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 C'era una volta

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Massimo Guisso
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MessaggioTitolo: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 19:19

C’era una volta l’abbazia di Mont-Saint-Michel, ora non c’è più…
Rennes, venerdì 17 luglio 2009: alle otto del mattino Romeo Marassi, Ulisse Odasso, Rudy Galasso e Clarissa Taramasso erano seduti ai primi posti della corriera in partenza per Mont-Saint-Michel, arrivati la sera prima in volo da Genova. Il pittore Romeo però era savonese: da giovane era così bello che aveva posato nudo per il “David” di Donatella, ma adesso a cinquant’anni poteva al massimo impersonare un monumento a Mick Jagger.
Ulisse aveva la stessa età, ma dimostrava parecchi anni in più perché era calvo e deturpato da mille tatuaggi. Insomma, Odasso faceva ribresso, tuttavia era il mecenate del gruppo, poiché aveva ereditato dal padre la fabbrica di ceramiche di Albissola in cui lavorava anche Romeo, suo inseparabile compagno di sbornie e di banco sin dai tempi dell’ Artistico.
Invece Rudy Galasso, soprannominato “Il Garbasso” (“grosso buco”) per le sue doti amatoriali, lo avevano conosciuto in treno: era un baffuto controllore delle FF.SS.
Un pomeriggio Rudy aveva sorpreso sulla Torino-Savona senza biglietto Romeo e Ulisse, ma quest’ultimo aveva sospeso per il collo lo smilzo ferroviere dal finestrino per imitare Modigliani, poi erano scesi assieme e diventati amici dopo una sbronza al “Gambero Rosso”, l’ osteria che fu immortalata in una lirica da Galasso: peccato che come poeta non valesse un casso, perché componeva solo poemi contenenti la lettera ESSE, come i nomi delle donne di cui s’ innamorava spesso.
Infine c’ era Clarissa, la musa ispiratrice dei nostri moschettieri, una rossa circassa residente a Varasse che faceva la cameriera in una birreria. Non si dice l’età delle donne, soprattutto alle soglie dei quarant’ anni, ma lei comunque ne dimostrava la metà.
Tempo fa, Clarissa aveva contratto un matrimonio miseramente non consumato da Rudy, che la prima notte di nosse era scappato a La Spessia per farsi consolare da Nastassia, focosa cavallerissa del circo di Prussia.
Il matrimonio fu annullato, ma i due rimasero amici: infatti limonavano ancora un po’, anche sul sedile del pullmans, come i ragassini in gita scolastica.
Disgrassia volle che sul medesimo autobuss salisse la famiglia Malherbe…
Juliette Malherbe aveva 46 anni e li dimostrava pure, poiché da almeno trenta faceva la fisioterapista a Rennes: era ritenuta il capo dai parenti che manteneva al completo, essendo l’unica ad avere un posto fisso; oltretutto era una bellissima donna dalle braccia carnose, cosce abbronzate e seni appetitosi come una modella di Gauguin!
Van Gogh Malherbe era suo fratello più piccolo, battezzato così perché fin da neonato era barbuto come l’artista, ed anche in seguito si dimostrò folle.
Van sembrava catatonico, ma in realtà era taciturno, non parlava mai, perché “ci capiva diverso”, anche in quella giornata ventosa e foriera di acquazzoni estivi, oscuri presagi o chissà quale sciagura, ma ormai l’autobus si stava lentamente staccando dal terminals simile ad un’astronave. Van toccò l’amuleto che teneva nel taschino della camicia hawaiana: un foglietto spiegazzato con la ricetta del ghiacciolo all’insalata russa, mentre suo fratello nel sedile a fianco sorrise sornione, facendogli l'occhiolino…
Jacques era il gemello di Van Gogh, però sembrava Jack Nicholson in “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, ma gli somigliava ancor di più in “Shinig”, nelle giornate di tremenda incazzatura in cui spaccava tutto, un giorno sì e uno no: purtroppo oggi la statistica era contro di lui.
Jacques nel tempo libero frequentava un cinema porno, ma si definiva un cinefilo di professione, perché da secoli tentava inutilmente di fare il tassista: con le mancette settimanali della sorella si era comprato una Peugeot, ma nessuno sarebbe salito sulla sua auto impolverata, perennemente inchiodata alla stazione di Rennes: solo una volta un tizio per la fretta aveva avuto il coraggio di prendere il taxì, ma dopo quattro sensi unici contromano si era buttato giù dalla portiera in corsa per la disperassione.
Neppure i parenti si fidavano di lui, e quindi andavano tutti in autobus, compreso la madre Zuzù Zazeng Zulù Zen Zebedeng, il cui nome in lingua originale indocinese significa “Colei che di giorno offre volentieri la sua ciotola di thè ai buoi muschiati nelle risaie e di notte batte”.
Per questo era piaciuta al povero Jean Valjan Malherbe, cuoco francese della Legione Straniera in congedo, scomparso prematuramente per intossicazione alimentare da ghiacciuoli all’insalata russa nella rosticceria appena inaugurata con la consorte a Saigon.
In corriera accanto alla nonna Zuzù stava seduto il nipotino Maximilien, un enfant terribile di dieci anni, figlio per fortuna unico di Jacques “Nicholson” Malherbe, ma i parenti lo chiamavano solo Yen, perché mordeva come una iena.
Maximilien fu generato in una frenetica notte di luna piena dall’avvenente Antoinette Saponette, attualmente ricoverata al manicomio di Rennes, in preda alla sindrome di Stendhal/Gengis Khan-Khan: per questo non poteva recarsi in gita col figlio.
Altri personaggi degni di nota sulla corriera per Mont-Saint-Michel quel giorno non ce n’ erano, ad eccezione dell’autista Lucien Citroën, sosia bretone dell’attore Harrison Ford.
Ah, dimenticavo Roxenne Adidas-Ardant, l’unica persona salita sull’autobus all’ultima fermata di Pontorsòn: insegnante di lap-dance alla scuola serale, pesava 80 chili (più che cubista era cubica); vestiva esclusivamente di rosa, ascoltava solo i Police ed era solita spalmarsi i capelli con olio di fegato di merlusso; oltretutto le olessavano parecchio i piedi di mossarella!
Roxenne era ossessivamente innamorata della fotocopia di Harrison Ford, tant’ è vero che da anni, tutti i santi giorni saliva sul pullman con ostinassione, uno zaino zeppo di panini e l’ MP3 a tutto volume, fingendo sempre di non riconoscere Lucien perché era timida, poi strillando gli chiedeva ogni volta a che ora ripartiva l’autobus per il ritorno, così lui la cacciava a urlate sul fondo della corriera, gridandole di non far casino e andare a farsi fottere altrove, il tutto accompagnato da gestacci con il dito, specialmente nelle curve su due ruote.
Era solo scena, in realtà a Lucièn non gliene fregava una mazza di chi saliva sull’ autobus: quotidianamente decine di tarantolati nipponici scesi a Rennes dal TGV proveniente da Parigi si precipitavano sul pullman, poiché in treno non si poteva raggiungere Mont Saint Michel…
Adesso Yen stava tentando di dar fuoco con un accendino alla nonna che sonnecchiava, Juliette leggeva la scenografia di “Apocalypse now”, mentre Jacques Malherbe stava mimando al fratello Van Gogh una scena dal capolavoro a cui aveva assistito (“Ventimila seghe sotto i mari”, con Sborryl Hannah nella parte della sirena ninfomane, sottotitolato per i non schizzanti).
Gli artisti italiani invece bevevano a turno ettolitri di alcolici da una borraccia.
I rimanenti passeggeri erano tutti cittadini del Sol Levante, appartenenti alla categoria dei fanatici iperdotati di apparecchiature digitali.
In qualche modo l’autobus arrivò a destinazione intatto, a parte una fila di sedili sradicati dai nipponici per filmare meglio la montagna improvvisamente stagliatasi fra i prati, la salsedine e le spiagge luccicanti al sole, in mezzo a decine e decine di altre corriere, vetture e ciclomotori in coda.
Lucièn Citroën inchiodò, sfiatò il gas e aprì le porte del bus proprio ai piedi dell’abbazia: non restava che scendere ordinatamente come i giapponesi, con l’accortezza di non urtare Jacques, che dava già segni d’impaziensa.
Ulisse lo spintonò e lui gli mollò un cazzotto sulle gengive: l’altro reagì vomitandogli in faccia tre pinte di sidro, Van Gogh sputò una caramella di liquorissia nell’ occhio di Clarissa, al che Rudy gli fracassò in testa una bottiglia di birra.
Ma lì, all’ombra del monte, c’ era anche una caserma della Gendarmeria, e non ci fu nemmeno bisogno che la saggia Juliette la chiamasse col cellulare (inteso come telefonino): quest’ultimo (inteso come veicolo) arrivò carico di poliziotti, che iniziarono a manganellare la gente senza distinzione di sesso, rassa o religione: cattolici e buddisti, turisti svisseri, georgiani e russi.
Dopo lunghe trattative, i liguri ed i Malherbe ottennero di non essere arrestati e di accedere separatamente al borgo medioevale, a distanza di un’ora l’uno dall’altro.
In base al sorteggio con una moneta primi entrarono i francesi, mentre gli italiani ingannarono l’attesa giocando al pallone con Tricky, una foca che viveva come una monaca alle falde della montagna sacra.
I Malherbe saccheggiarono innumerevoli negozi, poi, siccome erano le due del pomeriggio, Juliette decise di entrare nel ristorante tipico “La petite entreneuse schizzineuse”. Yen, frignando, mordendo e scalciando, gridò che avrebbe preferito mangiare al famoso “D’ Artagnan costipè“, la creperiè dov’ era crepato il celeberrimo guascone, ma la nonna lo scaraventò via con un ceffone.
Considerata l’ora tarda, gli albissolesi posticiparono invece l’acquisto dei regali ed entrarono nel medesimo ristorante.
Fu così che Romeo, mentre assaggiava la squisitessa della casa (il galletto svenuto, una specie di shùshi di pollo vivo con le patatine), stordito dal calvadòs e dalla musica celtica, strizzò l’occhio ad una formosa figliola seduta laggiù in fondo alla sala.
Romeo era ancora un bell’uomo e Juliette se ne innamorò all’istante: così ammiccò, gli sorrise languida ed accavallò le gambe, mostrandogli un pèsso di slip di pisso rosso. Van Gogh se ne accorse e cominciò a gesticolare in direzione di Jacques, geloso della sorella: lui staccò una alabarda dalla parete per lanciarla contro Romeo, mancandolo per un pelo!
Sessanta turisti sassoni rimasero di sasso, mentre i rimanenti clienti, tutti Figli del Sol Levante, spalancarono nuovamente i mirini delle videocamere, allorché Ulisse incendiò una bottiglia di cognac e la tirò a Jacques, centrandolo in piena fronte!
Poi Yen azzannò l’avambraccio di un cliente a casaccio che mangiava da solo: era proprio Lucien! Roxenne infatti, cacciata via per l’ennesima volta, era andata a strangolarsi dei panini su una panchina assieme alla foca. Così il guidatore si ingolfò e sputò un’ostrica sull’ elmetto del primo dei duecento gendarmi che stavano irrompendo nel locale, facendosi largo a colpi di lacrimogeni, pallottole di gomma e scarpe chiodate nella folla.
Stavolta tutti furono arrestati e rinchiusi nelle segrete dell’abbazia, che era stata anche una prigione.
Dopodichè Ulisse Odasso pagò una cauzione esorbitante, così finalmente i due gruppi di antagonisti invasero il cuore della fortessa ormai deserta: “tenera è la notte, riflessa nel riflusso della nassa, mentre il tuo sorriso mi salassa la tristessa dalla fassa” (versi del Garbasso).
Che c’ è di male a baciarsi nel chiostro dell’abbazia al chiaro di luna, i visi caressati dalla bressa? Niente, sennonché i baciatori nella penombra erano proprio Romeo & Juliette!
“E’ arrivato papàààà”, urlò furibondo Jacques, brandendo un’accetta rivenuta per caso.
“Ti ammasso!”, replicò Odasso da dietro una colonna, armato d’arco e frecce raccattate in uno sgabussino, ma prima ancora che scoccasse fu atterrato da Yen, al galoppo su Tricky la foca, indi il ragassino gli morse avidamente i gomiti.
Per contro Rudy non reagì nemmeno, visto che stava pomiciando con Roxenne (Rossana, in italiano: due ESSE!), allorché dal porticato spuntò di corsa Clarissa sconvolta, tenendo una lunga miccia in mano e in bocca un cubano (inteso come sigaro).
“Rudy sei un bastardo! Te la fai sotto i miei occhi con quella scrofa!”, urlò Clarissa minacciando di far saltare in aria baracca e burattini: infatti nella fortessa, al tempo della seconda guerra mondiale, vi era una polveriera nei sotterranei, ove le “SS” avevano immagazzinato centinaia di munissioni!
Italiani e francesi fecero appena in tempo a precipitarsi giù lungo la stradina che traversava il borgo medievale immerso nel sonno e si fiondarono al volo sull’autobus di Lucien, sempre stipato dai giapponesi rimasti a filmare le meduse in amore, dopodichè la santa barbara esplose con un boato: monte e fortezza si sollevarono nel cielo stellato!
Ormai Saint-Michel pareva un quadro di Magritte: “Il castello in aria dei Pirenei”!


Ultima modifica di Massimo Guisso il 10/9/2008, 11:38 - modificato 14 volte.
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 19:23

tu sei pazzo se credi che legga tutta quella roba

UP UP UP
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 19:36

tutte queste esse mi stanno facendo venire la sassite C'era una volta 36612

poi di colpo spunta la signora Zuzù Zazeng Zulù Zen Zebedeng beh prima che mi venga la Zenzite voglio conoscerla. C'era una volta 725624
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 19:38

Bisognerebbe farti un monumento!

Strepitoso di un massimo.


___gin
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 19:44

flussodiparole ha scritto:
Bisognerebbe farti un monumento!

Strepitoso di un massimo.


___gin


ma flusso di parole è Gin? Rolling Eyes
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 19:47

nucc
sei l'unica che ancora non lo sa
c'era una volta......
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 19:51

datemi un colpo in testa plisssssssss C'era una volta 36612
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 20:02

E state boni!

E' stato solo un impiccio con le password. A chi scrive assieme capita.

______gin
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 20:07

ahhahah da panico....che dico? da panico...... Smile Smile Smile
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 20:24

Condensato del riassunto tratto dal Bignami della prima puntata de "Per chi suona la campanassa", il mio primo e unico racconto lungo surrealista... “Chiunque tenti di trovare uno scopo al racconto sarà perseguito legalmente, chiunque tenti di trovarvi una morale sarà esiliato, e chiunque tenti di trovarvi una trama sarà fucilato” (Mark Twain).
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 20:51

Non ho capito un casso
se non che tu sei passo!
Very Happy
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 22:09

Mi sono persa con le SSS Embarassed che miscellanea, ho mal di tête.




La Comédie-Française è interessata al tuo copione. Nel frattempo sgranocchio una baguette sulla Rive Gauche aspettando i tuoi personaggi C'era una volta 331686
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime8/9/2008, 22:14

E che cassio, me lo potevi dire che scrivevi una favola, per continuare la campanassa !!!!! cheers
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 01:39

Massimo Guisso ha scritto:
Condensato del riassunto tratto dal Bignami della prima puntata de "Per chi suona la campanassa", il mio primo e unico racconto lungo surrealista... "Chiunque tenti di trovare uno scopo al racconto sarà perseguito legalmente, chiunque tenti di trovarvi una morale sarà esiliato, e chiunque tenti di trovarvi una trama sarà fucilato" (Mark Twain).
a tutte le unità di soccorso, convergete in quel di Savona. Max se mi ascolti non opporre resistenza
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 01:48

Massimo Guisso ha scritto:
Condensato del riassunto tratto dal Bignami della prima puntata de "Per chi suona la campanassa", il mio primo e unico racconto lungo surrealista... "Chiunque tenti di trovare uno scopo al racconto sarà perseguito legalmente, chiunque tenti di trovarvi una morale sarà esiliato, e chiunque tenti di trovarvi una trama sarà fucilato" (Mark Twain).
a tutte le unità di soccorso convergere in quel di Savona. Max metti via il fucile e vieni lentamente verso di me. Nessuno ti farà del male, garantisco io per te. Prima di iniettarti un blando sedativo dimmi quanti episodi mancano alla fine di questo tomo.
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sorcio
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 02:33

non ho resistito
ho letto adesso.
ma non deve essere l'ora giusta questa.
minchiaaaaaaaa


______________________rubi
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 07:42

leggerti è stato complicato, per questa testolina.
ma ci sono riuscita.
e posso dire che mi piace.


ps, ma quando doppi nic????
anche sorcio?
ormai mi son persa..

Nefer
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 09:12

Sulla tua pagina, Massimo, applaudo e basta, che sei geniale lo si sa da tempo...

Fantastica


cheers

_____ Gin


(Rido)
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Natascia Prinzivalli


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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 09:54

Daniela Micheli ha scritto:
Sulla tua pagina, Massimo, applaudo e basta, che sei geniale lo si sa da tempo...

Fantastica


cheers

_____ Gin


(Rido)


Grazie!

Solo tu.

_______Dani
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 09:55

Ellosò, Gin, lo so...

____ flussodiparole
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 09:58

Troppo buone Ragasse; Boooone !



________Massimo Guisso

scrivere può essere solo un passatello
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 12:19

sorcio ha scritto:
non ho resistito
ho letto adesso.
ma non deve essere l'ora giusta questa.
minchiaaaaaaaa


______________________rubi

IO??!! Shocked

Ah, si,IO!!!! C'era una volta 36612
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Daniela.Micheli


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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 12:26

Daniela Micheli ha scritto:
Ellosò, Gin, lo so...

____ flussodiparole

Ma insomma!!!!

________ Miaghi
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 12:50

Dolly!!!!!!!!
molla il sorcio
ops
l'osso.
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MessaggioTitolo: Re: C'era una volta   C'era una volta Icon_minitime9/9/2008, 13:00

Ma, benedetti ragazzi, non mi posso assentare un poco che mi mettete tutto a soqquadro!!!



____________________________Al Mitra
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