Diario di oggi

Oggi ho giocato a pallone.
Oggi era da un sacco di tempo che non giocavo a pallone. Era da un sacco di anni, oggi, che non giocavo a pallone.
Oggi m’è sembrato di essere ancora bravo come ieri a giocare a pallone.
Il pallone era un palletta di plastica, di quelle che si gonfiano a soffiate. Te le regalano sull’aereo e di solito ci giocano i bimbi piccoli. Oggi c’ho giocato io con la palletta di plastica che si gonfia a soffiate.
Facevo i tiri in porta e prima ancora i passaggi e in ultimo, se il rimbalzo era propizio, le parate.
A volte, per fare goal, paravo male apposta, così era goal. Esultare per un goal è più bello che esultare per una parata, a meno che la parata non sia ai calci di rigore di una finale. In quel caso, specie se la palla ti resta fra le braccia, esulti che sei davvero il numero uno.
I portieri di calcio hanno quasi sempre il numero uno. Al mondiale del 1982 il numero uno dell’Argentina era Ardiles, un centrocampista. Diedero i numeri secondo l’ordine alfabetico e non in base ai ruoli. Fu una cosa molto sperimentale; abbastanza pop; dada, quasi. Sarebbe piaciuta a Deschamps. Deschamps l’artista, non l’artigiano che giocò nella Juventus.
Oggi ho vinto 32 a 28 e non c’è stato bisogno di arrivare ai supplementari e poi ai rigori.
I rigori di rimbalzo sono molto belli da parare. Riesci sempre a intuire dove tirerà l’avversario. Lo sai prima.
Oggi ho rotto il lume che stava sul comodino di mia figlia piccola. Gli avevo fatto un passaggio stupendo, comunque.
Per fortuna le mie figlie sono parecchio disordinate; la loro stanza è un campo da calcio piuttosto stimolante, pieno di insidie come un campo sotto la pioggia oppure pieno di buche e con l’erba non uniforme. Fa avventuroso.
Oggi per tirare le punizioni con la barriera non ho avuto bisogno di spostare un granché. C’era sempre qualcosa fra me e la porta. Lo scrittoio di plastica colorata è un elemento validissimo. Gioca in mezzo al campo e la prende sempre lui. Quando vuoi recuperare devi fargli fare la porta avversaria anziché il difensore avversario. Come compagno non è molto valido perché non passa mai. Io sono per il calcio con trame di gioco veloci, passaggi di prima intenzione; sono per le grandi aperture, anche.
Oggi, durante la partita, mandavo sguardi d’intesa molto intensi ai miei compagni; così, per incoraggiarli. Agli avversari, invece, mandavo sguardi sempre intensi, ma agonistici, per fargli capire che sono un duro a morire, che con me non avrebbero avuto vita facile.
Oggi, quando il pubblico esultava dopo un bell’intervento che avevo fatto, facevo di sì con la testa, un po’ per ringraziare e un po’ per fargli capire che ero con loro e loro con me, insieme. È bello quando ti senti insieme col pubblico. Ti senti un eroe, il migliore di tutti, e ti senti uno che sa stare con gli altri, che basta poco e ci si sente tutti uniti, tutti insieme, una cosa sola.
Oggi ho provato le rovesciate volanti. Puoi mancare uno stop, sbagliare un passaggio facile, farti fregare la palla, ma se fai le rovesciate volanti sei un calciatore prestigioso. Anche se fai i colpi di testa in tuffo sei un calciatore rimarchevole, se però fai le rovesciate volanti sei trattato con maggiore ossequio.
Oggi ho provato le rovesciate volanti sul letto di mia figlia grande, ma era difficile perché il suo letto è piccolo. È un letto come un altro, ma oggi per me non è più come ieri, è un letto piccolo, quello, per farci le rovesciate volanti. Ho messo il materasso per terra per avere più libertà di movimento e ho continuato a provare le rovesciate volanti. Quasi subito, però, ho dovuto smettere di fare le rovesciate volanti e, anzi, ho dovuto chiedere la sostituzione perché, oltre ad aver preso una brutta botta all’osso sacro, ho dato una testata ad un avversario, uno robusto; un armadio. Lui si è ammaccato poco poco, una cosa da niente, e dopo l’intervento del medico sociale è venuto a stringermi la mano sportivamente.
Mi sono andato a sedere in panchina e ho guardato finire la partita, che è rimasta alquanto tattica; statica, invero.
Presto ho fischiato la fine dell’incontro, ma prima che avessi il tempo di festeggiare coi compagni hanno bussato alla porta.
Zoppicando in modo vistoso, è molto onorevole zoppicare per motivi sportivi di sport di squadra, sei come un ferito che s’è distinto in battaglia, che non s’è tirato indietro; zoppicando in modo vistoso, dicevo, sono andato ad aprire.
Erano mia moglie e le mie figlie. Poco male, visto che a causa dell’infortunio oggi non avrei potuto giocare la finale; giacché, appunto, ci siamo qualificati per la finale.
Oggi ho aiutato le mie figlie a rimettere in ordine la loro stanza. Le mie figlie sono parecchio disordinate, e non sanno come si schiera una vera squadra di calcio.