* FINE *

Lula rientra a casa, dopo il suo ultimo week-end di un’estate che non vuole arrendersi, picchia ancora con molto calore sulle case ma, per lei, si è conclusa; è stata l’ultima occasione di mare e di sole, da domani l’aspettano mesi di lavoro intenso e con prospettive molto cupe, pensiero che si fa ala nera assieme agli altri, dai toni più perlacei.
A casa nessuno l’aspetta: con settembre sono ricominciati gli impegni lavorativi del marito e del figlio; la casa che l’accoglie è caldissima e silenziosa.
Solo la gatta viene a sfregarsi sulle gambe, a darle il benvenuto.
Fa molto caldo e si spoglia immediatamente, prima di iniziare a disfare le valigie molto più stipate di quando è partita.
Divide con cura la biancheria sporca, riposta nei sacchetti di stoffa, da quella pulita, non usata, che torna a impilarsi nell’armadio: come Lula è solita fare, esagera sempre nel preparare i bagagli e anche per quell’ultima volta ha voluto strafare, costringendo la valigia di magliette e di calzoni poi nemmeno spiegati.
I parei, le canotte colorate, i costumi sono in un mucchietto, per terra.
Pensa che dovrà lavarli con acqua fredda e il sapone per i delicati, riporli accuratamente affinché, l’anno prossimo, siano ancora brillanti e perfetti.
Lula si deve fermare, un’ondata di malinconia e di tristezza l’assale.
Ci sarà un prossimo anno?
Si siede sul letto e pensa a come le siano scivolati dalle dita i mesi appena trascorsi.
Non sa se ci sarà ancora l’afa soffocante di Torino, il sole accecante della Versilia, il verde argentato degli ulivi di Siena, il mare cristallino di Punta Ala e le onde arrabbiate di Porto Venere.
Pensa che potrebbe non esserci domani, che siamo tutti appesi ad un filo e che tutto quello che è stato vissuto, sia con gioia che con dolore, è importante da ricordare, da conservare, da custodire.
Da raccontare.
Lula non sa se, lassù, ci saranno ricordi o solamente il vuoto senza pensieri.
Pensa che se le succedesse di non rivedere l’alba dell’indomani, avrebbe troppe cose in sospeso, non definite e da risolvere.
Ha delle responsabilità e sarebbe triste che qualcuno potesse pensare che vi si è sottratta.
Ma dovrebbe farsene carico, una volta sparita, o lasciare tutto all’ineluttabilità delle cose?
Lula non ha risposte, è certa che preferirebbe una morte veloce ad una diagnosi di una malattia.
Si scuote, Lula: in fondo, ha solamente messo a lavare abiti che le ricordano l’estate appena trascorsa e, se scava a fondo, ci sono ricordi belli.
Non molti, alcuni soltanto.
Ma quelli meritano di essere protetti e di non permettere a nessun alito cattivo di ammorbarli.
Lula si fa la doccia, lascia che i capelli si inanellino come da qualche tempo ama fare.
Scuote la testa, scrive di come, stasera, le pare di avere tra le mani granelli di sabbia che piano piano scivolano da un palmo all’altro.
Lula, come sempre, rientra, riflette, scrive.