CENSURA - LIESMA

La lettera arrivò con la distribuzione del pomeriggio.
Aperta e neppure malamente richiusa, con le macchie nere della censura.
Fu consegnata su un vassoio d’argento direttamente nello studio del padrone di casa da un soldato impettito in  divisa nera, destinato al servizio del maggiore.
Il maggiore, croce di ferro con le foglie di querce, decorato da Hitler in persona,
arrogante come solo chi ha un potere assoluto può divenire, prese la lettera aggrottando i sopraccigli, indignato di essere lui, proprio lui, vittima di un simile oltraggio.
La sua posta aperta e censurata, impossibile, qualcuno, sapeva ben lui chi avrebbe pagato.
Anzi per certo il fronte russo presto avrebbe avuto dei nuovi “volontari”.
I francobolli degli Stati Uniti, i timbri dei vari uffici postali, impossibile che fosse arrivata, incuriosito cercò il mittente.
Micol Salomon, N.Y, USA.
Un colpo, immediato gli tornò il ricordo di Micol, la eterea Micol con cui aveva pensato di sposarsi e a cui pensava alla sera quando Hilde si coricava accanto a lui coperta fino ai piedi da quelle orride camice di flanella rosa.
Hilde, la bottegaia, figlia del ragioniere di Hitler, l’unica che gli aveva consentito la carriera fulminante nelle SS, ma così ordinaria.
Hilde che sapeva solo parlare dei figli, della cuoca, del nuovo cappello di Eva Braun, del pettegolezzo sentito e malamente riportato.
Fortuna che si era ravveduto, che non si era piegato ad aiutare Micol, e sì le direttive del partito erano chiare al riguardo, nessun contatto con gli ebrei.
Eppure la famiglia di Micol ed anche Micol era stata mandata in Polonia, se ne era accertato personalmente.
Doveva dimostrare a tutti che era stato un errore giovanile cui aveva posto rimedio.
Ma come aveva fatto a fuggire dalla Germania?
Inutile tergiversare e pensare al perché, bastava spiegare la lettera e leggere.
La carta spessa come in Germania non se ne trovava da tempo, a mano, di un avorio pastoso e le iniziali intrecciate.
Basta agli indugi, leggiamo.

Mio caro Franz,
mio unico amore, ho cercato di trattenermi dallo scriverti, ma mi è impossibile.
L’amore e la riconoscenza che provo per te è tale che sarebbe stato come per un fragile argine trattenere la piena di un fiume.
XXXXXXXXX sono gentili con me e gli americani da quando hanno XXXXXXXX alla Germania XXXXXXXXXX delle brutte cose che accadono in patria agli XXXXXXXX.
Ma io ti difendo sai, dico loro che non è vero che le XXXXXX siano cattive e che XXXXXXX, io sono la prova che le XXXXXX sono gentili e buone.
E racconto loro come sei venuto a prendermi con la macchina ufficiale e superando tutti i XXXXXXXXXX tu mi abbia fatto passare il confine a XXXXXXXXX, dei documenti XXXXXXXX che mi hai procurato, del denaro che mi XXXXXXXX.
Franz, amore mio, non vedo l’ora che tu mi raggiunga come mi hai promesso e giurato.
Amore mio, lo so che per te sono più importante del XXXXXXX, che mi ami e che non vedi l’ora di XXXXXXXXX.
Non ti preoccupare, il denaro come ci siamo accordati è in banca a Zurigo, la banca che tu sai dove abbiamo nascosto XXXXXXX di papà.
Basta che tu dica la parola che ti ho insegnato.
Ti aspetto amore mio.
Tua per sempre.
Micol


Il maggiore sempre più cianotico man mano che proseguiva nella lettura, borbottando tra sé
Ma non è vero, non è vero niente, sono io che ho consegnato lei e la famiglia alla Gestapo, ma cosa dice? Ma quale denaro?-
Un lampo di comprensione improvvisa.
-Ma Micol lo sa, non posso dimenticare il suo sguardo quando l’hanno presa. Ma perché?-
Lo stridore improvviso di freni di un paio di macchine fuori la porta, lo sbattere delle portiere, gli ordini urlati gli fornirono la risposta.
Lo studio violato brutalmente e l’uomo della Gestapo che con aria gelida ordina:
-Portate via il traditore.-
Micol lo sapeva, lo aveva previsto.
-Micol……-


Micol lontana
Sorridi in pace
Mentre riordini
Il confuso panorama del passato
Scrivi parole che corrono nel vento
E cancellano i ricordi di tempesta

La prima cosa che mi è venuta in mente a leggerti è l'articolo 21 della costituzione italiana "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

Manifestare liberamente il proprio pensiero... come il pensiero di Micol, pensiero costante di vendetta contro un tedesco, il genero del ragioniere di Hitler (fantasia alle stelle) che lo pone, per questa "particolare" parentela alla lontana, in un posto altolocato dei lupi in divisa nera.
Franz che pensa di essere innamorato di Micol ma che rifiuta nonostante sia dolce, a differenza dell'Hilde pettegola che ha invece nel suo letto.
Franz fa una scelta: sta con il suo popolo, segue le direttive e la spedisce in Polonia, per cancellare la memoria del suo "errore".
Una scelta chiara, una scelta "tedesca".
Ma la dolce Micol, come avrà fatto ad arrivare in Germania?
Io non lo so e tu non ce lo dici e mi sta benissimo così, ma sono contenta che sia riuscita a fuggire ed a elaborare una vendetta così dolce (come lei), da gustare come un gelato alla crema in un pomeriggio d'agosto.
La lettera è fantastica in tal senso, un vero e proprio elaborato di astuzia e di strategia militare.
E il traditore diventa tradito, tra l'applauso generale, il mio senti che rumore che fa?
Grande, la piccola Micol; la vendetta non è nei confronti di un amore tradito, no, ma dei tanti che Franz ha accompagnato, coi suoi modi gentili, ai vari campi di concentramento.

PDG, questo è uno di quei racconti per i quali mi sarebbe piaciuto aver avuto il guizzo intuitivo ed averlo sviluppato così, come hai fatto tu.

Un'ultima considerazione: io vedo l'ultimo sguardo di Micol freddo, indifferente quasi, che non lascia trapelare paura ma solamente orgoglio.

PDG, non mi fermo su come hai scritto questa pagina, ma mi complimento per l'idea, originalissima.

Ed aggiungo un plauso alla tua scelta musicale che hai operato.

Grazie della lettura, PDG. Buona giornata a te e a tutti.

Sono certa che la PDG di oggi terrà conto dei vostri consigli nella stesura finale, se lo riterrà oppurtuno.
Io rinnovo il mio applauso all'idea. Tra l'altro è una censura che mi piace pensare come metafora di altri silenzi imposti.
Credo che di Franz, collocati in vari periodi della storia e che restano impiccati dalla stessa corda che tengono tra le mani, ce ne siano tanti.
E mi auguro che ci siano altrettante Micol in giro.
Con classe, naturlich