Avrei potuto parlarvi...

Avrei potuto parlarvi del tour de force per raggiungere il quarto piano diagnostico di un ospedale, dei tanti anziani che ho incontrato per i corridoi che non avevano una bussola per orientarsi nel labirinto dei piani e dei diciottomilaquattrocentocinquatasei ascensori che non portano da nessuna parte.
Avrei potuto parlarvi della rabbia che piano piano mi montava dentro udendo l’assoluta mancanza di disponibilità delle Signorine dell’ufficio informazioni, scocciate da questo popolo misero necessitante di cure, che a loro si rivolgevano con occhio speranzoso di un aiuto.
Avrei potuto parlarvi dell’occhio smarrito e riconoscente di mia madre, conscia che da sola, pur essendo arzilla e vegeta, non è più in grado di affrontare da sola certe situazioni, occhio che si posava continuamente sul mio viso in cerca di segni di impazienza, trovando solo occhi accigliati dalla rabbia di impotenza.
Ma cadrei nel retorico, nel già detto, nel risaputo.
Vi auguro quindi, solo, buongiorno.
Perché dire buongiorno costa poco. E’ una sola parola che fa bene sentirsela dire e spesso ci dimentichiamo di farlo, chiusi nel nostro egoismo, nella nostra fretta del quotidiano.
Buongiorno, popolo di sognatori.
Buongiorno, popolo di ragionatori.
Buongiorno, popolo di dolenti.
Buongiorno, popolo di gaudenti.
Buongiorno a voi innamorati e buongiorno a voi abbandonati.
Buongiorno a voi provocatori e buongiorno a voi pacificatori.
Buongiorno.
Sorridete, come diceva Fra Tak: sono le nove e trentacinque e tutto va bene….