro di me sorrido, ho sbagliato piano? Ritento. Stessa altra famiglia. Ho sbagliato palazzo? Ma no, è quello. Intanto i piatti continuano a schiumare. Cos’è? La moltiplicazione dei pani e dei pesci? In effetti non c’è tanta differenza fra te e questi piatti. Ti metto da parte e ritorni, ti rimetto da parte e ritorni, sciacquo i piatti e si insaponano di nuovo. Non c’è neanche tanta differenza fra te ed il palazzo sconosciuto in cui sono capitata, anche se era quello.
Ho alzato gli occhi ed in libreria ho visto il nuovo romanzo di Javier Marìas “Il tuo volto domani”. Lo compro. Ma è il volume secondo di una trilogia! Ho perduto il volume primo. Lo ordino. Ma ce ne è un terzo! Lo ordino! Marìas non è narrativa, non è romanzo, è poesia che rincorro in tutte le sue pagine. Il volume secondo ha un sottotitolo “ballo e sogno”. Solo per i suoi titoli mi dà un brivido. Ma come ho fatto a non accorgermi che Marìas aveva pubblicato tre libri nel 2004? Sono passati tre anni davvero?
Che me ne importa poi se non risciacquo i piatti? Che me ne frega poi se ti lascio dove sei e non ti rimetto da parte? Ma si! Resta pieno di sapone!
Con lui sono diversa. Non mi aspetto mai nulla. Viene da me all’improvviso, non lo aspetto mai. Si siede fra il divano e la poltrona nel vuoto e ciondola. Rido davanti a film buffo, non mi accorgo neanche che ho infilato i piedi sotto il suo fianco, allunga una mano e mi accarezza una gamba nuda. La ritrae, ha paura di darmi fastidio. Lo capisco, lo conosco. Amore è forse conoscenza delle cose che sono li davanti ai nostri occhi ma che non abbiamo neanche il coraggio di afferrare. Dopo il film si alza e va via, vorrei dirgli che è presto, di restare ancora, ma lo accompagno alla porta, gli passo una mano fra i capelli, mi inteneriscono due capelli bianchi. Almeno mentre lo saluto lo abbraccio, almeno in quel istante mi stringe.
Di te con lui non parlo più. Lui non mi parla più della sua “bambina”. Non chiedo, non mi chiede. Forse dovremo parlare di quanto ci è successo una notte qualche tempo fa. Ma non possiamo, forse vorremo un seguito, forse abbiamo paura che l’altro lo voglia, forse lo voglio, forse non lo voglio, non lo so.
I piatti continuano a schiumare, li lascio li, sono stanca, vado a leggermi intanto “ballo e sogno”, il volume primo e terzo arriveranno.