Nel nome del padre

E' una pagina cruda ma quando entri così nei tuoi personaggi, descrivi le situazioni così minuziosamente, tanto che mi fai domandare quanto è storia inventata o meno, mi piace molto leggerti.
Una figlia che scopre un padre diverso dopo aver per causa sua pagato scotti da bambina.
Un padre del quale gridare forte il nome e da arrivare ad odiare, ora che la figlia è adulta e può comprendere, appieno, il male che ha fatto a lei ed a sua madre. Un odio lecito, anche quando per lui, ormai, non è più un sentimento.
E' una bella storia, Renata.

molto cruda e molto bene raccontata, è vero. Ci si sente. Bello quando a colpo sicuro trova la password, però. Mi arriva che ci sono certezze che non vengono sminuite nemmeno da cose dure come quelle che scopre la protagonista del pezzo.

inventata .. inventata .. ragazze, vi assicuro ...

Sarà inventata, e lo è senza alcun dubbio, ma hai saputo raccontare con tale vigore e partecipazione che per un momento ho avuto il dubbio che fosse pubblicato in diario...il no è equivalso ad un sospiro...
Mi piace la cadenza, la consistenza d'inchiostro che non fa decadere nemmeno per un attimo l'attenzione.
I contenuti risultano tangibili nelle vicissitudini di risposte ai tanti "perchè" risolutivi di un rapporto rubato, alla "ricerca" del nome del padre disperso nel tempo di bambina, non sufficienti ad una donna. La ricerca di svagati ricordi, la necessità di capire il valore del contatto di quelle carezze, di quella voce, di quel canto.
E quando la bambina donna riceve la verità ha un moto di disgusto, di incredulità, capisce e solidarizza con la madre, il nome del padre diventa sporco...e il finale è quanto mai significativo in quella bellissima frase
"Padre, ero io l’unico tuo frutto"

Complimenti per la corposità di scrittura e per i sentimenti dichiarati.

Aldo Reina ha scritto:

Sarà inventata, e lo è senza alcun dubbio, ma hai saputo raccontare con tale vigore e partecipazione che per un momento ho avuto il dubbio che fosse pubblicato in diario...il no è equivalso ad un sospiro...
Mi piace la cadenza, la consistenza d'inchiostro che non fa decadere nemmeno per un attimo l'attenzione.
I contenuti risultano tangibili nelle vicissitudini di risposte ai tanti "perchè" risolutivi di un rapporto rubato, alla "ricerca" del nome del padre disperso nel tempo di bambina, non sufficienti ad una donna. La ricerca di svagati ricordi, la necessità di capire il valore del contatto di quelle carezze, di quella voce, di quel canto.
E quando la bambina donna riceve la verità ha un moto di disgusto, di incredulità, capisce e solidarizza con la madre, il nome del padre diventa sporco...e il finale è quanto mai significativo in quella bellissima frase
"Padre, ero io l’unico tuo frutto"

Complimenti per la corposità di scrittura e per i sentimenti dichiarati.

grazie aldo, un commento eccezionale! mi piace moltissimo cadere dentro i personaggi partendo da spunti, qui lo spunto era solo trovare i perchè di un'esistenza, rendere le ragioni, poi la fantasia divaga e vaga e la cosa comica è che non so mai cosa stò per scrivere, i miei bambini dicono che sono posseduta quando scrivo così.. ma questo racconto per la crudezza ho evitato di leggerlo ...

non scrivo nulla. la rileggerò, rassicurata dal sapere che è frutto della tua fantasia. ma scrivere una pagina di questo tipo ha comunque un prezzo...
betta

Non si scrive una pagina così senza averne pagato un prezzo ad un'altra qualsiasi cassa e per un altro qualsiasi motivo.
Scritta molto bene, rende appieno.
Unico passaggio che non mi convince è questo:
"Pensai a Cristo al suo dolore, alla sua croce."
Ovviamente è solo il mio personale pensiero.
Grazie.

clelia

La storia di questo racconto mi fu raccontata in parte, fino al punto in cui la bambina andò nella casa famiglia, mi colpì, entrai nella mente di questa bambina e cercai di immaginarne un seguito... solo questo ..

C'è qualcosa, in questa storia, che a noi padri dell'associazione "Valigie sui pianerottoli" non quadra:
1°) Nessuno di noi userebbe come password il nome della figlia per svelare i documenti di un computer sporcaccione
2°) Nessuno di noi pubblicizzerebbe le proprie foto in rete perché nessun porcellone tiene a pubblicizzare un difetto così disgustoso, d'aver portato a chiudere la propria vita in una valigia così piena da non stare in equilibrio da sola
3°) Nessuno, di noi che amiamo le donne, avrebbe la forza di lasciarne due in una volta sola.
Mi terrorizza l'abilità di inventare che hai, mammolina. Non chiedermi mai un prestito...

oroboros ha scritto:

C'è qualcosa, in questa storia, che a noi padri dell'associazione "Valigie sui pianerottoli" non quadra:
1°) Nessuno di noi userebbe come password il nome della figlia per svelare i documenti di un computer sporcaccione
2°) Nessuno di noi pubblicizzerebbe le proprie foto in rete perché nessun porcellone tiene a pubblicizzare un difetto così disgustoso, d'aver portato a chiudere la propria vita in una valigia così piena da non stare in equilibrio da sola
3°) Nessuno, di noi che amiamo le donne, avrebbe la forza di lasciarne due in una volta sola.
Mi terrorizza l'abilità di inventare che hai, mammolina. Non chiedermi mai un prestito...

Oroboros adoro chi mi mostra le discrepanze della mia scrittura, anche perchè detto fra noi .. per me questo racconto faceva acqua da tutti i pori, però nella sua crudezza colpiva ed io li volevo che cadesse l'occhio .. .. quanto al prestito .. hai visto mai che riesca con la mia fantasia a moltiplicare l'ammontare? fidati, fidati e poi.. ti sei già fidato ...

quante vite nascoste! A volte la vita è piu sorprendente di una storia inventata.
A volte non si conosce chi ci sta vicino.

quel padre che tu hai descritto con penna chirurgica va oltre la rabbia e i perchè di una figlia cresciuta nella sua assenza e nella sua ombra. e penso a quante foto - questo genere di padre - quante immagini di sé ha lasciato al mondo: quanti corpi ha toccato. con la sua forza e con la sua malattia