IL RUMORE DEL CIELO/SUSSURRI DI COLORE - DANIELA MICHELI

Scappo ragazzi, devo... la pozione ehm...le patate sono cotte ehehehe... torno appoi!

eccomi Rubinia, aspettti me?

E chi sennò?

Rubi, non ti sporgere che cadi.... Vuoi che ti prendo?

Ma porti la giacchetta? E la coppola?

Troopo tardi,già catti e già mi prendettero!

La coppola la porta il Rubinio...

Senti Rubinia, ti dovrei dire una cosa... intima... Puoi vedere se Rubinio va a prendere il latte?

Rubinio porta la coppola?
Miiiiiiiiiiii anche la lupara a tracolla?

Noooo!Solo la coppola per tenersi la testa al caldo!!!Ssiemo!

Pecchè, tiene la capa fresca?

Tiene la capa calva!

Ok, devo andare. Niente cose intime per stasera. Te andata bene.
Ciao Rubbì.

Ciao bel Pennino!

Il rumore del cielo.

L'ho letto piu volte a dire il vero perchè non volevo lasciarmi fuorviare dalla prima impressione.
Il risultato però è sempre quello.
Manca il ritmo che crea la tensione narrativa.Già l'inizio mi sembra pesante:

C’era un opprimente rumore di silenzio attorno che lo avvolgeva d’ovatta, intenso, denso e all’uomo pareva quasi di vederlo, di sentirsi sulla pelle quei brividi di niente.

c'è un'intrinseca contraddizione tra l'opprimente rumore e l'ovatta, l'intenso che come suono cozza con il denso,
o anche il verbo sentire riflessivo che viene rafforzato subito dopo specificando sulla pelle.

Nell'intero brano ci sono molte ripetizioni di parole : silenzio, suono, rumore.
E' come se l'autore non riuscisse a trovare la strada.
Bella invece l'idea, di questo silenzio che alla fine viene rotto dalla pioggia incessante.
Ma in generale devo dire che non mi ha colpito.
Perdonami.



SUSSURRI DI COLORE
Forse è solo un caso ma oggi parlavo con qualcuno di Carver e di come descrivesse una cattedrale ad un cieco,
cercavo di spiegare qualche cosa e dicevo che è difficile raccontare ciò che un altro non ha mai visto, perchè la vista si collega sempre ad un'idea che abbiamo, ad un vissuto che ci sta alle spalle.
La vista è uno dei sensi più difficili su cui scrivere.
Eppure questo secondo racconto mi sembra piu riuscito del primo in questa ricerca personale e introspettiva a cercare i propri colori( la propria strada, i propri ricordi, il riconoscersi comunque)

La mancanza dei segni convenzionali del dialogo mi fa pensare che sia un'autoanalisi, uno scavo dentro.

Mi è piaciuto di più in definitiva.

Complimenti alla pdg

Dai Ruby confessa che sei tu la PdG!

Ciao Al,se ti dico di no sbaglio se ti dico di si invece pure! Lo scopriremo solo vivendo!

Aldo Reina ha scritto:

Visto che sono rimasto solo
allura ciuciuliu sulu

Io sapevo: "Riu riu chiu" (che è un canto poplare spagnolo: è il verso della colomba...)

rubinia ha scritto:

Ciao Al,se ti dico di no sbaglio se ti dico di si invece pure! Lo scopriremo solo vivendo!

Cocchina: ci sei! che gioia ritrovarti!
Ma sì, che importanza ha chi li ha scritti: l'importante è che ha scritto due cose molto belle.
Come ho già detto, del primo mi è piaciuta l'atmosfera di ansia che mi ha trasmesso e che si è sciolta solo con l'arrivo del temporale (l'ho paragonato alla pioggia, alla fine de I Promessi Sposi).
Del secondo mi ha commosso il riandare col pensiero, (guidata da una voce che funziona come quella dello psicanalista), da parte di questa fortunatissima donna, ai tre momenti più belli ed intensi della propria vita.
Molto bella l'idea di ricordarli con i colori (che, del resto, li connotano; ma è una bella idea...)

Sei d'accordo?

Buona sera, sono tornato.
Vado a leggere gli ultimi commenti.
Gradite sorseggiare un ammazzacaffè?

Penna Libera ha scritto:

Poi una cosa che te la devo dire. Detesto la parola "pareva"
Non so perchè. Scusami, ma nell'insio del primo racconto ne toglierei uno.

Sì, forse, ma qui è stato usato come rafforzativo, Pier.
Potevo forse metterci sembrava... vedrò un po' in ultima riedizione

La penna del giorno ha scritto:

Buona sera, sono tornato.
Vado a leggere gli ultimi commenti.
Gradite sorseggiare un ammazzacaffè?

Sarebbe? Un digestivo? tipo Nocino... o che?

Ciao Nuccina, ben trovata. Avvolgere d'ovatta era, nella mia testa, dare idea di qualche cosa di soffocante, come sempre mi dà vedere una matassa di cotone idrofilo
Concordo che intenso e denso, sono termini cacofonici se vuoi, ma qui doveva essere la sensazione di pienezza totale del silenzio. Per le ripetizioni che tu rilevi ci sono, certo, ma era per dare quel pathos di tensione che a te non è, decisamente, arrivato. Non ho nulla da perdonarti, Nuccina, ci mancherebbe: siamo qui a cogliere allori ma anche pomidori, no?

Se ti dico che non ho mai letto nulla del tanto citato Carver, mi puoi credere? La vista è certamente, come tu dici, uno dei sensi più difficili di cui scrivere. Qui la vista è il senso dell'introspezione dentro, non verso l'esterno, come tu hai giustamente colto: uno scavo dentro di una donna alla quale pare di aver perso tutti i colori se non il nero, non cieca dunque ma monocromo; ed è attraverso la sua stessa introspezione, sussurrandosi ricordi, che ritrova la vista e cioè i colori che temeva aver perduto.

Grazie anche a te del tempo che hai riservato alla lettura.

Al Mitra, un brandy?

mi piacciono i due racconti (ora mi si confondono nel tentativo di organizzare le sensazioni attorno ad un'idea). qui il racconto lo costruisci attraverso il labile e sensitivo tentativo di riappropiarsi di un mondo, mica fatto soltanto di nomi e storie con annessi e connessi
il buio come contraltare del silenzio, e quel rumore di pioggia, che io amo profondamente.
torno subito...

La penna del giorno ha scritto:

Ciao Nuccina, ben trovata. Avvolgere d'ovatta era, nella mia testa, dare idea di qualche cosa di soffocante, come sempre mi dà vedere una matassa di cotone idrofilo
Concordo che intenso e denso, sono termini cacofonici se vuoi, ma qui doveva essere la sensazione di pienezza totale del silenzio. Per le ripetizioni che tu rilevi ci sono, certo, ma era per dare quel pathos di tensione che a te non è, decisamente, arrivato. Non ho nulla da perdonarti, Nuccina, ci mancherebbe: siamo qui a cogliere allori ma anche pomidori, no?

Se ti dico che non ho mai letto nulla del tanto citato Carver, mi puoi credere? La vista è certamente, come tu dici, uno dei sensi più difficili di cui scrivere. Qui la vista è il senso dell'introspezione dentro, non verso l'esterno, come tu hai giustamente colto: uno scavo dentro di una donna alla quale pare di aver perso tutti i colori se non il nero, non cieca dunque ma monocromo; ed è attraverso la sua stessa introspezione, sussurrandosi ricordi, che ritrova la vista e cioè i colori che temeva aver perduto.

Grazie anche a te del tempo che hai riservato alla lettura.

ma che pomidori mia cara penna.
Visto che ero stata assente tutto il giorno mi sono presa del tempo per leggere attentamente e mi piace leggere non solo con gli occhi, ma leggo come se raccontassi a qualcuno.
L'ovattato a me da l'idea del bianco, della neve,di un piumone, di un utero se vogliamo dirla tutta. ,un mondo di protezione ecco perchè quel silenzio opprimente mi sembrava in contrasto.

Le ripetizioni le ho sottolineate perchè spesso abbiamo un linguaggio ben piu ricco solo che siamo un po' pigre, è un errore in cui io sono caduta spesso.