INVITO A NOZZE CON LA MORTA (IO)

Non so lor signori che partecipano al forum come siano messi, io posso dire che tengo una mamma che amo molto, ma che a volte vorrei veramente ucciderla.
Oggi mi ha invitata a pranzo.
Il suo invito, sì insolito per lei, mi è suonato immediatamente stonato, ma poiché la signora madre nulla volle dirmi se non “Dai, ti faccio due tigelline che sei così magra…”, sono andata fiduciosa che il suo invito fosse mosso sol dalla compassione di veder questa sua figlia sì smagrita.
Arrivata a casa sua, ed immediatamente ripresa perché ero in ritardo di ben cinque minuti, dopo aver invano tentato di spiegarle che non posso guidare sopra le automobili in colonna, ho immediatamente capito che l’invito a pranzo aveva uno scopo assai diverso che non il mettere un pochino di ciccia sulle mie ossa.
In altre occasioni la prima cosa che mi dice è “Se vuoi il vino vai a prenderlo in cantina, datti una mossa, non farti sempre servire” .
Oggi, stranamente, mi ha fatto accomodare con un gran sorriso, il vino era già stappato e sulla tavola, le tigelle sulle cotte che spargevano in cucina il loro odorino di buon cibo antico contadino.
- Qui gatta ci cova - pensavo tra me e me.
Giusto il tempo di ingozzarmi con due tigelle al lardo ed ecco che salta fuori il vero motivo dell’invito a pranzo: deve andare ad un matrimonio.
Cioè uno di quegli avvenimenti che capitano -solo a lei- poche volte nella vita, per cui occorre dare il meglio di sé.
Pur sforzandomi di capire dove stava il dilemma, non ci arrivavo a comprendere il perché essere resa partecipe di questa cosa e che cosa ci azzeccavo io con il suo invito a questo matrimonio.
"Vieni, ho bisogno di un consiglio…." e lo dice strappandomi letteralmente dalla sedia, sulla quale sarei stata volentieri, magari a mangiare altre due tigelline con lo stracchino e la rucola; mi porta in camera sua: sul letto una distesa di abiti, mi pare di averne contati almeno quattro, con le scarpe ordinatamente riposte ai piedi e borsetta abbinata a ciascuno.
"Embè?" le chiedo guardandola interrogativamente.
"Che mi devo mettere, secondo te? Io avevo scelto questo, ma credo di aver freddo"
dice indicandomi un lavoro sul letto in una tonalità di lilla che ferisce gli occhi.
"Mamma, quello va benissimo invece, è da mezza stagione e sarai perfetta…"
"Sì, ma se ho freddo?"
"Se hai freddo o che ti porti una giacca o che scegli quell’altro scuro"
"Ma per quello scuro non ho la borsa, non vedi che orrore quella?"
"Senti, mamma, sono carini tutti quelli che hai disteso sul tuo letto, mi sembra di essere all’emporio, fai una cosa: guardi che tempo fa domenica mattina e scegli in base alle nuvole o al sole, che ne dici?"
"Sì, hai ragione, ma se poi è freddo e poi viene caldo?"
"O mamma, se fossi una maga non mi farei il mazzo in ufficio eh… Ascolta le previsioni del tempo, senti che dicono e metti in preventivo che possono anche sbagliare!”
"Ecco, lo sapevo, a chiedere qualche cosa a te va sempre a finire così, mai una volta che mi aiuti, tu pensi solo a te e basta, mentre io sono qui disperata…. Accidenti a me ed a quella volta che ho detto che sarei andata, se avessi rifiutato l’invito ora non sarei qui…"
"Mamma, ma se non vedi l’ora di andare, non raccontarmi balle, di vestiti ne hai da vendere, e non è vero che penso sempre e solo a me, sono qui, non vedi? A tua disposizione, solo che tra venti minuti dovrei tornare in ufficio e gradirei mangiare ancora qualche cosa se non ti è di molto disturbo…."
"Va bene, ho capito, farò da sola… Senti, mi passi a prendere delle calze? Un paio color daino e uno grigio chiaro. Ah, e un biglietto da visita vuoto per i soldi. Secondo te quanto gli devo regalare? Basteranno 50 Euro?"
"MAMMAAAAAAAAA!!!!!!!!!! 50 Euro?????????? E che ci fai oggi con 50 Euro?!?!? Minimo se fai la busta devi fare un regalo più sostanzioso o ti fai compatire…"
"Ecco, lo sapevo, ma lo sai che sono una povera pensionata…."
Grrrrrrrrrrrr, lo sapevo che lo avrebbe detto quello, me l’aspettavo, lo dice ogni volta, anche se parliamo di tutt’altra cosa… povera pensionata… sputtttttttttt…..
Come sempre taccio, o andiamo a finire in lite; oggi mi sono ripromessa che sarei stata bravissima, ho soffocato quindi ogni istinto omicida e l’ho fissata con fare angelico, anche se il colore della punta delle mie orecchie iniziava a tingersi di rosso fiamma con leggere, leggerissime sfumature tendenti al viola.
"Mamma, allora? Fai una cosa, ora prenoti il parrucchiere, domenica mattina vengo da te alle 8,30 e decidiamo assieme? Vuoi?"
"Va bene. Ma stasera telefono a tuo fratello, lui sì che è paziente, non tu…"
"Come preferisci, cara" con il mio miglior tono da serpe velenosa…
"Ora però ti lascio, devo tornare al lavoro. Senti, posso prendermi quelle tigelle che sono avanzate? Sai, avrei ancora un leggero buchino nello stomaco".
"Fai quello che ti pare. Una cosa però: quando mi vieni a depilare le gambe?"
A quella ultima frase ho preso la borsa, ho infilato gli occhiali, ho preso l’uscio e via che sono salita in macchina ed ho lasciato cinque millimetri di battistrada sull’asfalto.
No, perché in settantotto anni non si è mai depilata le gambe questa.
In aggiunta, io sono un ragioniere, mica una estetista.