L'altra metà...

Sì! Sì! Pensa pure pensatore. Cos’ha portato al tuo cammino tutto questo eh? Stronzate! Un mare di concetti eruditi, buoni, rispettosi, sono stati soltanto falsi compagni. Vita sprecata in setacci di strette maglie a dividere ciò che seguiva muto una coscienza, da ciò che di pulsioni, di rosso sangue che scorre mi sarei nutrito. Dovevi lasciar fare a me infame! Io sono l’altra parte, quella che sta con gli attributi in mano, col veleno tra i denti ed un cuore come muscolo perfetto, forte a gonfiare il suo dovere. Invece no stupido essere, hai scelto l’amore, il rispetto, la comprensione, il giusto. Io sì t’avrei dato vita autentica, buffone! Sarei stato maestro nell’insegnarti il sentire ancestrale di un vero uomo. Avresti capito com’è lo sguardo di un lupo, come prendere cose senza domandare; tu non avresti dovuto chiedere mai, questo non ti perdono. Tempo che non percorre strade a ritroso è stato ostaggio tuo, immerso nel quotidiano, prigioniero in scelte a dare senso buono al tuo percorso. Sei stato un fottuto vigliacco e m’hai zittito. Non so come tu ci possa essere riuscito così bene, ma l’hai fatto. Se ti fossi piegato, avremmo potuto vivere in contorni più liberi della coscienza, senza vincoli, senza essere soggiogati da sentimento alcuno. Che noia sai! Mi fai vomitare! T’ho visto piangere, disperarti, chiedere un perché, pregare e dannarti l’anima per ciò che non è mai stata condizione. Con me tutto sarebbe stato più estremo, carnale, svincolato. Nessuna remora né ripensamento. Voleva essere normale lui, conformato, scontato, perché ciò che ti circonda lo è, maledettamente. Anche una moglie ottusa che hai lasciato a pretendere solo diritti negli anni. Non ti sei fatto mancar nulla, persino una figlia a cui passare consegne, su cui esercitare funzioni, a cui insegnare quel nulla che sei. Tutte illusioni da povero piccolo uomo le tue. I figli succhiano tutto ciò che possono, poi quando diventi ingombrante per loro, recapitano saluti e baci all’indirizzo del tuo tempo vecchio. Una telefonata che conta secondi ogni tanto, questo ti spetta per le tue sagge convinzioni di padre. Sbaverai per sentirla accanto quel poco che ti sarà consentito ancora. Se m’avessi concesso la guida dei tuoi giorni invece, avremmo potuto possedere ogni donna incontrata. Pensa! Il godere di loro, della loro essenza. Nulla da giustificare, niente a cui rendere conto. Liberi di un gesto fine a se stesso, cosa c’è di più appagante? L’amore non fa per me, io vivo il piacere, gli umori, gli attimi. Tutto è già passato, dimenticato, non voglio stupidi ricordi. Quelli sono tuoi, triste e malinconico integerrimo. Non voglio valori né insegnamenti, non hanno buon odore per me i propositi. Sono stato da sempre schiavo dei tuoi fottutissimi retaggi che m’hanno sopraffatto. Poche le volte in cui t’ho sorpreso con la faccia stanca di mentire, forse lì hai sentito paura vera nel riconoscermi. Forse hai avvertito realmente la presenza di quell’altro che sono. Sei stato bravo ad ignorarmi però, devo riconoscerlo. Peccato mi sia capitato proprio tu, cocciuto bastardo che sei! Meritavo un’altra vita io, non la tua. Non l’ho spuntata con te, purtroppo. Se non fossi riuscito a sottomettermi, avresti vissuto felice da grezzo ignorante. Saresti morto duro di cuore un giorno, senza avere un tempo estremo di paura né pentimenti di sorta su cui chinare il capo per sempre.