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 raccontino i 4 partiture

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Marcello Devenuti
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Marcello Devenuti


Numero di messaggi : 495
Data d'iscrizione : 12.03.08

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MessaggioTitolo: raccontino i 4 partiture   raccontino i 4 partiture Icon_minitime18/3/2008, 09:16

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Dovevo scendere 15 gradini e poi avrei trovato il mio studio. Sarei entrato, girato l'interruttore e tutto sarebbe tornato normale: "Ma si! Ci deve essere una spiegazione". Cominciai a scendere i gradini con attenzione, guardando ripetutamente indietro, verso la luce che mi lasciavo alle spalle. Mi chiesi, inconsapevolmente, se facessi bene a scendere. Mi fermai al quinto gradino seguitando a guardare verso la luce che svaniva. M'imposi di stare calmo cercando di respirare regolarmente e profondamente.
L'occhio è lento a recepire spiragli di luminosità, ma poi riesce a scovare, anche in quello che sembra il buio più profondo, spiragli di luce altrimenti impossibili da scorgere. Provai ma era inutile. Davanti a me permaneva una impenetrabile trama nera. I pensieri si susseguivano confusi. Pensavo e mi rispondevo pensando. "Vado avanti? Ma si! Vai avanti...ancora cinque gradini...ma la luce? Il buio sta tornando...poi resterò nella completa oscurità....e se non trovo la mia stanza? Allora muoviti" Scendi questi gradini. Muoviti! M u o v i t i ! ".
Guardai in alto, ancora. La stanza era di un rosso cupo. Scesi sino al pianerottolo. Tastai la parete e sentii il legno della porta: "Il mio studio!". Con agitazione cercai la maniglia e l’aprii. Fui investito da un gelo improvviso, sconvolgente. Il buio della stanza sembrava, se possibile, ancora più denso e palpabile. Trovai l'interruttore con la destra, ma qualcosa mi bloccò in un bagno di sudore: c'era qualcuno.
Non so con quale dei miei sensi lo avessi percepito, ma ero sicuro che in quella stanza ci fosse una presenza. Mi appiattii sulla porta e trattenni il fiato per ascoltare meglio. Una specie di soffio veniva dal fondo della stanza. Non era un soffio e lo capii subito, era il respiro di qualcosa. Ora lo sentivo distintamente, pesante, affannato, profondo. Allora, come una molla a lungo repressa, scattai con determinazione. Chiusi con violenza e cominciai a salire la scala facendo i gradini a due a due, senza vedere dove mettessi i piedi. Caddi una volta, una seconda; sentivo il sangue scendere dal mento, lungo il

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colletto della camicia. Guardai verso l’alto, verso quel minimo spiraglio di luce rossa che rimaneva nella stanza sconosciuta e ricominciai a salire, rimuovendo i segnali di dolore.
Entrai. Mi portai nel centro del locale, dove la luce sembrava più forte. Cominciai a guardarmi attorno, mentre la stanza andava lentamente riacquistando la precedente luminosità.
Rimasi fermo, per un tempo che mi sembrò eterno, ad osservare la luce che riconquistava ogni remoto angolo. La stanza era ora al massimo della luminosità. Anche la temperatura si era alzata e questo mi riportò ad una condizione di lucidità. Le pareti erano bianche e non c'erano mobili, né oggetti. Contrapposta alla porta, da dove ero entrato, ce n’era un’altra completamente nera. Le quattro pareti, all'altezza del soffitto, erano percorse da sopraluce, alti circa un metro. Da quelle finestre a nastro, provviste di inferriate saldate al telaio, veniva una luce al neon. Mi sentivo come una cavia, un animale in osservazione.
Passò molto tempo, un'ora circa. Rimasi costantemente a fissare i sopraluce, poi mi alzai. Ero rimasto troppo a lungo accovacciato in terra e nervi e muscoli della gambe tiravano dolorosamente. Feci alcuni passi per riprendermi, avvicinandomi all’accesso nera. Pensai dapprima di bussare: "Ma che busso?!" mi dissi. Aprii e osservai quello che avevo dinnanzi: un lunghissimo ed ampio corridoio. Ogni tre metri c'era una porta, su entrambi i lati. Ne contai circa venti. In fondo c'era una scala di legno che finiva in un soppalco. Provai varie porte, ma tutte erano chiuse. Mi decisi a salire le scale, quando un rumore mi bloccò: un ascensore. Senza pensare tornai di corsa indietro. Accostai l’anta e rimasi nascosto, ad osservare.
L'ascensore scaricò sei persone, tutte vestite uguali, di grigio. Ognuna di loro si recò verso una porta, l'aprì ed entrò. Ero ancora confuso ed indeciso quando l'ascensore scaricò altre sei persone. Decisi d'impulso di avviarmi verso di loro, pronto alle domande e dubbioso sulle mie risposte.
Quasi fossi invisibile, i sei si avvicinarono alle porte e, come i precedenti,
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infilate le chiavi, entrarono chiudendosi dentro. "Ma...?! Possibile che non mi abbiano visto?". Sentivo l'ansia crescere quando l'ascensore ricominciò a muoversi. L'impulso a nascondermi fu immediato. Poi, facendomi forza, mi piazzai davanti all'ascensore, a circa un metro, quasi un ostacolo al deflusso. Altre sei persone uscirono dall'ascensore, sempre vestite di grigio. Si avviarono silenziose e decise, schivandomi come se non esistessi e, infilate le chiavi nelle toppe, entrarono nelle stanze. Occuparono tutte le stanze prossime all'ascensore, una ad una: l'uno a destra e l'altro a sinistra, come un puzzle avviato alla giusta ricomposizione.
L'ascensore si mise nuovamente in moto e, benché frastornato, mi avviai verso la prima stanza non occupata. Mi piazzai davanti alla porta deciso a farmi sentire. Le sei persone in grigio mi vennero incontro, entrando ognuna nelle stanze. L'ultima. "Adesso dovrai fermarti!" dissi più a me stesso che all'uomo che mi si avvicinava. Arrivò davanti a me e rimase immobile, come indeciso, con la chiave in mano. Eravamo l'uno davanti all'altro, io poggiato alla sua porta e lui ad un metro da me. Rimase per un attimo immobile, poi i suoi occhi vagarono come alla ricerca di qualcosa, di qualcosa soltanto percepito. Girò il capo a destra e a sinistra, sempre con la mano leggermente protesa in avanti, come pronto ad infilare la chiave nella serratura.
"Buongiorno" dissi deciso, "Credo di essermi perduto...veramente non so cosa stia succedendo...per cortesia, mi aiuti!"
Alle mie parole, l'uomo ebbe una sorta di sussulto, si guardò nuovamente attorno, lo sguardo attonito e sorpreso. "Non mi vede?!" pensai. Allungai una mano tirandogli la manica della giacca: "Senta, mi aiuti, non..." . Lo tenevo ancora per la manica, quando parlò:
"Dovrei entrare, ma ..." Non finì il discorso. Il suo atteggiamento ritornò quello di prima: sorpreso e attonito, come colpito da qualcosa che non riuscisse a decifrare.

Parte 2/4 – segue


ps Anziché in 5 parti, ho ridotto il tutto a 4. L'ho ristretto, anche per evitarmi le statistiche (col cerca-trova-parole) di gocciadisplendore
Sorry, ma ancora non so rispondere.....mi applicherò.
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Natascia Prinzivalli
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Natascia Prinzivalli


Numero di messaggi : 1745
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MessaggioTitolo: Re: raccontino i 4 partiture   raccontino i 4 partiture Icon_minitime18/3/2008, 15:27

""Buongiorno" dissi deciso, "Credo di essermi perduto...veramente non so cosa stia succedendo...per cortesia, mi aiuti!"

La paura e l'innocenza in questo dire dubitativo.

___gin
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: raccontino i 4 partiture   raccontino i 4 partiture Icon_minitime18/3/2008, 15:38

... stampato ....
perchè mi piace leggerli tutti assieme.
ti offendi se ti lascio il mio pensiero alla fine?
ciao
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Marcello Devenuti
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Marcello Devenuti


Numero di messaggi : 495
Data d'iscrizione : 12.03.08

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MessaggioTitolo: Re: raccontino i 4 partiture   raccontino i 4 partiture Icon_minitime19/3/2008, 13:10

Si Noct, puoi...
in seguito, quando il sogno mi lascerà libero, ti dirò, compiutamente quello che penso dei commenti
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MessaggioTitolo: Re: raccontino i 4 partiture   raccontino i 4 partiture Icon_minitime

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