FARDELLI - GIBBI' GIUSEPPE BUSCEMI

- Mi chiedete, fratello, se ho amato: sì. È una storia singolare e terribile, e, pur avendo sessantasei anni, oso a malapena smuovere le ceneri del ricordo… Ancora oggi… ne avverto un languore, un malessere insostenibile.
- Lasciate che i ricordi emergano… fatelo… ve ne gioverete…
- Non ne sono sicuro, no. Certe cose… vanno accantonate, per sempre.
- Imprigionare la memoria tortura l’anima. Scioglietevi: allevierete il vostro fardello…
- Il silenzio, sapete, m’è stato compagno per lungo tempo…
- Troppo! … troppo tempo… È ora di affrontare i vostri fantasmi… di smascherarli…
- I fantasmi, come voi li chiamate, mi appartengono. Giudicandoli, forse, li tradirei, e tradirei me stesso.
- Adesso vi crogiolate, e non vi fa onore!
- L’onore sa essere una voluttà frivola. E per le frivolezze, io… sono troppo goffo.
- Siete ostinato, fratello, da sempre, nei silenzi come nel pascere certi vostri discutibili convincimenti…
- Siamo diversi, … ma non di questo ho sofferto.
- Diversi o no, vi darò il conforto di cui abbisognate. Vedervi in questo stato…
- Sto bene… non angustiatevi…
- Ditemi di quell’amore…
- È roba stantia, oramai…
- Ditemi di lei… di come la conosceste… Conversare non potrà nuocervi…
- E tuttavia non servirebbe… Riluttare mi dà pena, credetemi, lascia supporre, a torto, che non vi ritenga un valido confidente…
- Doveva essere bella, la vostra fanciulla…
- Se tutte le belle ci muovessero ad amore, il mondo sarebbe assai più dissennato di quanto già non sia…
- Vincetevi, fratello, apritevi, aprite il vostro cuore… Siete vecchio, avreste bisogno di compagnia, di amicizia… Ogni qualvolta mi sono offerto d’aiutarvi, tramite nostra cugina Isabella… Oh! sapeste quante volte le ho scritto in tutti questi anni, chiedendo di voi e ricevendo sempre le medesime notizie: Baldo vive solo… in paese non si vede mai… sta chiuso in quella sua bicocca… Avete respinto ciascuno dei miei approcci fraterni… L’ultima volta, due mesi fa… E non ditemi che pensate ancora a quella storia del patrimonio di famiglia?
- Non ve lo dirò.
- Siete orgoglioso; tanto.
- Può darsi. Ma non brigo…
- Cosa vorreste insinuare? … È risaputo che nostra madre avesse un debole per me. Povera donna… vedova prima del tempo… Ma non di questo parliamo…
- No, non di questo.
- Quella fanciulla… dunque… quando la conosceste?
- Secoli fa.
- Su, raccontatemi…
- Era di qui vicino… ci incontrammo alla festa del patrono…
- E io? la conoscevo, io?
- Voi eravate già a Roma, a studiare…
- Dev’esser stata seducente…
- Non solo…
- Tanto l’amavate?
- Ci amavamo; alla follia, quasi.
- Non riesco a immaginarvi… il mio fratellone, il mio fratellone misogino…
- Solitario, dicono. Misogino… misogino, no.
- Scherzavo… ma… ditemi, l’amore… perché s’interruppe?
- Lei partì, con i suoi; andarono in città a cercar lavoro…
- Che città? – chiese Andrea.
- Roma, - rispose Baldo, mentre sicuro, lento, si portava al camino. Pochi gesti, misurati, esperti, e la legna già ardeva.
- Roma?
- Sì, Roma, - confermò Baldo, mentre, piegato sulle ginocchia, attizzava il fuoco. Estrasse una pipa dal taschino. L’accese, con un rametto sul quale vivace danzava una fiammella. - Fumate, fratello? - disse.
- No. Ho tanti vizi, ma non quello di fumare.
- Mm… - fece Baldo, pipando svelto per sostenere la combustione, - è un vizio, fumare, che non fa perdere la testa. – Detto questo, tornò alla sua sedia a dondolo, volgendola al sofà sul quale, in sciolta compostezza, stava il fratello.
- Fece mai ritorno, la fanciulla?
- Dopo qualche anno.
- Sì? E cosa successe?
- Niente.
- Niente?
- Non c’era più niente da fare né da dire.
- Non vi amava più?
- S’era impegnata.
- Con chi?
- Uno… conosciuto a Roma…
- Ma vi amava ancora?
Baldo pipò a fondo. Cacciò il fumo, senza premura. - Forse, - disse.
- Che storia! Mi si secca la gola… avete qualcosa da bere, del cognac?
- Ve lo prendo…
- Mi farete compagnia?
- Con piacere…
Baldo tirò fuori dalla credenza due bicchieri panciuti. Li osservò controluce e da uno, che avrebbe tenuto per sé, soffiò via la polvere. Lasciò i bicchieri sul tavolo e prese la bottiglia; la stappò; ne odorò l’effluvio chiudendo gli occhi e, sì, con un sorriso confermò la desiderabilità del distillato.
- Tenete, vi piacerà.
- Grazie, - fece Andrea, prima di mandar giù tutto il cognac in due sorsi.
- Perbacco! … datemi il bicchiere, ve lo riempirò di nuovo…
- Baldo… siete mai venuto a Roma a trovarmi?
- Una volta soltanto.
- Dev’esser stato parecchio tempo fa…
- Un’eternità.
- C’era ancora Clara con me?
- No, c’era la segretaria concubina, la rossa…
- Ilde! Ilde la rossa! … Clara… era già andata via, scomparsa nel nulla… Non ne ho più avuto notizie, sapete?
- Di Clara?
- Già… Qualcuno mi disse d’averla vista salire a bordo d’un transatlantico… mah! … Vedete?, è un po’ come la vostra storia… si trova l’amore, si tocca il cielo con un dito… poi d’improvviso, tac!, si perde tutto… Clara adorava trascorrere qui le vacanze. Pare fosse di queste parti, ma non voleva mai parlarne… Vi piaceva, Clara?
- Non so… era… vostra moglie…
- Vi piaceva?
- Ecco… era bella…
- Sì, ma vi piaceva? nel profondo, dico… Sarebbe stata il vostro tipo?
- Non saprei… era bella, ed era vostra moglie.
- Sempre abbottonato, fratello mio… Datemi ancora del vostro cognac: è sopraffino… Certo, la compagnia che mi fate è alquanto misurata… Di questo passo, quando avrò svuotato la bottiglia voi sarete ancora al primo bicchiere… Bah!, mi ci voleva un po’ d’ebbrezza… Questa mattina, il funerale della zia Teresa mi aveva tediato non poco… Vi stava simpatica, la zia Teresa?
- Brava donna…
- Vi frequentavate?
- Più o meno…
- Più o meno! … posso immaginare… Hm… questo cognac è davvero superbo! … Torniamo a voi, però, e alla vostra amata… Come si chiamava?
- Non ha alcuna importanza.
- Già, dimenticavo… bocca cucita… Ma, vi prego, ditemi qualcos’altro: questa storia mi porta conforto.
- Ne siete certo?
- Be’… mal comune mezzo gaudio…
- In talune occasioni, tuttavia, il gaudio non andrebbe dimezzato…
- Non capisco… se avete slanci così epicurei, perché vi siete rinchiuso in questa tomba? Perché avete sprangato le porte ai piaceri della vita? … Avreste potuto…
- Avrei potuto, sì, o forse solo voluto… comunque non l’ho fatto…
- Condividere è vitale, e sembra che voi non abbiate mai imparato…
- Anche voi avete evitato la divisione di qualcosa che vi stava particolarmente a cuore, o mi sbaglio?
- Non avete mai digerito il fatto dell’eredità… è evidente. La scelta non fu mia…
- Dite?
- In più d’un’occasione v’ho offerto…
- La carità? – fece Baldo scattando in piedi. Andò alla finestra. Guardò fuori, rigido; un vecchio tronco rigido e arcuato.
- Come si chiamava la donna? – chiese Andrea.
- Tacete!
- Come si chiamava?
- Smettetela!
- Come si chiamava?
- Tacete! Per Dio!
- Perdonatemi… dev’essere stato il cognac… sono mortificato… Non voglio darvi altro fastidio… Vado via.
- Rimanete, Andrea…
- No, è meglio di no.
- Come desiderate… Vi accompagno…
- Addio, fratello. E… volevo dirvi… che un po’ l’ho sempre saputo… sì, qualcosa avevo intuito…
- Vi riferite al rancore per l’eredità? … È acqua passata, via!, non pensateci più…
- No, io intendevo…
- Addio, fratello. Andate…
- Io… Addio… addio, fratello.


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