Gioia, come un piccolo lume, tenue lontana che a stento intravedo, ho paura che si stropicci che si spenga prima che la sfiori. Che magari non arrivi. Ma a questo non voglio pensare.
Voglio sognare ORA e … sogno di sfiorarla in una sera un po’ pazza in cui a dispetto di tutti non mi aspetto niente, di sentirla arrivare leggera nell’aria, e di non essere pronta, di essere un po’ stropicciata, con i capelli arruffati, dritti per aria, la fronte sudata, un pensiero che nella testa che rimbomba in “un non ricordo, un ti dicevo rincorso” da sempre, e la musica alta che riempie lo spazio mentre mi aggiro per casa e niente mi ferma, e niente mi tiene.
Squilla il telefono e dico “Vado io”, mi fermo, realizzo, che non sono con me.
E lascio che il telefono continui a squillare perché di parlare ora so che non ho voglia. Spengo lo stereo il silenzio mi avvolge, apro una birra e brindo a me stessa, per essere ancora sui miei piedi anche se sono solo due e ne vorrei quattro.
Ed ecco che inaspettata Gioia bussa alla mia porta, mi prende per mano, stringe forte il mio cuore e lascia che tutti quei pianti, mai detti, mai fatti volino via. Non piango con Gioia, riempie il mio cuore, svuota il suo, dentro il mio e mi lascia piena di voglia di essere, di canti mai intonati insieme, ma che se canto da sola va bene lo stesso, di parole, di gesti, che fossero anche per l’ultima volta sono e restano la mia Gioia.