Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.



 
RegistratiIndiceCercaUltime immaginiAccedi

 

 alluci rossi (te: a tragico)

Andare in basso 
AutoreMessaggio
Roberto Miano
Top
Top



Numero di messaggi : 520
Data d'iscrizione : 04.01.08

alluci rossi (te: a tragico) Empty
MessaggioTitolo: alluci rossi (te: a tragico)   alluci rossi (te: a tragico) Icon_minitime30/6/2008, 08:08

Pro Log In -

Addio amici miei.

E se non vi dispiace mi porto via la tenda. A dire il vero servirebbe più a voi che organizzate, dite e fate senza far vedere cosa – appunto – si in-tenda.
Ma del resto uno spettacolo per far ridere deve essere sincero. E se io non c’ero, cioè volgarmente “s’i’n c’ero”, allora probabilmente e tout court non ci sarò mai.
Non serve una regia mettere in scena una follia. Se cercate una trama potete trovarla per esempio nel tappeto di scena, certo è terra terra, e voi di inchinarvi all’arte per il semplice gusto di servire la meraviglia non non volete sentire nemmeno parlare – oppure potreste scriverla, magari per divertirvi innanzi tutto, prima, e divertire i tutti innanzi, poi (ma insomma scegliete voi l’ordine del vostro placet). Importante è che non invertiate la logica, perché il pubblico, se non è ammaestrato, vi fa un culo così (non guardate le mani, guardate le braccia). Voglio dire, amici miei o chiunque voi decidiate poi di essere stati per me, iniziate col divertire voi stessi, un sorriso alla fine costringe lo spettatore a cercare il motivo del vostro buon umore, ad ammirarlo, lo muove fino a desiderarlo, al punto di accompagnare la vostra smorfia, dando fiducia al vostro sincero intento di divertire, per il gusto di emozionare, di non dire nulla di impegnativo.
Del resto lo spettatore in quanto tale non vuole impegnarsi, né lo deve.
L’arte impegnata parte da una definizione che non credo conferisca esclusività, l’arte semmai è impegnativa, laddove per impegno deve esserci l’intenzione seria di chi ferma un impressione, seria nel senso che deve metterci tutto il proprio sentire per fermare e ridire qualcosa. Ma lo spettatore no, non deve impegnarsi, lui ha pagato il biglietto per rimestare nello scatolone delle impressioni messo in scena da qualcuno e quindi per cercare magari di ritrovare quelle che sì è perso per distrazione. Lo spettatore paga per riaver indietro lacrime, sorrisi, gioie, convinzioni, biasimo, senso di nausea, turbamenti, amore, dolore. Quella scatola contiene molte cose, e ogni cosa ha un tatto diverso a seconda di chi ci infila le mani. L’arte deve avere la coscienza cieca, deve agire ad occhi chiusi, sentire col petto, i propri sensi non devono confondere. Un quadro può avere un profumo, una canzone vantare una forma, un testo può essere capace di urlare il silenzio di chi lo legge a pugni stretti.
Avete mai osservato gli occhi dei vostri astanti quando voi – divertiti - raccontate loro qualcosa che evidentemente catalizza curiosità annoiata? Avete visto le loro bocche cercare di tirarsi fino a raggiungere in parallelo la curva delle vostre smorfie?
E’ l’empatia che unisce i nervi, l’uomo è un animale sociale. Dir cazzate può essere arte serissima, perché far sorridere è questione che ripaga lo spirito del dicitore più del prezzo di un biglietto.
Sipario.
Sì par’io.

[primatto]


Sullo sfondo gente (disegni) che va in vacanza. Un traghetto che trainato da un uomo in bici sul passo Pordoi. Un pescatore tira su uno scarpone da sci, uno sciatore si infila un paio di carpe. Un treno pensieroso si ferma davanti ad uno scambio di opinioni e discute con un pc dell’importanza della comunicazione binaria. In primo piano una rete. L’attore è al di qua, parla tenendosi con le mani sulla rete, spalle al pubblico. Un ventilatore soffia verso la platea. Sullo sfondo c’è un tramontorio, e un omino che accende l’insegna arancio ALBA-retto.

[Monologo]

(sempre di spalle, col vento che spinge la camicia sulle forme tonde dei fianchi)

- Ricordate di quel tipo, lo svizzero, quell’attore che aveva una parte sola, anzi aveva una sola battuta, entrava in scena vestito da montanarratore e ripeteva “ciòlemorroiiiiiidiiiiiiiiiiii!”
Perché ridevo? Solo per l’accostamento bergonzo delle parole? In fondo forse lo jodel è nato proprio così. Passare dal baritono al falsetto può essere giustificato solo da un rodimento di culo, nella fattispecie non era un rodimento, ma insomma almeno per lui sarebbe stato impossibile soprassedere su molte cose.

(si volta verso la platea, alza un piede sulla rete, rimane in equilibrio su uno)

- Avete mai visto le facce di quelli in prima fila. Tipo le vostre? (indica la prima fila, qualcuno sorride). Non interessava loro – affatto! - la trama, del resto era uno spettacolo libero, improvvisazione totale. Erano, eravamo, avidi di battute. Pronti ad intingere combinazioni di parole nel sugo di saliva dei vari “cazzo! Vero!”
Era cabaret. E infatti decisi di entrare in scena con un gabaret di paste. La g e la c si confondono facilmente pronunciandole velocemente. Mi dicevate tutti che avrei dovuto fare del cabaret e io mi presentavo a voi con un gabaret, vuoto. Pasticcio concettuale. Pasticceria, diceria pasticciata. Scegliete, scartate e mangiatene tutti. Fate questo in memoria del se. Ricordo cantavo una canzone di Giorgio Caber, o Gaber? Non ricordo il titolo. Lo shampoo. Funzionava. Funzionava perché vedendo sorridere voi, quelli in prima fila sorridevano anche loro. Qualcuno si chiedeva chi fosse Gaber, uno disse che si scriveva con la C ma si pronunciava con la G. Uno affianco ad un altro annuiva e bisbigliava “Infatti! Ciorgio Caber”.

(Va verso il centro del palco. Si avvicina al ventilatore, allarga le braccia, parte una musica, lui inizia a cantare “my art will go on”, improvvisamente tace, si aggiusta auricolare e microfono, si porta la mano al cuore.)

My heart. La mia arte. My art. Il mio cuore. Le parole dicono quel che vogliono. Infatti.
- Cosa dicevamo? Il pubblico? A sentirli certi commenti ridevo io invertendo la logica dello spettacolo, dicevano delle cose che non riuscivo neanche a sognarmi e prendevo appunti, avevo un blocco notes in scena, loro pensavano che recitassi. Le persone che vivono scrivono le storie più belle, chi le racconta ha il solo merito di prendere appunti, ma non si è inventato nulla, mai. invece Non immaginavano che li-citassi e sempre più spesso, nello spettacolo successivo, li citai
Ora (pausa, si gratta il naso) la licitazione è una vendita all’incanto. Ed io mi incantavo a sentirli dire, liberi di correre sui sensi delle parole. Ricordo di quando Antonia entrando in scena, senza saper cosa dire esordì con un

(entra Antonella in scena – fine del monologo)

[secondo atto]

“E mo’?”

(lui indica Antonella, le bacia la mano, poi rivolgendosi alla platea, pausa, esclama)

“Signori di fronte a voi il “mo’ Antonelliano” tratto dal monologo “di me quando ero attorino”.

“A-Torino!” (ripete ammiccando il doppio senso con un gioco ripetuto di indice e pollice a far combriccola.

(lei lo guarda cercando di capire dove vuole arrivare. Il suo imbarazzo, vero, è efficace al punto che una tipa della terza fila scoppia a ridere tirando giù un moccolo, cosa drammatica che però la fa ulteriormente trasalire in una risata isterica, segue fazzoletto per naso e lacrime, non sappiamo in quale ordine).
- Mo’ arrivano gli altri.
- Gli altri chi? C’è anche Raimondo?

(tutti e due sono rivolti alla platea guardandosi le mani)

- Sì. Viene anche Raimondo con Venienza.

(si volta verso di lei, solleva un “ah” con un indice carico, sembra voler ridere, o comunque urlare ma poi semplicemente dice)

- Che cazzo di nome è Venienza? E chi altro viene?
- Tanta gente.
- Quanti siamo?
- Dunque: C’è Liaco, ma lui non mangia (è evidente!), c’è Rasa, c’è Nacolo, c’è Stino, c’è Sira e poi…
- Ma dai che cazzo di nomi sono? Scommetto che sono i tuoi amici del pc
- Semmai di pc…
- Uguale
- Insomma
- Dicevo uguale perché tanto non li conosco, a parte Raimondo (con Veneienza… tsk), dicevo per dire perché uno a cena deve poter parlare del più e del meno, o no?
- Solita ipocrisia di conversazioni aritmetiche. Perché non si può “parlare del per e del diviso”?
- Certo ma credo che conversazione avrebbe sviluppi geometrici incontrollabili.
- Cazzate. Tirare le somme così platealmente, appunto, sulla platea (indica) è come gettare sassi dal cavalcavia. Bisogna assumersi delle responsabilità. Due più due fa quattro ma si potrebbe opinare che un quartetto sia equivalente a 25 grammi.
- Ti riferisci al peso dell’anima? (E comunque non lancio “insomma” da nessun dove e non per dire… )
- Non do peso a certe cose sebbene credo di avere un’anima bilanciata (insomma, dovrei crederti?)

(i due si avvicinano, avvicinando i nasi, lui tenta di baciarla, lei lo spinge via, lui si passa una mano nei capelli e cambia discorso, rivolgendo le spalle alla platea)

- A proposito, Sushi viene?
- Sì dovrebbe essere dei nostri, anche se ha detto che doveva finire la sceneggiatura di un film.
- Quale film?
- Alluci Rossi.
- Un film a luci rosse? Non ci posso credere! Un porno? Ce ne porta una copia?
- No, ho detto un film dal titolo “alluci rossi”.
- E che titolo di merda è?
- E’ un titolo, più o meno come quello di quel tuo tuo liberculo “uno, nessuno, centocelle”
- Il mio libro si avvale di un gran titolo.
- Sì peccato che Centocelle non si avvalga del tuo libro.
- (Punti di vista) Parlami di questo “alluci rossi”.
- (Periferia dell’ego, la tua) E’ un giallo!
- Allora non era meglio “gialluci rossi”?
- Sushi non è un cazzaro come te (chiede consenso con lo sguardo alla prima fila). Dicevo è un giallo. Una sera in un obitorio arrivano molte salme...
- Cosa volevi farci arrivare una festa di addio al celibato? Oppure che ne so la troupe di Salmageddon, uno zombie movie dove i morti vengono resuscitati per essere inviati in una missione suicida nello spazio, per andare cioè a rimorire su un asteroide!
- Hai finito di dir cazzate? Dicevo: tutti i corpi che arrivano nella morgue hanno la particolarità di avere gli alluci rossi.
- Smaltopgun, alluci nante

(risatina in terza fila, lui incuriosito la sostiene col silenzio)

- Bravo, alluci a Nantes, è ambientato in Francia. Esattamente a Nantes.
- Lo sapevi che (si allontana da lei, sfoglia un libro di scena) la salma è la virtù dei morti? E dimmi perché gli alluci sono rossi?
- Perché sono tutti cosparsi di tintura di iodio.
- Anch’iodio la tintura di iodio.

(risatine in ultima fila, qualche cenno di consenso, un applauso nasce tardi e muore a metà)

- Mi stai prendendo per il culo? E voi (si rivolge alla platea) lo assecondate?
- Lo desidero da anni, ma non me lo hai mai concesso.

(lei pensa alle implicazioni maliziose della frase, ne coglie una, stringe il pungo e lo poggia sul tavolo, avvicinandosi a lui)

- Mi pare di non averti mai fatto mancare nulla a letto. Dell’argomento ne abbiamo parlato più volte. Niente sesso … da dietro.
- Analizziamo i fatti.
- Tu vuoi anal-izzare me.
- Lo ammetto. Cosa hai in contrario?
- Né sodomita né so’ domata. Non mi piace l’idea. Punto.
- Ma io non intendo infilarci l’idea. Virgola.

(Ammicca ad una tipa procace in prima fila che si porta la mano a nascondere una risatina …)

- Ma per favore, sei solo un maniaco represso. A parte che potremmo anche argomentare il fatto che in effetti hai un’idea del tuo pisello che non lo porta a raggiungere la dignità del nome.
- Vuoi offendermi, non sono represso, forse depresso, al limite, te lo concedo maniaco. C’è qualcuno qui dentro che non è maniaco? Vuoi umiliarmi platealmente?

(Allarga le braccia, si rivolge alla sala, facendo una carrellata sui volti inebetiti degli spettatori che temono di essere presi dall’occhio di bue)

- No, ripeto, credo non abbia abbastanza centimetri sotto il cavallo per arrivare a raggiungere e soddisfare la sola misura della tua eccitazione cerebrale.
- Allora se è piccolo che paura hai?
- Non ho detto che è piccolo, che cazzo ne so io (alla platea: chi lo conosce?). Non lo so se ti basta un decimetro. Fatto sta che Sushi mi ha detto che l’aids in Cina è un male “inculabile”.

(risate di donna)

- Questo perché tu sei stlonza e Sushi un cletino.

(risate di uomini)


Ultima modifica di miaghi il 30/6/2008, 08:09 - modificato 1 volta.
Torna in alto Andare in basso
Roberto Miano
Top
Top



Numero di messaggi : 520
Data d'iscrizione : 04.01.08

alluci rossi (te: a tragico) Empty
MessaggioTitolo: Re: alluci rossi (te: a tragico)   alluci rossi (te: a tragico) Icon_minitime30/6/2008, 08:08

- Sai cosa significa aids?
- No, sentiamo.
- Abuso indiscriminato del sedere.
- Infatti, non vedo perché fare della discriminazione sul tuo culo.
- Sono anorestica!
- Vorrai dire anoressica, pesi 65 kili e sei alta un comodino. E comunque in certi casi uso il preservativo. Lo dice anche Jovanotti.
- Cosa dice Jovanotti?
- Lui canta “son sieropositivo perché non uso il preservativo, lo dice anche Bushi non date letta alle stolie di Sushi”
- Lascia stare canti malissimo. Sono restia all’utilizzo di quanto connesso alla zona dell’osso sacro. E poi non sono una di quelle.
- Combinando le parole e il senso sei una sac-restia!

(applausi)

- E voi perché applaudite? Lei in prima fila saprebbe definirmi (virgolette) una di quelle (virgolette)? Non risponde. Atteggiamento plateale. Silenzio plateale. E lei? (indica uno con un tono molto serio, ha una pila in mano, con la luce si illumina il mento e ottenebra lo sguardo). Cos’è se la ride per la mescolanza volgare tra il sacro e il prof-ano (ancora indice e pollice a giocare su un doppiosenso). E’ uno di quelli che gradisce il gioco di parole per cui l’osso sacro si chiama così perché assiste alla “messa in culo”? Bravi bravi voi ridete e il culo ce lo devo mettere io vero? Volete le storie d’amore per voi ma vi divertite se riuscite a spiare le vicende eroticomiche, poco importa se sono su un palco, ovvero sul balcone di fronte, o dietro la porta di un cesso di un autogrill. Noi siamo attori, ma voi dei masturbattori, e non sto qui a spiegarvi le diverse implicazioni di questa parola che credo di essermi inventata ora. E tu (indica lui in scena) segnatela, lo so che hai un blocco notes. Io invece, fanculo (tanto per non perdere la traccia che ci guida da qualche minuto), me ne vado.

(Brusio, qualche timido applauso. Lei si volta, trattiene la rabbia, poi guardando il fondale sorride senza che nessuno se ne accorga. Lui sa, si avvicina le stringe la mano. Bisbiglia qualcosa, poi si allontana di nuovo, imposta la voce, guarda la platea e…)

- Dove vai? Fa niente. Non sarà la prima volta che vado in bianco. Magari visto l’argomento potevi risparmiare il fanculo visto che… lasciamo stare.

(lei torna indietro tirando su col naso, poi si mette al centro del palco, con le mani sui fianchi, un piede dondola nervoso, non dice nulla. Lui si avvicina, prende il giornale, lo sfoglia e poi le chiede)

- Ma non abbiamo ospiti a cena, madamigiana?
- Hai spiegato loro, parlo di chi qui di fronte, che non sei un attore e che sei qui sopra perché evidentemente hanno una qualche colpa da scontare?
- No, anche perché si stanno divertendo. Semmai renderò i soldi del biglietto. Vero è che non conoscevano il titolo dell’opera e che probabilmente non pensavano di dover pagare anche il tuo sarcasmo.
- Ma loro non sorridono, ridono di te. Credono qualcuno trami per loro. Non sanno che non abbiamo alcun canovaccio. Ad averne uno mi ci soffierei il naso. Improvvisiamo.
- Improvvidi siamo. Canovaccio, se ti devi soffiare il naso, e comunque anche un semplice fazzoletto dovrebbe bastare, non mi sembra tu abbia un naso così grande. Tornando alla tua affermazione sul ridere, ebbene e semmai costoro (indica il pubblico) lo fanno di noi e comunque, io sono convinto, con noi, voglio dire io mi sto divertendo. Io non sono un attore (si rivolge al pubblico). Sono impiegato in uno studio paghe e contributi. Non proprio un modello ma neanche un tipo qualsiasi.

- Non un modello 730, direi uno più Unico che Erario.

(Uno i n giacca e cravatta in sala applaude e si aggiusta gli occhiali, qualcuno non ha capito chiede qualcosa al vicino che fa dei gesti con le due mani ad accoccare un doppio senso.)

- Io sono leggenda, da leggere, ma con una g sola. Io sono l’ultimo uomo sulla terra.

(sorriso delle donne in sala)

- Cosa c’è da ridere?
- Ne hanno ben donde-
- Direi più-tosto (virgolette con le mani) che ne hanno di ben tonde, ma è un altro discorso. Dicevo invece: cosa ridete? Vi è piaciuto quel film? Ora mi spiegate cosa c’è di plausibile in un uomo, l’unico forse sulla terra, da tre anni solo con un cane, per questo evito di dire “come”, che incontra una donna e non inizia a corrergli dietro? Vi sembra normale? Roba da fare sogni porno su immacolati campi da golf. (perplessità in sala). Questa è difficile, me ne rendo conto. Ma pian piano ci arrivate. Bravo! Il signore laggiù in fondo ride, evidentemente è un appassionato di golf oppure uno cui la sorte ha regalato una mazza da 25 ma non sa quale buca scegliere. Tornando al film, evidentemente l’uomo non è un animale, egli si vanta di vivere come un essere sociale . Ma quando si esce totalmente da questa premessa, il film lo pone come elemento scatenante, dove è l’animale? A dire il vero (avete visto il film? Lei sì? Bene!) l’animale (il cane che era … femmina) ce l’aveva, ma insomma in certe situazioni suppongo le regole vadano o meglio vengano (quasi automaticamente) rivisitate. Anche lei (la donna) probabilmente qualche prurito ce lo aveva. Possibile che non hanno detto “Ma si, stigrancazzi, scritto maiuscolo, tanto chi giudica?” Voglio dire potevano trombare e fare il kamasutra a Times Square, non li avrebbe visti nessuno, avrebbero potuto fare porcate in mezzo alla strada che neanche Calindri ubriaco di Cynar avrebbe osato imagginare. E invece niente. Li vedi lì ad obbedire al regista, costretti a non improvvisare, a far finta di niente e a preoccuparsi di salvare il mondo. Prima scopi, poi salvi il mondo e se sei stato bravo lo ripopoli anche.
- Ma tu pensi sempre e solo a quello. Magari loro avevano il problema di vivere e poi quello di sopravvivere.
- Ma lui parlava coi manichini (a parte fare la spesa al supermercato dove forse le cose erano scadute..), che male c’era ad avere un umana libidine? Secondo me se la faceva col cane. Anzi si faceva il cane. Vuoi mettere? Ora che ci penso era la domanda esatta che lei avrebbe dovuto fare a lui dopo il primo secondo che si incontrano.
- Sei il solito maniaco. Magari il tutto è un’allegoria della solitudine, dell’alienazione.
- La vita non può essere arte solitaria. Scrivere lo è. Sopravvivere diventa addirittura gioco di squadra con l’ombra, ecco perché negli incubi si ha paura del buio. Al buio non ci sono ombre.
- Magari lui scriveva.
- Sicuro, come sicuro è il fatto che si ammazzasse di seghe, cioddetto quando il cane faceva in tempo a svignarsela.
- Ok cambiano discorso. Stanno per arrivare gli altri. Vai ad annaffiare le piante sul balcone e a pettinare le formiche?
- Vengono anche loro a tavola?
- E’ un modo di dire.
- E’ un tuo modo di dire, di dire cazzate.
- A proposito a cena c’è Nerentola, mi ha mandato un messaggio.
- Viene da sola o col suo bel fidanzato Swarosky?
- No lui no, si chiama Principe e gestisce un concessionario Swarosky. E’ un tipo divertente in fondo, fa sempre un sacco di complimenti alla cuoca…
- Sì deve giustificare la sua passione burina per la scarpetta… che non è esattamente di cristallo, ma di mollica. E i tuoi amichetti “no, a cena non si fuma” vengono anche loro?
- Certo! Vuoi che manchino Nico e Tina vengono. Normale che a cena non si fumi.
- Ma cazzo non si fuma, non si scopa, non si guarda la tv? Che si fa?
- Si mangia.
- Tanto valeva andare a mensa.
- Non ti è mai piaciuta, anche se non ho mai capito il perché…
- Perché in mensa per definizione c’è una fila immensa…

(risatine)

- Non dategli spago, si convince di essere efficace.
- E il tuo amico ficarismatico viene?
- Chi Gino?
- Esatto, lui.
- Non è ficarismatico, ma serio ginecologo e comunque la tua è tutta invidia. Non si chiama Gino, ma Luigino. E’ un tipo sensibile. Attento a molte cose, per esempio è un attivista della politica ambientale.
- Lui: Gino, mica ho detto io Gino. Gino Ecologo, infatti. Sono anch’io per la politica ambientale. Io mi ambiento nei paesaggi. Solo che a differenza sua io sono un passivista!
- Che significa?
- Che per esempio contemplo un paesaggio e lascio che tutto passi davanti ai miei occhi.
- Troppo comodo.
- Infatti. Se il tuo Edward mani di forcipe tra una fregna e un'altra (risate in sala) vuole salvare la zanzare tigre e poi la prende a ciabattate a casa, faccia pure (anche se con una ciabatta ne fai purè).
- Ma non sei mai serio.
Io sono seriamente uno che vorrebbe sorridere. Ma tu rimarresti seria se una vecchia venisse da te senza mutande per fare il tagliando alla …
- Ti prego…

(applausi in sala)

Anntonella fa un inchino

- Che fai?
- M’inchino.
- E io?
- Tu? Minchione!

(applausi)

Altro inchino.

- Oggi mi fanno male i reni

(si avvicina cingendole i fianchi, inarcando la schiena, spingendo il pube sul sedere di lei, gonna plissettata da collegiale, piegata).

- E’ duro per l’occasione oppure è secco?
- Reggi un atto intero baby?
- Arrivi ad un attimo intero bambolo?

(Lei si tira su, lui si sgrana la voce fingendo imbarazzo).

- Cosa vorresti insinuare?
- Niente a confronto di quello che volevi insinuare tu tra le mie gambe (e altrove)

(sorriso e plauso femminile in platea)

- Lo vedi sorridono. Puss…

(corre verso la platea mostrando minaccioso il pacco)


- No sorridono di noi. Sorridono perché sei assurdo. Ieri ho quasi distrutto la macchina per parcheggiare (tranquille è scavicchiato ma non si apre).
- Che c’entra, cosa c’entra ora il parcheggio, con me con loro e col sesso?
- Beh mi ha sempre detto che questi (indica una misura tenendo le mani parallele e attaccate al proprio corpo) sono 20 centimetri e io ho relativizzato tamponando il tipo dietro che era, mi ha detto la mia amica, a circa 20 centimetri, quelli che tu mi ha detto essere tanti. Vedi: sorridono le donne. Donna al volante pericolo costante. Uomo voglioso centimetroppo esoso.
- Fermi voi, dico voi maschi cosa cazzo applaudite?
- Sorridono e il sorriso è come la vita. Ti appartiene ma lo vedono solo gli altri. Lasciali fare. Sono qui per divertirsi.
- Ma tu invece perché non sorridi? Sei sarcastica ma non sorridi.
- La vita… non mi fa sorridere, forse non ne sono più capace.
- Sorridere è come andare in bicicletta, non si dimentica più dopo la prima volta.
- Si ma magari si può aver paura di cadere. Certi graffi fanno male e allora anche se ci piace sorridere/pedalare, beh evitiamo di perdere l’equilibrio e ci manteniamo su un equilibrato e rassicurante sarcasmo.
- Cioè te ne vai in giro con le rotelle? Alla tua eta?
- Cazzi miei.
- Ma dimmi hai sempre la tua bella macchina, la uno eutanasia grigio lapide metallienata?
- Va da Dio.
- Diciamo che vorrebbe andarci ma che tu ti ostini a mantenerla in vita.
- Il tuo sarcasmonastico non mi fa ridere.
- Direi Pretaportelling
- Tu non sei un uomo maturo, al limite, ma proprio al limite un novizio
- No io sono un uomodesto, decisamente un “no- vizio”
- Quindi uno che si fa delle grandi seghe mentali e…
- Mentali e quali. La mia è serena gioia
- La mia è moderata e seriosa gioia.
- E alla platea dovrebbe interessare?
- La gente, plurale maiestate, non capiscono
- Cos’è una battuta?
- Direi, considerando il mai estate, una freddura.
- Cazzata, peggiore del riso freddo condannato a morire nei tegamini di plastica di affamati balenanti domenicali. Sarà che poi fa anche caldo e sorridere alle tue freddure agita ogni mia logica agendi.
- Allora invece che con un “suvvia” ti esorto con un “sudai!”
- Su dai cosa?
- Non riesci a succhiare una parola che sembra una caramella, per il gusto di farlo? Non sai divertirti senza badare necessariamente alla forma?
- Se ne fossi capace ti avrei accettato da tempo nel mio letto, non convieni?

(Molte donne applaudono, qualcuno fischia, molti sorridono…)

- Ma io ti voglio bene, e desiderarti non mi fa sentire in colpa.
- Sono io che non ti voglio bene, e il desiderarti mi fa sentire…
- Come? Come ti fa sentire?
- Non lo so…
- Volevi dire puttana?
- Forse.
- Perché invece ora non esci e te ne vai in giro per toccare il culo al mondo?
- E tu?
- io rimango qui, vengono a cena i tuoi amici, dovrò spiegargli che sei fuggita e poi ci sono loro (indica il pubblico, tira fuori dei soldi dalla tasca). Devo dargli indietro i soldi.
- E perché?
- Perché lo spettacolo finisce e ci sono più domande che risposte.
- Allora addio…
- Allora

(sipario - applausi)


Happy log out -

Un teatro vuoto ha l’eco. Le parole tornano indietro, se l’attore risentendole non sorride, allora veramente può calare il sipario.

Addio amici miei.
Torna in alto Andare in basso
 
alluci rossi (te: a tragico)
Torna in alto 
Pagina 1 di 1
 Argomenti simili
-
» Fiori rossi, fiori gialli (seconda e ultima parte)
» Fiori rossi, fiori gialli (prima parte)
» DON GIULIANO E I QUESITI DEL SIGNOR ROSSI
» haiku dei capelli rossi appena fatti....:P
» Guisso remissa Fiori rossi, gialli e di pesco del Maestro mariovaldo

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
 :: Prosa e Poesia :: Prosa-
Vai verso: