Ne ho tante.
Non ne ho mai avute così tante come negli ultimi tre mesi.
In centoquattro giorni ho assaggiato otto bocche diverse, un po' come Asia Argento in "Viola bacia tutti", film che, tra l'altro, non ho visto, nè ho intenzione di vedere.
Le prime quattro bocche erano insignificanti. Non ricordo che sapore avessero. Certo, ricordo ancora a chi appartengono, tuttavia non mi è rimasto niente di loro. Nessun dettaglio, non un odore o un sapore anche se sgradevole. Solo uno stilizzato disegno a grandi linee dei loro visi inespressivi.
La bocca numero cinque è esattamente come la bocca di un fidanzatino diciottenne dovrebbe essere. Rosea, carnosa, sapore delicato. Non mi è mai piaciuto ciò che va bene per la mia età.
La numero sei... Bhè, la numero sei è di quelle da ricordare. Tenera, tenera come quella di un cucciolo da salvare. La crocerossina che era in me ha sentito l'irresistibile richiamo della sesta bocca. Ha ascoltato e risolto i problemi di un altro finchè i suoi hanno gridato più forte.
Non parlerò della bocca numero sette nè tantomeno della numero otto.
Non si può descrivere quello che sono state per me, nè quello che i loro proprietari mi hanno dato. Nè come hanno risolto o creato i miei problemi.
In realtà è come se ne avessi avuti solo due.
Uno bello come la perfezione e l'altro più bello di una contraddizione.
Non ho avuto niente.
Riuscirò mai a tenere qualcosa? O continuerà a sfuggirmi di mano tutto ciò che sfioro?