Di donne e di casa

Seduti in circolo davanti alle tende.
Immobilità di ombre nere nell’immobile oscurità della notte.
Bianco accendersi lampeggiare d’occhi qua e là nel cerchio compatto e nero degli uomini seduti.
Uno suona e canta. Una lenta, monotona, triste canzone.
Gli uomini ascoltano, silenziosi, come sospesi alle lenti monotone spirali del canto.
Forse questi uomini si sono addormentati mille anni fa, una notte come questa, e ora si sono svegliati, e nulla è mutato intorno a loro, e il suono e il canto interrotti, ora riprendono, come allora, tristi e monotoni, e pare non debbano finire mai più.
Quando in un lungo lamento la canzone si spegne, il cantore ha la testa reclinata e sembra morto, morto sul morire della sua millenaria canzone.
Tutti tacciono, ancora immersi nell’eco del canto.
Mia passo una mano sugli occhi, come al risveglio da un sonno pesante.
Uno di noi parla.
La sua voce da principio è incerta, vacillante; voce di uno che sognava.
Altre voci, a poco a poco, scaturiscono dal cerchio scuro compatto degli uomini, si affermano, aumentano.
Gli uomini parlano, ora, franchi, disincantati.
Parlano di donne e di casa, di casa e di donne, come da per tutto, come da migliaia d’anni fanno gli uomini quando si trovano insieme.

Laggiù marzo 2006

Alessandro

Questa invece mi ha ricordato archeologicamente, non so perchè, quella sorta di città cinese morta e dissepolta, con migliaia di guerrieri in armatura, soldati a cavallo tutti di terracotta, eccetera, però non mi ricordo nessun riferimento preciso, un nome... Se mio padre, militare di carriera che ha combattuto in Africa nella II G.M. fosse ancora vivo (dormiva nelle tende).... potrei chiedere a lui, di questi virili discorsi.

il tempo si è fermato qui.

beh, come si dice in una scena di "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" di cosa possono parlare quattro donne sedute su un divano? ma di uomini, naturalmente!
alla fine gli argomenti sono sempre gli stessi, eccetto la domenica.
scrittura sognante, ma il tempo non mi sembra fermo laggiù, ma fermo e basta!
B

Sono quel fuoco e quel canto che, propedeutici, smuovono i ricordi?
Non è frequente che si parli dell'intimità tra gli uomini, che la coprono di una specie di falso pudore perchè loro sono sempre i guerrieri, a prescindere da qualsiasi luogo e qualunque tempo e mai dovrebbero abbassare la guardia.
Eppure qualcuno lo fa e te li fa vedere intorno a quel fuoco, così persi, così indifesi...

P.S. Mi accorgo ora di averlo visto solo io, quel fuoco, però ci starebbe, no?

Un tempo fermo può essere
Il fuoco rubinia c'è.
Non era necessario parlarne.
Massimo Xian, i guerrieri sono lì, ma non sono dormienti, non sono accucciati
anzi.
E non è una città è solo una immensa tomba.
Alessandro

tempo fermo....
ecco sì. un tempo sospeso; una specie di sonno drogato dentro la malìa di un quasi sogno ancestrale.
Immobilità apparente.

è un quadro al buio in cui risaltano i visi degli uomini in circolo intorno al fuoco che non c'è ma c'è
e c'è una voce che dà il via al calore che quel fuoco gli infonde

un brano suggestivo.
Forse da leggere su due piani, quello della popolazione locale, quello di chi straniero è stanziato lì.
E si parla in entrambi i casi di donne e di casa.
Chissà se è cosi.

Sì e così, almeno per me è sempre stato così.
Quando si è lontani non si desidera altro i pensieri diventino realtà per alleviare la mancanza.
Alessandro

Le mancanze non si alleviano, si nutrono di sacchi di speranze, fintanto che non si riempiono.

Leggo tristezza .
la mancanza ti porta a parlare e a sognare chi è lontano, per tanti è triste, per altri è vita.

immaginare invece, uomini che nel quotidiano hanno come argomento principale donne e casa ,e donne che parlano solo di uomini o di bambini , questo si lo vedo come una grande tomba.

IsObel

bambini?!
chi ha parlato di bambini?!!!!
B

Ero là anche io, nascosta, a sentire raccontare, ed ho ascoltato la nenia che accompagnava il riverbero.
E' stato un bel ascoltare, un bel vedere.
Anche se così colmo di tanta nostalgia.