Alla fine avevo due ipotesi possibili, una umanistica e l’altra sociologica:
Non guardare il tramonto rosseggiante
di fuoco che alimenta le tue passioni
alla ricerca di un diverso che ti porta
sempre indietro a ricominciare
Oppure
Non guardare mai l’occidente del mondo
perché i suoi valori di violenza
ti distruggono l’anima in un cerchio
senza uscita sezionato dalle guerre di sopraffazione
dell’uomo alla ricerca del nuovo.
Mi piacevano entrambe le interpretazioni ma solo la seconda mi dava un indizio sul luogo di fuga di Carlos e Zip. Doveva essere andato da qualche parte in Oriente a cercare l’alba del mondo e del suo spirito. O era la mia ansia di donna sola a costruire tutto quel mosaico?
Dovevo tornare in casa sua e cercare meglio. Lo feci il giorno dopo durante l’ora della passeggiata e puntai dritto alla porta di destra, il salone orientale. Era l’unica parte della casa dove non c’era traccia antica o moderna di un passaggio umano ma anche quella che portava all’unica stanza abitata. Carlos doveva passare da lì per andare a dormire e mangiare e aveva scelto un luogo naturale e luminoso. Mi sembrava una scelta logica.
Un angolo del salone era vuoto e mi sedetti in terra per guardarmi intorno. Sotto un’enorme candela al centro della stanza si vedeva una fessura di luce. La sollevai e trovai un libro con la copertina rossa e nera. Il titolo mi era incomprensibile: “ Il manuale del Feng Shui”. Lessi avidamente la prefazione. Da secoli i cinesi praticavano l’arte della disposizione delle cose negli ambienti per concentrare energia vitale sugli abitanti.
In mezzo al libro la carta intestata dello stesso albergo arabo: ore 15- Emirates.
Mi avvicinavo alla meta. Tornai a casa e su internet cercai le destinazioni di tutti i voli degli ultimi 10 giorni e trovai un Roma-Dubai-Pechino di cinque giorni prima.
Chiamai la compagnia aerea chiedendo conferma della lista d’attesa per il sig. Carlos De Andrés e mi risposero che era stata chiusa e il cliente era regolarmente partito.
Sospirai di sollievo, era partito spontaneamente ed era vivo!
Rimanevano due cose da capire: dov’era finito il cane che senza quarantena non poteva essere imbarcato e cosa ne sapevano i suoi due amici.
Cominciai con il cane. Non poteva averlo abbandonato, doveva stare presso qualche canile magari sulla strada dell’aeroporto. Stavolta non telefonai, feci personalmente il giro e lo trovai, quel vecchio lupo triste con la ciotola piena davanti.
“Signora, è venuta a prendere il cane? Fa bene perché non mangia e domani gli avremmo fatto le flebo. A proposito, il signor De Andrés ha lasciato una lettera per lei”.
“Quanto le devo?”- replicai. “Nulla, era pagato per due settimane”.
“E se non fosse venuto nessuno?”
“C’è sempre il canile municipale, signora. Mi spiego?”
Si spiegava benissimo. Stavo salvando la vita a Zip.
Il cane mi seguì docilmente in macchina strusciandomi il muso sulle scarpe. Forse c’era l’odore del barboncino.
La lettera era indirizzata a Omar e Giacomo e me la rigirai mille volte tra le mani, incerta se aprirla. In fondo pensai, la lettera era per chi trovava il cane ed ero stata io!
La aprii.
“Cari amici, se leggerete la mia lettera vorrà dire che mi avete creduto e capito, finalmente. Avrete certamente cercato Anita per entrare in casa e i cani vi avranno portato al mio rifugio. Non era facile trovare il libro e gli appunti ma ho lasciato una poesia al bar per voi. Avete sempre pensato che non lo avrei mai fatto ma sbagliavate. Avevate paura che mi suicidassi? Vi parlavo tutte le mattine di dimensioni extracorporee, di trasformazione in puro spirito, di morte e rinascita e vedevo i vostri sguardi allarmati.
Magari avete pensato che stavo impazzendo. Ho cercato per tutta la vita il posto e l’epoca giusti per lo spirito. In tutte quelle stanze ho abitato per un periodo della mia vita senza trovare risposte. Poi ho letto il libro sul Feng Shui ed ho capito che c’è un popolo che cerca di mettere le cose giuste al posto giusto per vivere bene. Mi sembra un buon inizio.
Voglio provare a vivere con loro. Pensateci. Se riuscirò a trovare la felicità vi chiamerò da me. Zip è il cane più anziano e so che non potete tenerlo con voi. Scheggia e Milady non lo accetterebbero senza di me.Vi lascio questo problema ma anche una speranza.
Il vostro amico Carlos”.
Da allora io e Zip facciamo una passeggiata tutte le mattine e tutte le sere.
Lui è felice e io aspetto Carlos.