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 77 - seconda parte

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orione21
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MessaggioTitolo: 77 - seconda parte   77 - seconda parte Icon_minitime25/5/2008, 10:46

<Guido? >
<Dimmi Osvaldo. >
<Ma te la conosci bene Giuliana? >
<La conosco un po'. >
<Quanto e' un po'?>
<La conosco, ci parlo.>
<Ci parli solamente?>
<Ci parlo, ci beviamo una cosa assieme. Ci mangiamo una pizza. Andiamo ai cortei. Gridiamo. Corriamo. Scherziamo. Qualche volta ridiamo pure. Siamo tutti e due nel collettivo di Fisica. Lei e' una tosta. Io pure. Sono uno di quelli che parla. Che spiega. E gli altri mi stanno a sentire. Si fidano. Anche di Giuliana si fidano.>
<Solo questo?>
<Solo questo che? >
<Non ci hai mai dormito assieme?>
<Dormito? Vuoi dire se abbiamo scopato? No. No, magari! Non ci ho mai fatto sesso. Me la sono sognata pero'. Un paio di volte. E una mi sono pure bagnato. Sognavo le gambe di Giuliana. Cazzo che gambe. E mi sognavo che le metteva nude sulle mie. E poi mi sono bagnato, e mi sono svegliato. Tutto qui.>
<Almeno te sei riuscito a sognartela. E' gia' qualcosa. Io non sogno mai niente. Oppure non mi ricordo. Mi sa' che quando sogno qualcosa poi mi sveglio. E trovo Maria che dorme vicino. Manco si accorge di niente. Mi piacerebbe di sognarmela pure a me, Giuliana. >

<Avete fatto tardi oggi. E' successo casino alla manifestazione?> Osvaldo lo sapeva bene che era successo casino. La sera prima era arrivata la notizia che a Bologna i Carabinieri avevano ammazzato un ragazzo di Lotta Continua. Gli erano venuti certi brividi per la schiena. Doveva per forza succedere un gran casino. Osvaldo sentiva che non avevano voglia di parlare. Ma aveva insistito < S'e' fatto male qualcuno? >
Guido e' sbottato:<Si' che e' stato un casino. Non hai sentito la radio o la televisione?>
Aveva sentito la radio: <Stavo a sentire la radio. Radio Citta Futura. Tutto il giorno. Non sono neanche andato a fare la spesa, Maria e' andata da sola. E tornata con certe buste e non ce la faceva per le scale. Sono sceso giu' io, ma mi sono portato la radio a transistors appresso. Hai presente? Come quando sento le partite la domenica, quando Maria vuole andare al Corso. Ma non sentivo le partite. Mi sono pure spaventato.>
<E hai fatto bene. C'era una marea di gente. Ragazzi di quindici anni. Ne sono venuti un casino dalle scuole sai? Solo io ne ho portati una cinquantina. All'inizio e' stato grande. Una corteo enorme come non se ne erano mai visti. Tutti a cantare. Gli indiani in testa. Tutti a ballare. Sembrava che la rivoluzione la stavamo facendo perdavvero. Tutti a tenersi per mano. Sembrava un incendio che si allargava per la citta'. Stavamo prendendoci la citta'. Non era piu' grigia, o in bianco e nero sta cazzo di citta'. La stavamo colorando. Dico, colorando sul serio, perche' avevamo portato una marea di vernice. Rossa, Gialla Verde. Le strade. Le finestre dei negozi. Stava diventando tutto un arcobaleno. Con la musica e tutto. Eravamo usciti dalla tana. Come topi. Milioni di topi. Con la sensazione che dopo, non avrebbero piu' potuto fare finta di niente, fare finta che non esistavamo. Ecco, e' stata una prova di esistenza. Che c'era un altro modo. Un altro mondo, il nostro. Siamo arrivati cosi' a piazza Venezia. Cercavo di fare stare il nostro gruppo tutto assieme, per non perderci qualcuno. Poi e' scoppiato il casino. Gli autonomi sono saltati in testa al corteo. Sono passati compatti dai lati e hanno preso di colpo la testa. Hanno buttato fuori quelli di Bologna, e poi gli indiani. E pure quelli che stavano dietro, le scuole, cioe' noi. Hanno cominciato a caricare la polizia per andare verso piazza del Gesu', volevano lo scontro sotto la sede rella DC. Quellli non se lo sono fatto mica spiegare, non gli pareva vero. E giu' lacrimogeni e botte da tutte le parti. Gente, ragazzini che scappavano senza sapere dove. Noi non riuscivamo a capirci un cazzo. Siamo scappati pure noi. Verso largo Argentina verso il lungotevere. Ma li era il posto dove c'era piu' casino e piu' polizia. Perche' stavano a difendere Regina Coeli, dove c'era Panzieri. Abbiamo perso tutti per strada. C'era un casino totale. Negozi con le vetrine spaccate. Gli autonomi si sono messi a rubare. Di tutto. Ho visto uno con un pacco di mutande da donna e di calze. E poi hanno sfondato un'armeria. Uno s'e' preso un fucile subacqueo, non scherzo, stava giusto davanti a me. Lacrimogeni dappertutto. Sono tornato a casa a piedi. Non so come. Gli occhi non li riuscivo piu' ad aprire, e non vedevo dove cazzo stavo andando. Non lo so. Non lo so. Osva', andiamo a farci un cappuccino, offro io oggi. Non stare a pensarci. >

<Dai Guido vieni, forza sbrigati. Devo farti vedere una cosa.>
<Dai che? dai dove? Ho lezione tra venti minuti..>
Mentre pedalava per accendere il Garelli Osvaldo ha detto perentorio, senza lasciare possibilita' di scelta e di replica<Lascia stare la lezione. Sali dietro, e attento a non cadere che si scivola.>
<Cazzo Osvaldo, ma e' scomodo da matti sto motorino, ma come fai con la tua Maria? La fai sedere qui dietro? >
<Non fare storie, che tanto arriviamo subito.> Osvaldo ha preso per il Verano, poi sotto la sopraelevata, ha superato San Lorenzo e giu' verso Porta Maggiore. I sanpietrini li facevano saltare, e per poco Osvaldo non si era perso Guido, uscendo dalla solita buca. Poi si erano buttati per via Casilina vecchia, passato l'arco e imboccato il Mandrione.
<Eei... ei, EIII, ma stai andando contromano! Che cazzo fai! Cosi' ci facciamo male. Ferma sto cazzo di motorino che scendo. >
<Buono, buono, e stai fermo che senno cadiamo sul serio. Lo so che e' contromano, ma per prenderla dal verso giusto bisogna arrivare fino alla fine di via Tuscolana. Non dicevi che andavi di fretta? E quindi sta buono e sta fermo che sbilanci il Garelli. Tanto ci siamo, ecco. >
Osvaldo ferma il Garelli in uno spiazzo accanto a uno degli archi dell'acquedotto romano che era stato trasformato in una casa. Con tanto di pavimento di cemento gettato sulla terra. E ancora un sofa' scassato sopra. Con una lampada ad abajour. Chissa' da dove prendevano la corrente.
Guido ha detto:<E cosa sarebbe sta cosa?>
<Te cosa credi che sia? >
<Una cosa pazzesca! Questo che abitava qui doveva essere veramente molto fuori di testa. Prima ha maiolicato un acquedotto romano, e poi ci ha scritto sopra.>
In realta' "scritto sopra" e' decisamente riduttivo. Piu' che scritto, il tipo ha ricoperto di parole ogni singolo centimetro di ogni singola mattonella.
Guido ha detto <Ma te riesci a seguire il senso? Che significa? Sembrano parole alla rinfusa. Io non ci capisco niente. Numeri, forse date, lettere, colori. Ma te ci capisci qualcosa?>
<Io? no. niente. Ho provato a leggere ma niente. Ho provato a riportare qualcuna delle frasi su un quaderno e poi a casa ho provato a vedere se c'era qualche connessione tra le cose scritte in angoli diversi della casa. Non ho trovato nessuna connessione, nessun significato. Pero' non sono bravo in questo cose, l'enigmistica intendo. Mi annoia. Preferisco lavorare con le mani, tagliare un pezzo di legno, farci una mensola. Piuttosto che riempire una parola crociata. Pero' quando vengo qui, ecco, mi viene un senso di pace. Mi sento rilassato. E' come stare in mezzo a tutte le parole del mondo ma senza che nessuna ti entri davvero dentro. Mi fa' bene. Per questo ci vengo spesso.>
Guido ha cercato di staccare una mattonella, ma il piastrellista doveva aver fatto bene il suo mestiere perche' non aveva ceduto e si era spezzata.
<Ho chiesto in giro, mi hanno detto che qui ci stava un barbone, e che era lui a scrivere sui muri. Poi se ne e' andato, da un giorno all'altro e nessuno l'ha piu' visto. Il posto non lo ha occupato nessun altro, perche' hanno paura. Specie la notte. Dicono che di notte si sente qualcuno che le legge. Tutte le parole del mondo.>

<Guido?>
<Osva'? >
<...>
<???>
<Mi sa' che Maria e' incinta.>
<Come?>
<Cioe' non mi sa', Maria aspetta veramente un bambino.>
<Cazzo Osva'! Bravo! Cioe', ma lo volevi? O..>
<Non lo so se lo volevo. Ma e' successo.>
<Osva' succede se non usi i preservativi.>
<No, non uso niente. Ma non pensavo, non pensavo che fosse cosi'.. veloce.>
<Veloce? Che vuol dire veloce? Bastano cinque minuti, dieci va'. Tu quanto ci metti?>
<Non dicevo in quel senso. Veloce. Abbiamo fatto l'amore dal mese scorso, tutte le sere. E ora Maria e' incinta. >
<Be', non ci vedo niente di strano, se non avete usato niente. >
<Non ne abbiamo mai parlato. Non parliamo mai quando facciamo quelle cose. >
<Cioe' non gli dici niente? non ti dice niente? >
<No.>
<Ho capito. Comunque, grande dai! Osvaldo padre! Una chicca! Avete deciso un nome?>
<Maria ha detto che si deve chiamare Benedetta. >
<E se e' maschio?>
<Maria ha detto che non e' maschio. >
<E perche' Benedetta?>
<Perche' la prima e' Benedetta. Cosi' dice anche mia suocera. >
<Ah. Quindi avete anche in programma di sfornarne altri. Non ti ci facevo Osva'. >
<Non mi ci faccio manco io. Dai andiamo ora che e' tardi. Ti volevo fare vedere questo posto. Perche' cosi' quando la testa ti gira e non sai che fare vieni qui e ti rilassi. A me fa' bene. Ci sono venuto un sacco di volte dopo che Maria mi ha detto che aspettava..>
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