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 la spada nella doccia

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Daniela Micheli
Roberto Miano
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Roberto Miano
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MessaggioTitolo: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime11/9/2008, 11:14

“Sei grande Merlino! Un mago!”

“Sono solo un idraulico…” rispose lui asciugandosi mani e timidezza.

Semola si avvicinò e, tendendo stretto il filo del suo sguardo tra i denti di un sorriso, fece danzare le proprie labbra con poche sillabe

“Mio aulico idraulico...”

“Ok” tagliò corto lui "l’idrocolonna è a posto, funziona perfettamente e... beh, ciao Semola, sono felice di averti rivista.
Ecco il tuo cellulare, so quanto ti sia utile...” aggiunse con voce sarcastica.

"Merlino... non lo vuoi un caffè?" Chiese banalmente lei tanto per cambiare discorso, mentre mani nervose torturavano un’ennesima mezza sigaretta.

“No grazie, devo andare a cambiare la resistenza di una lavatrice e poi ho una partita di calcetto e... mi attendono. Ciao...”

Afferrò la borsa degli attrezzi, aprì la porta e andò via abbastanza nervoso. Semola lo seguì con lo sguardo fin sul pianerottolo, aveva capelli disperati e una vestaglia inguardabile.

Merlino si voltò di nuovo, la guardò, lei chiuse la porta. L’ascensore era appena arrivato al piano.

[…]

Semola era una ragazza molto esile, capelli castani, corti, busto gracile ma seni orgogliosi, labbra dubbiose, occhi tristi, e una irrefrenabile voglia di vivere le situazioni. Era sola, non aveva mai avuto “un fidanzato”, si faceva le “sue storie” ed era vecchia amica di Merlino. Erano stati compagni di scuola alle superiori, banchi vicini dalla prima ci, passioni differenti, storie parallele, interessi divergenti, ricordi simili, forse gli stessi rimpianti. Si erano persi al terzo liceo. Semola, al secolo Ilaria, era un genio in materie come la matematica e la musica. Merlino,al secolo Mario, poi Mariolino, era un vero poeta, scriveva cose incredibili, eppure la sua passione era “aggiustare”. Lui sapeva accroccare qualsiasi cosa. A dire il vero, l’unica cosa che non aveva mai saputo registrare al meglio era la sua timidezza, e così non riuscendo a dichiarare il suo amore fanciullaulico per Semola si disinteressò a tutto e il terzo anno di liceo si trovò a dover riparare matematica, inglese e fisica. Quella volta non accroccò nulla, forse non tentò affatto, e fu bocciato. Non ripeté l’anno, né quello né nessun altro, semplicemente andò via dalla scuola, perché poi la madre aveva trovato finalmente un lavoro ma presto lo avrebbe riperduto, e fu storia di conseguenze necessarie. Merlino diventò aiuto idraulico.
Semola non lo vide più.
Lui non la cercò più.

Una sera, per caso, ad un concerto dei Marillion, durante l’esecuzione di “script’ for a jester’s tear” Mario urtò senza volere una ragazza.
“Scusa... non ti ho vista, non volevo, mi dispiace... hey, ma tu stai piangendo...”
Il pezzo musicale sembrò voler benedire l’incontro, il volume scemava in un tappeto di tastiere vagamente percosso dal basso, per altro discreto.
“ma... ma tu sei... Semola! Ilaria sei tu?”
Lei alzò gli occhi, la sua sorpresa era attenuata dalla disperazione e lo sguardo, frastornato, in balia delle lacrime. Abbracciò Merlino, stringendolo forte, e rimase con lui, tenendolo per mano per il resto del concerto.
Il giovane aveva il cuore in gola, l’amore, per come lo conosceva lui, all’improvviso, gli stava saldando un vecchio credito.
Semola aveva lacrime dimenticate sulle guance e uno sguardo singhiozzante, e gli stessi occhi tristi di sempre. Il concerto finì con “He knows you know”, la serata con birra e gazzosa su un muretto, un mezzo panino a testa con wurstel e tanta voglia di raccontare e sapere.

Merlino, dopo aver confrontato ogni centimetro di lei con ogni pezzo dei propri ricordi, si rese conto che per lui non era cambiato nulla. Lo sguardo di Ilaria però era triste, troppo.
Merlino sapeva aggiustare tutto, ma non aveva chiavi per i sentimenti di una ragazza.

“Dove eri finito, Merlino? Perché mi hai lasciata sola?”

Strappò improvvisamente la magia lei.

“Io...ho seguito mamma...” rispose lui banalmente.

“Sei uno stronzo! Eri uno stronzo, sei stato uno stronzo.”
Semola cominciò di nuovo a piangere

“Io ti amavo, forse, e ti avrei amato per sempre, forse...”

Merlino non credeva alle sue orecchie, cercò di abbracciarla, ma lei lo allontanò.

“Vaffanculo! Vigliacco! Vaffanculo, vaffanculo e vaffanculo!” Lo spinse ripetutamente lontano da sé, lanciandogli di tutto, dal panino, alla vecchia tolfa di scuola, per finire con il maglione, l’accendino e le ultime due sigarette.
Merlino non riusciva a gestire quella strana situazione, così crudele, improvvisa, cercò di fermarla, lei lo cacciò di nuovo, poi si placò da sola, lo abbracciò, posandogli la testa sul petto, si alzò in punta di piedi, gli afferrò il viso e lo baciò sulle labbra.

Merlino stava impazzendo, vittima di deliranti escursioni emotive, passò la lingua sulle labbra, aprì gli occhi, Semola era già tre passi più in là, che saliva sul motorino e andava via senza dir nulla. Lui rimase a guardarla, senza dire nulla, la vide tornare indietro. Lei si avvicino e gli diede il suo cellulare.

"Tiènilo, domani ti chiamo...”
Accelerò per andare di nuovo.

“Aspetta! Che significa?” Chiese lui, guardando il telefonino.

Lei lo baciò, ma non disse nulla. Poi andò via lasciandolo col sapore di un bacio e la puzza di miscela bruciata.

Mezz'ora dopo, Mario era sul lungo mare per passeggiare sui propri pensieri, il cuore chiedeva passi più spediti, ma lui aveva dubbi da sincopare. Le onde lasciavano sulla sabbia idee romantiche, curiose della vita, che avrebbero richiamato un attimo dopo. I barattoli e le cicche sull’arenile violentato sembravano conchiglie e perle preziose. Qualsiasi aereo in lontananza nel buio era una stella cadente per l’ennesima replica di un unico desiderio. Quell’armonia emozionale fu inaspettatamente turbata dal telefonino, Merlino lo cercò nella tasca del marsupio, e rispose con una buona dose di timida speranza

“Pronto...?”

“Sei pronta brutta stronza? Puttana che non sei altro, dove cazzo sei?!? Ti ho portata al concerto di quei rompicoglioni perché intanto dovevo sbrigare una consegna e tu sparisci. Ma tanto lo so che torni e che mi pregherai. Sei come tutte le altre, puttana! Oh, mi senti?!? Guarda che stavolta devi pagare, me ne sbatto i coglioni del tuo sesso, del tuo culo e delle tua bocca, se vuoi una dose devi darmi cash, baby, cash di quello che fruscia. Non rispondi? Tanto lo so che mi stai ascoltando. Vaffanculo, puttana, vai a farti fottere, che ti riesce bene...”

Merlino aveva sentito anche troppo, interruppe la comunicazione, stava per scaraventare il cellulare nel buio quando squillò di nuovo.

"Pronto...”
Rispose nuovamente con voce quasi timorosa e con polsi tremanti ma per la rabbia.

"Merlino, ti prego vieni domani a casa mia che...”
Semola aveva bisogno di una scusa per rivederlo
“... che devo riparare la doccia. Sono a via della Tavola Rotonda, al numero 17, il cognome lo conosci."

[…]

Merlino chiuse l’ascensore, rimase fermo su un dubbio per almeno un minuto, poi tornò sui suoi passi. Andò verso la porta e bussò.

“Sei tu?” (Aprì).
“Ah, Sei tu!”

“Si sono io. Invece!”

Merlino la colse impreparata. Era quasi contrariata, imbarazzata, si grattava le braccia come a voler graffiar via qualcosa. Ora era decisamente nervosa.

“Hai dimenticato qualcosa, Merlino?”

“Ho dimenticato te...” la scansò quasi entrando. "E poi ho deciso di accettare quel caffè.”

“Va bene, vado a prepararlo, tu accomodati, intanto...” disse lei irrigidita dall’insolita risolutezza di Mario.

Merlino tornò nel bagno come se avesse dimenticato qualcosa, rientrò nella doccia, cercò sotto il sifone dello scarico e tirò fuori una piccola siringa. La impugnava con ribrezzo osservandola contro luce come farebbe un dottore con una lastra, aveva mascelle serrate e rabbia fuori dagli occhi. Semola era alle sue spalle.

“E bravo Merlino! Hai trovato la spada nella doccia. Lo dicevo che eri un mago!” Lui non apprezzò per niente la battuta.

“Perché, Ilaria? Perché, per Dio? Io ti ho pensata sempre, io ti ho amata da sempre, non ho mai avuto una donna, mi sono ammazzato di seghe pensando solo a te ed ora scopro che tu hai svenduto il tuo corpo prima e la tua anima poi per dosare dolcemente il tuo suicidio...”
Le dava le spalle.

“Tu non puoi capire, Mariolino...”

“Ovvio, perlamadonna, che non posso capire, chi la capisce una cazzata del genere? Io già non tollero i tatuaggi figurati i buchi! Il problema, Semola, chiariamolo subito, non è il fatto che tu sia drogata, il problema è che tu sei una persona che sta tradendo se stessa, il problema è che ora io ti odio e ti amo e devo solo capire di quale dei due sentimenti devo fidarmi!"

“Non capisci un cazzo, Mario, sei un ingenuo! La vita è difficile...”
Cenere di sigaretta cadde sul pavimento.

“Lo so, cara mia, che la vita è difficile, solo che io nei buchi ci metto un po' di stoppa e quindi un tappo ben avvitato, non ci butto polvere d’artificio che fa un bel fuoco e poi sparisce, portandosi via prima l’aria, lasciandomi senza fiato, e poi Ilaria, lasciandomi senza amore...”

Il caffè intanto imperversava sul piano cottura tostando l’aria con un aroma forte e bruciato.

“Credo di amarti Semola, ora che lo so, finalmente, credi che potrei rassegnarmi alla ragione che forse potrei perderti? Per cosa poi, fosse stato un altro uomo, avrei “accroccato” un perché e ci avrei tappato il buco nel mio cuore, ma così no, non ci sto. C’è liquame nelle tue vene, e io forse posso aiutarti. Sono un idraulico, no?”

Semola cadde sulle ginocchia, appoggiandosi alla lavatrice.
In quell’istante, suonò il campanello d’ingresso.

“Chi è?”
Chiese tarantolato Merlino, Semola non rispose, dallo spioncino era visibile Re Artù, signore indiscusso degli spacciatori di zona.
Merlino aprì la porta senza dire nulla.
Artù regalò fin da subito perle di arroganza.

“E tu chi saresti, l’idraulico che si fa fare i pompini in cambio di qualche riparazione? Ah ah... trama di merda, non più buona neanche per un pornazzo.”

Merlino non si scompose, si inchinò in silenzio, posò a terra la borsa dei ferri che teneva in mano, quindi prese il pappagallo e una tenaglia.
Artù lo lasciò fare, ignorando non tanto le intenzioni quanto l’ardire.
Con calma elettrica, senza concedere possibilità di replica all’arrogante merdaiolo, Mario afferrò le palle del Re col primo attrezzo, mentre con la tenaglia gli agganciò il sopracciglio destro.
Le urla che seguirono furono degne dell’effimera anima dell’individuo. Quando ebbe finito il primo acuto, Merlino si riservò un breve attimo di tregua silenziosa per poi rivolgergli poche parole

“Ora tu sparisci dalla vita di Ilaria...”

Il Re trovò un insolito coraggio, ma in realtà recitava un copione scritto con un vocabolario assai poco intelligente.

“Ma baciami il culo, idraulicoglione!”

"Risposta sbagliata!”

Gli fece un’asola da un centimetro sul sopracciglio, frantumandogli contemporaneamente una delle due preziose noci, quindi, afferrato un cacciavite, glie lo infilò nel braccio sinistro, passandolo da parte a parte.

“Ecco, ora sai cosa prova chi si buca...”
Sorrise con un ghigno sottolineato dal sangue.

Artù era piegato, senza fiato, non ne aveva più neanche per urlare, i suoi pantaloni eleganti erano in ginocchio in una pozza di sangue e piscio. Trovò però la forza per fuggire via, segnando con il suo disgustoso passaggio la rampa delle scale. Scivolò sul suo sangue almeno due volte, poi sparì inseguito dall’eco del suo terrore.

Merlino chiuse la porta, si tolse la tuta e si spogliò, nudo, poi svestì Semola, che era sul letto terrorizzata, la prese in braccio ed entrò con lei nella doccia.
Lavato via il sangue reale, si dedicò ad Ilaria, ripulendole con acqua calda e sapone la pelle e candeggiandole con pazienti carezze l’anima tenuta troppo tempo a mollo nella merda.
Sul letto, in accappatoio, Semola aveva i capelli bagnati, le braccia livide ma, finalmente, gli occhi sereni.
Sarebbero venuti giorni difficili, ne era consapevole Merlino, ma lui sapeva aggiustare tutto, e avrebbe aggiustato anche quel loro amore.






He knows, you know, he knows, you know
Problems, problems, problems, problems

Blank eyes, purple fever, streaming through the frosted pane
You learned your lesson far to late from the links in a chemist chain
You’ve got venom in your stomach, you’ve got poison in your head
You should have stayed at home and talked with father
Listen to the lies he fed *


* marillion - from "he knows you know"




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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime11/9/2008, 11:18

Evvai con le fiabe!
Rob, perchè non ti vieni a leggere la fiabanonfiaba che c'è sull'ottavo round?
Secondo me ti piace clown
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Nico Mar
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MessaggioTitolo: Re: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime13/9/2008, 20:09

Ecco da dove è partito Miaghi per la sua gradita escursione nel round ...e sì, ci sono tutti gli elementi: la protagonista, il principe, l’antagonista, il bene e il male e un pizzico di crudeltà nel buono che dà il tocco liberatorio

Ho un po’ di nausea, però. Ma forse era voluta.

(la tolfa ce l’ho ancora, qualche compagn@ di scuola invece che non ce l’ha fatta a estrarre la spada dalla doccia, non più Sad )
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Natascia Prinzivalli
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Natascia Prinzivalli


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MessaggioTitolo: Re: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime13/9/2008, 20:45

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http://www.bedo.it/allaricercadeltempop/
rubinia
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MessaggioTitolo: Re: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime14/9/2008, 16:00

Si, si, si, siiiiiiiiiiiiiii!!!
E' così che non dovrebbe essere ma è!
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MessaggioTitolo: Re: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime14/9/2008, 18:56

allegoria, emblema, simbolo
hai calibrato con attenzione i tre diversi aspetti senza abusare di uno svalutato simbolismo e ricreandogli una sorta di verginità ammantata di fabuloso
a mio modo di leggere, attraverso di loro, riesci a far conprendere l'ineffabile o l'ineluttabile?
brano che ha una consistenza propria e attraveso di lei si scorge una relazione di significato
perchè prima di significare, a mio modestissimo parere, possiede già di per se stesso la sua propria natura
sulla scrittura scivolo via, sai, e non hai bisogno di conferme, essere ineccepibile
l.
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Roberto Miano
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MessaggioTitolo: Re: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime14/9/2008, 23:17

grazie...

non ho mai capito bene se questa storia, a partire dal titolo troppo referenziale, fosse valida o meno...

voglio dire... mi fa piacere scoprire di aver incuriosito qualcuno...

grazie, veramente

rob
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Massimo Guisso
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Massimo Guisso


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MessaggioTitolo: Re: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime15/9/2008, 11:21

Marillon?? Ma in che secolo è ambientata, 'sta fiaba??
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MessaggioTitolo: Re: la spada nella doccia   la spada nella doccia Icon_minitime

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