Eccoti.
Eccoti con quel tuo basco rosso che ti induce al riso ed alla danza, a ballare una pizzica nella piazza affollata.
Dietro ad un bicchiere mi fingo sorpreso, ti regalo lo stupore che ti rallegra.
In fondo lo sai che ti occorre solo un minuto per girare il mio mondo ed adagiare ovunque le tue lusinghe.
Di spazio ce n’è tanto, ormai c’è solo eco di vita e stupende, colorate bugie con cui adorno la casa.
Sai quello che non voglio farti sapere ed è strana difesa che oppongo alla tua insinuante dolcezza.
Sai come fare a riempire le pieghe, a distendere tratti contratti con quella tua tenera sicurezza che ti fa, ogni volta, bambina.
In fondo lo sai che quel mio "non posso, lo sai che non posso" è avvolto in rovi che graffiano questo cuore bastardo.
E c’è sempre musica che accompagna il biondo dei tuoi capelli ed il vezzo di agitare le mani per frantumare i miei pensieri, schegge appuntite che prendi senza ferirti.
Mi togli il bicchiere e quel barlume di cinico sorriso, armatura fragile alle tue dita.
Potremmo dirci tutto o niente, sarebbe comunque luce intermittente, con ombre che si posano sulle mie mani.
Ci soffi sopra con vento leggero e ti dirigi verso la porta.
In fondo lo sai che la chiuderemo, aspettando domani.
*****
Eccoti.
Eccoti con quel tuo cappellaccio sformato a celarti la fronte ed ombreggiare le rughe del viso.
Dietro al fumo dell’ennesima sigaretta mi rallegro della meraviglia che mi doni, impacchettata con una carta argentata dal sapore di natale e di agnello assieme.
Mi conosci, ormai, sai che mi basta poco per regalarti un biondo sorriso con la lusinga della mia amicizia.
Quello che tu chiami eco di vita io la chiamo voglia di vita, lo sai.
So quello che non vuoi farmi sapere, quello che segreghi dietro a parole non pronunciate ed accetto il rimbalzare della tua voce contro la montagna del tuo silenzio.
Non so se riesco a distendere la ruga che indurisce i tuoi tratti quando, con gioia fanciulla, contagio le tue mattine, con la colonna sonora più dolce mai scritta.
Beviamo assieme la grappa di ortiche per non mascherarci il sorriso che ci fa belli dietro le nostre ciniche maschere che siamo costretti ad indossare.
Ci diremo tutto e non ci diremo niente, e la luce intermittente sarà sostituita da una candela profumata al sandalo.
La faremo consumare dentro ad una sfera di cristallo, a ripararla dal soffio leggero del vento che entra quando apri la porta.
Prima o poi la chiuderemo, quella porta, accostandola dolcemente allo stipite e non girando la chiave a doppia mandata.