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 raccontino in 5 partirure

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Marcello Devenuti
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Marcello Devenuti


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MessaggioTitolo: raccontino in 5 partirure   raccontino in 5 partirure Icon_minitime17/3/2008, 18:37

Ouverture

In molti ci siamo chiesti, almeno una volta: "Chi sono? Perché?"
A volte (a che scopo negarlo?) abbiamo cercato. sperato almeno, di essere diversi... "Ma diversi come? Da chi? E da cosa?" Forse migliori o, semplicemente felici. E così, a volte e per tentativi, si cerca il coraggio di chiedere aiuto, aprendo spiragli all'Esterno.



LA STANZA

Era buio. La mano scivolò lungo la parete, tastando ripetutamente. Gli occhi si abituavano sempre di più all'oscurità e riuscivano a scorgere il profilo degli oggetti nella stanza: il letto e il comodino al solito posto, le due finestre e in mezzo l'armadio. Solo in seguito riuscii a comprendere come, spesso, gli occhi vedano quello che il cervello immagina.
La luce cominciò a spandersi lentamente, come venisse da lontano, quasi una rossa e improvvisa alba. Sui lati, guardando con la coda dell'occhio, la luce sfumava nel verde. Questa impressione durò poco perché dovetti concentrarmi su quello che avevo davanti. Rimasi sorpreso, mentre cresceva lo sconcerto. Più volte sbattei le palpebre. D'impulso mi voltai verso la porta da dove ero entrato, ora chiusa, quasi a cercare la conferma di un errore e la conseguente spiegazione. Quello che avevo intravisto e riconosciuto nel buio, quei profili consueti, non esisteva: la stanza era completamente spoglia e sconosciuta.
Allungai meccanicamente la mano verso la maniglia, ma urtai il legno, massiccio e laccato di bianco. Non stavo sognando. Quella che avevo davanti non era la solita porta impiallicciata in rovere da dove ero entrato. Cercai con affanno di aprirla mentre, sconvolto, mi voltavo ripetutamente verso l'ampia e sconosciuta stanza. La mano trovò il pomello e cominciai a spingere, poi a scuotere e questo stesso movimento mi fece tirare il pomello: la porta cedette con semplicità, mollemente. Aprii di scatto, la mano ancorata al pomello e volgendomi indietro, quasi con il timore che qualcosa potesse impedirmi di uscire dalla stanza sconosciuta.
Il buio che avevo davanti era viscoso, quasi palpabile. La luce della stanza, che aveva le caratteristiche della luce di mezzogiorno, quando il cielo è passato da sporadiche nuvole bianche e l'azzurro è al massimo dell'intensità, non riusciva a penetrare quel buio. Sembrava che la stessa luce affogasse in quel nero oleoso, lasciandosi conquistare come la notte conquista il giorno ad ogni tramonto. Vedevo chiaramente come la luminosità della stanza, contagiata dal buio, andasse ripercorrendo il suo spettro, lentamente: il giallo, l'arancione e poi verso i toni più caldi.
Uscii nel buio pianerottolo, sempre tenendo il pomello. La porta era semiaperta e potei vederne anche l'altra faccia: era completamente diversa dall'interna. Tanto quella era luminosa, quasi igienica, tanto questa era scura, indistinta, irregolare. Ne osservai le screpolature, la trama fitta di risalti e cornici sconnesse, di nodi. Su tutto una coltre spessa di polvere, quasi un velluto incontaminato. La ruggine aveva consumato borchie e maniglia e grosse fenditure correvano verticalmente lungo il pannello.
Sentivo il mio cuore battere veloce mentre, sulla soglia, cercavo di penetrare quel buio. Provai ad avanzare tenendomi sempre a contatto con la porta, ma seguitavo a non vedere: "C'è qualcuno?" urlai rivolto alle scale. Sorrisi sentendomi urlare, ma la consapevolezza di quella assurda realtà mi gelò ancora di più: "C'è nessuno?" ripetei.
Rimasi ancora aggrappato alla porta, a stropicciarmi gli occhi sperando di svegliarmi da un brutto sogno. Allungai una mano nel buio, seguendo la parete. Se non era cambiata la disposizione dei locali, andando avanti per circa un metro, avrei incontrato il corrimano delle scale che portavano di sotto, al piano terra.
Dovevo decidere e in fretta; il buio stava penetrando nella stanza sconosciuta. Feci d'impulso qualche passo ed incontrai effettivamente il corrimano. Col piede tastai in avanti: "Il gradino! C'è il gradino...e la scala!" Mi sentivo rinascere: "E' tutto come prima...la mia vecchia casa...". Guardai indietro, verso la luce, cercando il coraggio ed il chiarore che mi permettessero di andare avanti spedito. La luce, che seguitava ad affievolirsi tanto da sembrare filtrata da un rosso denso, non riusciva ad illuminare al di là della soglia.

Parte 1/5 - segue
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Marcello Devenuti
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Marcello Devenuti


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MessaggioTitolo: Re: raccontino in 5 partirure   raccontino in 5 partirure Icon_minitime17/3/2008, 20:09

STATITISCO??
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Marcello Devenuti
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Marcello Devenuti


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MessaggioTitolo: Re: raccontino in 5 partirure   raccontino in 5 partirure Icon_minitime17/3/2008, 20:10

STATISTICO?
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Luca Curatoli
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Luca Curatoli


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MessaggioTitolo: Re: raccontino in 5 partirure   raccontino in 5 partirure Icon_minitime17/3/2008, 20:23

"Solo in seguito riuscii a comprendere come, spesso, gli occhi vedano quello che il cervello immagina."

prendo questa frase a mo' di torcia
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Natascia Prinzivalli
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Natascia Prinzivalli


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MessaggioTitolo: Re: raccontino in 5 partirure   raccontino in 5 partirure Icon_minitime17/3/2008, 20:41

Un atmosfera onirica. La ricerca del conosciuto come unico appiglio per fronteggiare l'estraneità dilagante. Un'altalena inquietante.

___gin
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: raccontino in 5 partirure   raccontino in 5 partirure Icon_minitime18/3/2008, 15:37

Ciao Flussodiparole.
Li sto stampando e fascicolando.
Partiture, io, che ogni tanto ne scrivo, le leggo come monologhi in un teatro.
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MessaggioTitolo: Re: raccontino in 5 partirure   raccontino in 5 partirure Icon_minitime

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