LA RONDA DI NOTTE - MASSIMO GUISSO

Il sogno ritornò, poco prima che piovesse. L’uomo non sentì il rumore della pioggia. Il sogno lo dominava: Carmelo fantasticava di agitarsi alla John Travolta in una discoteca palermitana. Nella realtà due nonni gli stavano scrollando la branda di brutto e si svegliò di soprassalto a Torino.
Alla fine della naja non era piacevole girare in tondo nel temporale con gli anfibi che fan cik-ciak, così lui dovette sostituire uno dei malefici congedanti. Meglio scattare, non banfare, infilarsi subito la mimetica verde di quattro taglie più grossa: il furiere le Normal se l’era già vendute al mercato nero. Meglio vagabondare per ore attorno al perimetro dell’aeroporto piuttosto che subire i loro scherzi della minchia!
I nonni sbrandarono anche Piero, la recluta ligure che ronfava al piano di sopra nel letto a castello, alla faccia del charter per Lisbona che stava rombando sulla pista a pochi metri dalla camerata.
Prima di ritirare al Corpo di Guardia gli elmetti, i cinturoni coi caricatori ed i mitra dalla rastrelliera, Carmelo e Piero si fecero un joint, ma piccolo, per paura di scordarsi la parola d’ordine quando sarebbe passata l’ispezione dell’ufficiale di picchetto, forse verso le quattro.
Carmelo barattò la cioccolata fatta a cingolo di carrarmato con alcune razioni di grappa in buste di cellophane, le strappò coi denti e se le schizzò nell’ ugola per il freddo a cui non era abituato, ma Piero si fidava ugualmente di lui, perché era un aviere astuto: probabilmente non gli avrebbe sparato per sbaglio, anche se la sicura dei vecchi archibugi Beretta era parecchio sdrumata.
In comune i due moschettieri avevano il fatto che la donna li avesse mollati appena partiti di leva, erano diplomati geometri e portavano entrambi gli occhiali, il che non è il massimo quando si maneggiano armi automatiche nel buio.
Ammoninne: il siciliano scarpinava massiccio, percorrendo le pozzanghere come un motoscafo e bestemmiava in un dialetto incomprensibile a Piero ogni volta che superavano il Comando: tanto valeva non camallarsi dietro gli ingombranti walkie-talkie, anche perchè non sarebbe stato salutare allontanarsi più di un centimetro l’uno dall’altro nel Deserto dei Tartari.
Sì, Piero, ma nel Sahara non ci piove quasi mai e qui a Caselle i Brigatisti Rossi mica svaligeranno un’ altra armeria dell’Aeronautica come hanno fatto nel Lazio!
A proposito, Carmelo, metti il colpo in canna: prima tiri una raffica, poi semmai urli altolà, chivalà, eccetera, più che altro per “La Stampa”, i giornalisti ed i carabinieri della base, sai.
Però le Bierre sono meglio addestrate di noi: infatti il Sergente Benetti si è raccomandato tanto di non sparare ai gatti neri, al cocker dell’amica del Colonnello e sulle coppiette parcheggiate in auto ai bordi del campo, oltre la recinzione metallica. E non date cibo agli orsi!
A proposito: quali orsi?
Insomma, dai, possiamo devastare solo chi scavalca la rete.
Ecco, così magari becchiamo qualche nostro commilitone al rientro da una fuga in città: bentornato, e giù fuoco amico. Altro che cinema!
Senti, lo danno ancora “Rambo 2 – La vendetta”?
Sì, ma l’ho già visto domenica, ero in libera uscita, per fortuna.
No, io invece avevo i biglietti gratis per la partita della Juve!
Bianconero? Piero sputò controvento e la pioggia gli restituì lo scracco con gli interessi. Tanto era già fradicio come un savoiardo inzuppato nel marsala: a proposito, che maglia ha il Palermo?
Rosa, come i ciclisti.
A proposito: perché la tua bicicletta ti ha mollato? (la bicicletta, nel gergo dei drughi, è la ragazza. Se non te la rubano due mesi prima del congedo, a sua volta anche lei diventa “nonna”. N.d.A.).
Bella Madre! (sottotitolato): àmmia lo dicisti? Ma se la tua fidanzata ti lasciò per telefono che eri ancora alla stazione di Porta Nuova! Almeno, la mia ex mi ha scritto una bella lettera d’addio: la rileggo tutte le sere, quando non piove. Non soffrire per amore. Lo sai che ormai ti chiamano Shakespeare, quando attraversi allucinato il corridoio e vai a cagare con il rotolo di carta igienica in mano come un teschio? E poi perché ripeti spesso “a proposito”?
Bè bè bè, belin, pè pè pè, perché dè dè dev’ essere un tì-tì-tic nervoso, tipo babbà/balbuzie: pè però qua qua quando fu fumo mi papà; mi passa!
Allora, Piero, imboschiamoci sotto lo scalone nell’atrio della caserma e rolliamoci uno spino! Quanto manca all’alba?
Bhò, con la pioggia e col sereno è sempre un giorno in meno!
Carmelo vide sorgere una sua personale alba del Congedo Illimitato Assoluto: rossa, folle ed eterna.
Fece una serie di cazzate, roba pesante, venne più volte punito. Da mesi non riusciva a andare a casa in licenza, era sempre consegnato: ci uscì fuori di testa. Si ammazzò di guardia in garitta, all’asciutto.
Tornò finalmente alla sua isola su un G-222, il lento bimotore da trasporto.

Ecco, anche a me hai ricordato Palla di Lardo.
Ci provi a depistare con un sorriso, magari con quegli intercalari siculi, ma è l'amaro della verità finale che prevale su questa pagina. Amarezza perchè qualcuno ha fatto davvero quella fine.
Mi hai ricordato pure la disperazione di mio fratello quando riuscì a tornare a casa. E le sue lacrime di quando fu costretto a riprendere il treno, lasciando la sua bicicletta nelle mani di un altro John Travolta sul parquet del Picchio Rosso.
Torno pure io domani, non ho resistito però a leggerti ed a lasciarti queste righe.
Un'ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno.
Complimenti, PDG.
Machetelodicoafà?