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 ipsilon uguale ics

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Roberto Miano
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MessaggioTitolo: ipsilon uguale ics   ipsilon uguale ics Icon_minitime12/7/2008, 08:19

Non è così difficile capire perché quando abitava nel suo corpo, quello casual(e) di tutti i giorni, amava la montagna senza neve, la musica da ricordare, l’amore di chiunque, i pianti di latte sulle lacrime versate, bicchieri di cristallo da mezza misura a garantire un fondo di spesa minima pari ad una moneta con due facce di pari importo ottimismo/pessimismo (x=y)

Non è difficile comprendere perché in un mondo tediato dalla follitudine (follia della moltitudine o attitudine della follia), riuscisse a sentirsi solo, anche quando era costretto a schivare i colpi di chi spalleggiava sul marciapiede la sua soul.itudine (attitudine animata)

Bastava fermarsi un attimo per intravedere nel grigiore la sua fiamma più fragile.
Ci soffiavano sopra in tanti da tempo, era sempre sul punto di spegnersi, piegava la testa, si umiliava (dicevano gli altri…), bruciava la propria cera e mai sfidava le gote di chi gli sputava in faccia la propria storia sfiatata.
La sua faccia, era quella di colui/ei che si af/fidava celebrando le gioie di chi ci soffiava sopra. Una torta con le candeline, un torto a nessuno, desideri da mettere in conto che non si sa mai.
Era curioso però. Quali erano questi desideri? Nessuno glie li confidava mai, non tutti almeno. Lui li proponeva, a luce spenta, per far giocare le ombre nella penombra. Nessuno glie li svelava. Mai. Penombra (ombra della sofferenza o, come direbbero in certi quartieri, ombra del cazzo!). La solitudine era tutta li. Nello svestirsi di vicende e rimanere nudo nel via vai di storie che continuavano a coprire occhi curiosi, almeno per un attimo.

[Le vicende].

Gli uomini raccontano storie.

"Ogni uomo è un abisso su cui un poeta attento si affaccia provando vertigini" (*Benigni).

La realtà non dorme più e per sognare bisogna chiudere gli occhi e oggi si ha paura di chiuderli, il buio moderno è troppo denso per le candele di una volta, ma poi forse non ha ragione quel jovanotto che dice che la "vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare"?

Le frasi sono affascinanti.

E credo che volare dentro un uomo si può, basta non perdere il filo, quello che serve per tornare indietro, ché ci si perde in un universo interiore così affascinante ed egoista che potrebbe giustificare un sacrificio anche per un solo attimo di golosa gioia.

Ci si può morire nella giungla delle ragioni di un altro uomo, e nessuno verrà a piangere le nostre, perché se si è troppo trasparenti nessuno si ferma nel nostro orizzonte, chiunque ci attraversa con curiosità e poi ci lascia per andare a scoprire altri misteri umani, non necessariamente migliori del nostro.
Gli uomini vendono misteri. E più li confezionano con carta spessa, più ingannano il viandante di turno. Questo perché la vita è un gioco di opportunità e gli uomini sono animali della peggiore razza.

Gli uomini sono bastardi. Uno su un miliardo sa essere onesto. Gli uomini non meritano di sopravvivere a se stessi. Stanno bruciando la propria colonna vertebrale come uno stoppino. La cera sta solo ingannando la propria voglia di sopravvivere. Sono luce effimera. A volte romantica, talvolta inutile, e versano lacrime calde ai piedi, che si condensano in un piedistallo che li inchioda responsabilizzandoli al loro destino immutabile.

L’homo ha il potere di parlare. Arma violentissima.
Dall’età del graffito l’uomo ha levigato i segni del suo dire, spesso per amore del vero, spesso per amore del suono delle sue parole, spesso affascinato dal potere della propria mente e dal filo tagliente della propria lingua. E oggi le parole lasciano il segno servendosi sempre più spesso di lettere apparentemente innocue, font di comunicazione, collane di perle preziose messe insieme perché affascinanti, indipendentemente dalla propria capacità di comunicare.

Gli uomini spendono parole come fossero spiccioli di inflazione. Regalano speranze, incartano bugie e organizzano il proprio godimento al prezzo di una sofferenza.
Talvolta sanno anche gioire di una gioia. Quello è l’amore. Ma è sentimento forte che li spaventa. E lo colorano subito dopo la prima volta di sfumature nuove. Amano, dicono, fottono, si vestono e vanno via.

Gli uomini sono animali bastardi. Non hanno confini, né appartenenze, pisciano ovunque ma invece di segnare il territorio devastano l’altruismo, comprano il successo (8 lettere) al prezzo di un cesso (5 lettere), di un decesso (7 lettere + una vita), di un accesso (7 lettere). Non ci rimettono mai. Il successo realizza un surplus di una lettera e con quella costruiranno parole affilate che diranno bugie intraprendenti volte ad ingannare, uccidere e derubare per accumulare altre lettere ed altre parole ingiuste .
Gli uomini non sanno chi è la loro madre, sono figli di un grembo affittato. Frutto di interesse a margine di un leasing per una piscina amniotica, costretti a nascere, a tirar fuori la testa da quelle labbra che da grandi cercheranno di esplorare ancora per illudersi che il paradiso sia tra le gambe di una puttana.

[E le donne. Che cosa sono le donne? L’altra metà del cielo, l’alter ego dell’uomo, il complemento ad uno per una complicità disgraziata che talvolta inventa vita, altre volte la desidera e spesso la biasima, lasciandola su un marciapiede, di notte, in un preservativo che porterà con sé quali segreti, compreso quello magari di una sterilità che lei o lui scopriranno molti anni dopo.]

Gli uomini stanno morendo. Ma non sono minimamente consapevoli di questo fatto. Bruciano di voglia di vivere. usano inutilmente cera a modellare progetti e quando alla fine hanno finalmente le idee chiare, si spengono come spago bruciato. Hanno la forma di ciò che erano ma sono polvere esausta attaccata alla forma fino alla fine, carbon’io in procinto di disperdersi.

L’universo è un enorme gomitolo, diviso in segmenti di vita che si accendono alla nascita e che si consumano pian piano, solo perché la natura ha deciso di incuriosirsi su certe storie e ha rivestito quelle fragili fiamme di resina, per vederle brillare piano, per giocarci, per scaldarcisi le mani, per vederle infiammarsi quando unite bruciano con fiamme violente candele più piccole, per vederle consumarsi e talvolta per osservarle fumare di nero quando ci avrà soffiato sopra, senza un preavviso, perché era l’ora o semplicemente perché la natura è più forte e quindi anche più bastarda dell’uomo, che gli appartiene.

When all is one and one is all, to be a rock and not to roll (led zeppelin, stairway to heaven)

Quel giorno non era difficile comprendere che non abitava più nelle sue cose, stava andando via da tutto e da tutti. E quindi verso tutto e verso tutti. Di nuovo. Sapeva che avrebbe sofferto ancora o forse che breve avrebbe smesso di soffrire. Di fronte un orizzonte strano, uno spicchio di vita da attraversare in qualche modo. Che fare? Chiudere gli occhi e scegliere di seguire con le mani i lati estremi o andare dritti, tagliando quell’angolo perfettamente a metà come un bisettrice. Fottersi l’ipotenusa e l’ipotesi più azzardata.

La bisettrice di un angolo è il luogo geometrico dei punti del piano equidistanti dai lati dell'angolo [definizione inopinabile]

In ogni angolo del mondo certi passi tracciano un percorso equidistante dai lati dello stesso che divergono con pari forza dal bene e dal male: questi sta in mezzo, per non deludere alcuno, d’accordo con nessuno.
Equidistante, giusta-mente solitaria l’idea di chi nel mezzo trova passi altruisti, vicini mediamente a tutti, distanti ogni volta da ognuno.
La solitudine è questo. Sapere di essere isolati in ricezione, ma sentirsi parte di universo che abbracciamo ad ogni angolo di mondo, tenendoci timidamente distanti da tutti e ottenendo uno scarto minimo dal tutto. Godendo intimamente di questa strana inquietudine. Vezzeggiando l’abbandono come timida potenza di un atto di comunione che illude i nostri passi all’infinito

Una bisettrice è una linea retta. Unisce l’inizio con la fine e ogni suo punto è equidistante dagli universi opposti

Eppure. Scegliere una via di mezzo, non significa sempre fare una scelta media, né alla moda. Tanto meno mediocre. Scegliere una via di mezzo significa non scegliere per lasciar decidere umilmente alla vita. Significa osservare ogni cosa da un punto di vita differente. Il meno lontano, ma mai lo stesso. Una persona che cerca di non deludere nessuno, è anche quella che non accontenta alcuno. E ogni volta paga il conto. Questa è destinato a rimare sola. Quando prova a conoscere, è così trasparente che chi gli sta di fronte vede oltre e tratta la trasparenza come invisibilità.

Non era difficile vedere che i suoi passi seguivano una traiettoria precisa. Chissà forse proprio una bisettrice. Era limpido il suo pensiero. E curiosamente per uno strano effetto i due lati dell’orizzonte divergente nella sua testa di vetro sembravano così vicini. Un effetto ottico che probabilmente lo ingannava continuamente, convincendo di essere prossimo a tutti, e che quindi non gli impedivano di andare avanti per la sua strada.
Non era difficile capire che stava morendo. Da solo. Così lontano dall’orizzonte. Così vicino a tutto.

[dalla memoria di un dialogo]

- meglio le scelte estreme. Sempre detto…
- concetto relativo
- l'integralismo cosmico
- certi estremi sono consapevoli d'esser tali perché miopi, in fondo sono solo tanti estremi alla moda, per cui medi/ocri… concetto relativo, chi ci può dire le coordinate dell’universo? L’abbiamo deciso noi che il sole nasce ad oriente. O meglio, abbiamo deciso noi che si chiama oriente (orior, orieris… )… e come vedi le parole hanno un grande potere, decidono le cose e dopo molti anni sedimentano verità che non abbiamo più voglia o forza di discutere. Assiommiamo tutto in un calderone di dati di fatto che non ci interessa discutere. Siamo nati dopo, bastardi come prima e quindi nessuno ci incolperà se non ci facciamo domande. La nostra legge, quella naturale, ammette ingnorantia…

Non era difficile capire che era un povero disgraziato. Camminava da solo e si agitava facendo gesti come se stesse disquisendo con qualcuno. E argomentava con fascino le sue idee. E sceglieva le sue parole migliori per spiegarsi. Era balla la sua fiamma. Stava brillando come poche volte, illuminava un sentiero dritto e adombrava una moltitudine di fantasmi, meno trasparenti di lui probabilmente, tutti così interessati alle sue storie almeno per un intero attimo, tutti pronti a darsi il cambio al suo fianco.

Non era difficile capire che stava morendo. Lo aveva capito anche lui. Quando si fermò e si voltò come per cercarmi, tra la folla. Lo sentii il suo sguardo addosso. Quella volta, per la prima volta, mi sentii di nuovo vivo.



http://it.youtube.com/watch?v=DR2DpgV8fPw&feature=related
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: ipsilon uguale ics   ipsilon uguale ics Icon_minitime12/7/2008, 15:48

______ Daniela ____________
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