Volendo stupire il non stupibile, finì nello stupore dell’essere stupito
Fu allora che comunicò con il Grande Elaboratore di Incognite
Benché lo spazio crescesse sempre più, ostacoli reali si sovrapponevano alla comprensione della solitudine
Erano cavalli di frisia traccianti sangue, o solo cavilli annegati nelle voci sciamaniche del ripetere
Il mantra scorreva tra contorsionisti di pietra e feste negate, tra alcool amichevoli e amici alcolici
Ascoltare era la modalità più semplice per non sentire
Capire era il mezzo migliore per farsi da parte
Più in là, nel senso del movimento che scorreva sui lati, lasciando immobili le mire, c’era un traguardo di tracce traccianti, indicanti altre tracce indicanti
Compensò il tutto dicendosi che raggiungere la perfezione poteva significare morire
Non voleva melodrammi e tutti conoscevano il suo pensiero, sia la mezzosoprano fumatrice stilelibero che il mezzouomo targato Organizer
Si muore ogni giorno, anche meno
Quello che non va è la costrizione a *rammentare* la morte
Certo non la vera morte
Quella è senza memoria
Non la morte dirompente, scontata e fin troppo banale per sorprendere
Quella, si, un accidente della natura
Il Mantra ripeteva per lui e viceversa:
*Penso talmente troppo alla morte che mi ucciderò per non morirne di paura*
Ebbe anche a pensare, ascoltando saggezze discount, sul come si possa volare rimanendo a terra e sul come si possa ciurlare nei manici altrui
E, ancora, a come imprimere pressioni impressionanti e pressanti, prive di espressione
Infine pensò sul come si possa rimanere in stallo, nelle stalle, senza stelle ma con stille di sudore
Stigmatizzava sulle stigmate, stimandone gli stimoli
Il Come, il Dove, il Quando sbirciavano nei piatti vuoti della provvidenza
*E già!* concluse *Il Dove sta tra Eros e Thanatos ed il Come è un prontuario tecnico, scritto purtroppo da tecnici. Il Quando, almeno per oggi, è sempre il domani, che domani chiameremo domani
Attorno c’era solo cenere galleggiante e fondute di fonditinta confuse da non-desideri
Il Grande Elaboratore di Incognite si scosse
Costui, pensò, va condomizzato
Si è espanso per poi estinguersi, come una nana
E, nell’intervallo dei barlumi, lancia cazzate, come fossero confetti alla sagra di Sulmona (le bomboniere le tiene per sé)
E così, il G.E.I. consumò il suo ultimo pensiero:
*Incarta le Parole
Fai un bel fiocco sfarfallante e invia il tutto al tuo stesso indirizzo
Tu sei esistito perché hai spedito quel fiocco
Tu esisterai quando aprirai il tuo pacchetto
Nell’intervallo considerati scaduto*