Il pentricilloscopio molecolare al plutoppio era fuori uso.
"Maledizione! " esclamò Jimmy.
Il pentricillos C6OCFAI suonava come la carcassa di una radiolina terrestre annata 1975, contenente meccanismi magici ma ormai svincolati da ogni contratto di assemblaggio.
“Per le narici di Fiutone” commentò Son Ja Lun, affascinante capitano femmineovodato mentre scrutava all’impiccioscopius delle cellule di muffa che però catalogò subito “Robert, quante volte ti devo dire di non mangiare Cheer Yol e Gorgon Zoll proprio sopra la consolle?”
Poi sollevò l’occhio e cercò coordinamento visivo con l’altro. “E ora che si fa? Il Ministro Essenziale attende un responso e senza il pentricillos non possiamo analizzare i dati della nebulosa gassata che compone il buco nero del quadrante zeromeno. Continuano a sparire pianeti, risucchiati come palline di polistirolo da un aspirapolvere”.
Jimmy alzò le spalle in segno di momentanea resa, Robert commentò qualcosa e lasciò appunti di pantonno masticato sulla scrivania di Son Ja Lun che lo invitò con un fazzonaso papirente a pulirsi la bocca, mentre da sé rimosse le macerie bulimiche.
Un tonfo sordo chiamò la loro attenzione sul plasm-on-video.
Il Grande Nano (cosi battezzarono affettuosamente il buco nero dopo una difficile consultazione sulla possibilità di chiamarlo anche Rob-Ert) stava giocando a frisbee con gli anelli di Sat Urn, pianeta satellitare nato per ospitare gli scrutini delle più importanti votazioni galattiche.
“Cazzarollé” disse Roberto scartando una caramella e anche un ipotesi di dieta imminente. Rimangono Giove, Marte e la Terra , con quell’insetto tedioso che le orbita introno, Lal Una.
“Infatti” disse Son Ja lun scrivendo frasi incomprensibili su una tastiera ergonautica del computer periferico esterno, interfacciato con la sonda del quadrante zeromeno.
Un urlo sintetico dello stesso confermò i dati.
“Il quadrante sta implodendo.”
Robert deglutii con tonfo sordo un muffing tampaz.
Jimmy era nervoso. “Ma perché dobbiamo salvare quei pianeti? Stando alle mie analisi solo sulla terra ci sono esseri viventi, magari non intelligenti. Del resto basta attendere due lanci di biglie superrime, guardarle finire il loro giro sostanziale, ebbene in quel lasso di tempo quegli umanoidi si saranno messi un bel cappio intorno al collo e staranno facendo l’ultimo salto nel vuoto della loro intelligenza.” Robert si ciucciò tre dita sottolineando ogni volta sonoramente il suo placet, e al discorso di Jimmy e al cosciotto di galletero che aveva lasciato lucide tracce rossotomatose sulle sue labbra.
Son Ja Lun richiamò l’equipaggio ad una etica professionale e fece notare loro che un razzismo intergalattico era l’ultima cosa che avrebbe voluto sentire al bordo della sua astronave. I due compagni abbassarono gli occhi. Lei tirò su il mento di Jimmy e guardandolo negli occhi con un fascino che prometteva magie remunerative gli chiese di aggiustare quel coso. Robert stava strizzando le sue labbra tra i denti, ciò causò uno smottamento di oleus fin sul mento. Son Ja Lun lo vide e vagamente indispettita si avvicinò a lui guardandolo bene negli occhi“ Se non sapessi che sei un genio della comunicazione neuronale atrapoide...” ma poi si interruppe per non svilire l’entusiasmo dell’uomo che per una volta sognava gloria non solo per il suo stomaco.
Jimmy iniziò a trafficare con il pentricilloscopio mentre il comandante si allontanava muovendo sinuosamente i fianchi che reclamavano mani forte che li considerassero. Jimmy si distrasse e un cacciavite laser gli scheggiò un unghia e gli bruciò un set di 77 cellule epidermiche.
Robert alzò il naso dai suoi contatti neuronali “chi sta cucinando pollovulus?”
"Idiota!" urlo Jimmy che tornò al C6OCFAI, mentre il comandante spariva con il suo ben di Dio dietro una porta al plasma.
Nella sua cabina ologrammata per essere accogliente Son Ja Lun si abbandonò alle sue debolezze più legittime. Li era semplicemente un essere con desideri e aspirazioni. Fuori, sul ponte di comando solo una longa manus del Ministro Essenziale. Il suo amore più cerebrale lo aveva lasciato su QWERTY, ma non apparteneva ad un genere organico che potesse contemplare la gelosia come la intenderebbero sulla terra. Jimmy aprì un varco nell’ologramma. Era bellissimo. Un Fisico incredibile, in tutti i sensi! Son Ja Lun si abbandonò alle sue sapienti mani, poi entrambi si fusero in una supernova di emozioni.
Sul ponte di comando tutto era tranquillo.
Robert faceva razzia di ranermeneutiche fritte con olio di sambucossimoro, tuffò il naso nel cartoccio, l’ultima sembrava nascondersi in un angolo remoto, il Robertirex completò la sua opera senza pietà. All’improvviso però il suo plesso neuronale lo prese violentemente e lo scaraventò sul sedile pneumoscillante, il suo peso pagò un dazio facendo sfiatare il cadreghino a cuscino d’aria. Robert ora era serio, l’espressione del suo volto era cambiata. Percepiva chiaramente messaggi dal pianeta terra. Si rese conto dell’inopportunità del gesto ma il dovere lo portò a pigiare il tasto d’adunanza. L’ologramma della stanza di Son Ja Lun svanì e rivelo una supernova consumata. Jimmy, tanto per cambiare fumava, lei invece era solo un po’ arrossata. I due si composero nel mentre tornavano sul ponte. Jimmy mostrò un certo imbarazzo e nel farlo urtò il pentricilloscopio che cadde a terra. Lo raccolse immediatamente e maledicendo la sua goffaggine lo afferrò in un modo che gli permise di sentire qualcosa. Nella scatola si era infiltrato un rattartino meccanico, una specie di virus automeccanizzante in grado di genesizzare devianze dai suoi intendimenti; nella fattispecie il virus aveva costruito un topino meccanico che stava mangiando le piombature stagnanti che univano i cavi coassiali delle porte quarziolabili di compressione virtuale.
"Cazzo!" Si lasciò sfuggire in preda a bassa debolezza umana, Robert era in trance.
Son Ja Lun aveva riassettato il suo piglio autoritario e con scarsa memoria disse “Che cosa hai combinato?” sillabandolo.
“Trovato!” disse Jimmy che con il pinzetto mostrava una presa accigliata del topino luminescente, perfetta autocelebrazione di un virus meccano. Lo mise in una gabbietta ad escursione ellettrospastica e lo costrinse in una prigione eterna, almeno relativamente alla durata del plutonio che generava gli impulsi ingabbianti della piccola trappola.
“Bene, allora riparalo, e togliti quel sorriso idiota dalla faccia” tagliò corto il comandante che aveva intimamente imbavagliato il suo io-amante.
Una chiamata intergenerazionale del Ministro Essenziale trovò coordinate cubitali sul ponte e un ologramma umano 2x2x2 chiese lumi su cosa stesse accadendo ”Abbiamo analizzato il grande nano?”
Il Ministro traspariva le facce preoccupate dei tre nelle loro diverse prospettive di postazione. “Sappiate che una volta bevutosi il quadrante menozero, toccherà a QWERTY e a tutto il circondariosciente concepibile nel co-raggio di 66,6 periodici anni luce.” A margine del solito eloquio asciutto non aggiunse altro e spari nel buco verde spinacio dei proiettori polidirezionali.
Robert era dannatamente serio, lo show del ministro non gli aveva impedito di downloadare nelle sue sinapsi quarzozianti le ultime informazioni che avrebbero rivelato sconvolgenti sviluppi.
Intanto il Grande Nano aveva messo un panno verde sul suo tavolo scuro laccato, tirò di stecca a Marte che cozzando contro Giove, realizzò una parabola ellittica anticipando l’accesso in buca del pianeta bocciato.
”Si! Ci sono!” disse, destandosi, Robert.
“Sapete che la mia è una percezione stereotemporale, nel senso che riunisce vicende di diverse date in un intreccio che si interseca in un punto epocale cui Tutto é riconducibile…?”
“Vai avanti…” lo incalzò Son Ja Lun con impazienza mentre si sistemava un aderenza della tuta sul suo seno. Jimmy accese un sigarrulo di circense 4, e sputò una fuvola di numo che fu prontamente fatta prigioniera dal sistema ionizzante fairmaid.
Robert proseguì. “Ho percepito diversi eventi dal pianeta Terra, e per quanto ci possa sembrare assurdo il Grande Nano è semplicemente una proiezione mentale di anni di… come definirle... ingiustizie succedutesi sulla Terra, per spiegarvi, come se un entità suprema si fosse rotta le scatole di sopportare… loro forse la chiamerebbero l’apocalisse, il diluvio universale, il buco nero del giudizIo mero.
Insomma da che l’uomo esiste, in nome di un libero arbitrio ha sempre avuto la possibilità di fare quel che vuole e così ha alternato gesti di empatia clamorosa (da noi inquadrabile nell’equazione elementare y=4H) con gesti di una ferocia incompressibile (di cui vi ricordo l’equazione x=$) perché comunque consumatisi a danno dell’umanità stessa, cagionata dalla pochezza della mente umana capace di elaborare teorie sul super.io, ma di non vedere che di fronte un altro supposto super.io c'è un infer.io sofferente…”
La spiegazione cominciava ad avere un suo spessore di interesse.
“E così ci sono state atroci vicende che sono culminate nel gesto estremo del papa ad interim Bersilvio Pio Blu Tut che si convertì al comunesimo moderato filocattodico. Fu l’anarchia totale di pensiero. E l’uomo perse riferimenti.
Unico elemento di unione rimaneva una insolita passione per un gioco antico, mi pare si chiamasse calcio. E siccome che il Nano Gigante ha nelle sue memorie circoefferenziali ancora della passione indotta dagli animi umani che ne nutrono la violenza reprimente, ebbene ha inconsciamente tenuto il pianeta Terra per ultimo, come se, in preda ad un transfer hardimensionale, volesse metterlo sul dischetto di rigore.”
Rigore? borbottò ad alta voce Jimmy? “Non ci capisco molto. Io so solo che il pentricilloscopio rileva una distanza del pianeta in questione dall’occhio del buco nero pari a 11 metri solari.” Robert annuendo come se tutto fosse più che logico, chiosò.
“Infatti! Il Grande Nano si appresta a tirare un rigore. E in porta non c’è nessuno!”
Son Ja Lun confessò di non comprendere cosa fosse un rigore, ma contattò il Ministro Essenziale che invece aveva memorizzato parallelamente tutto grazie alla sua interconnessione preferenziale con la sinapsi di Robert. A quel punto l’ologramma de l’Essenziale tornò dai nostri e iniziò con tono molto serio.
“E’ evidente che i dati in nostro possesso ci impediscono di intervenire, ormai infatti è troppo tardi, la struttura molecolare rivelata dal vostro apparecchio” smorfio’ gratitudine a Jimmy “rivela che la tempesta elettrogeneutica che valorizza l’enfasi oscillatoria degli atomi del Nano, ebbene impedisce un intervento tempestivo, nel senso che se noi inviamo lì una raggio agganciante, questo lo allaccerà, ma il buco nero avrà avuto sufficiente tempo per elaborare equazioni temporali per cui il gancio sarà stato traslato successivamente al momento zero, il che peraltro non ci garantisce che il Nano calciato il rigore non decida un suicidio implodente per espiare questa che in fondo con etica umana considererebbe pur comunque una colpa.Ci affidiamo quindi agli eventi. Direi a questo che, parafrasando un umanoide tanto intuitivo quanto mediocre, un certo Miaghi, teorico della confidentia empatica, siamo nelle mani di Ziodio.
I tre abbassarono lo sguardo dispiaciuti, Robert tranquillizzò il suo stomaco che rumoreggiava. L’ologramma se ne andò con il solito effetto scenico. Il plasm-on-video catturò la loro ormai impotente attenzione.
Il Nano scalciava attendendo con ansia cosmica minimale il grande fischio. Un fiordo rosa effetto di una galassia che fu e che solo ora giungeva alla percezione di quel quadrante diede il via. Un calcio metafisico colpi la terra che con effetto apprezzabile si dirigeva con traiettoria rigida verso il grande aspirante.
“Addio” disse Jimmy confessando il suo dispiacere per la precedente infelice battuta sugli umani.
Son Ja Lun prese la sua mano, Robert versò schiuma di Pexi Bola in una sorta di triste brindisi. Segui un ruttò quasi silenzioso a testa bassa.
Sulla astronave QuarzUno ora regnava un silenzio riguardoso.
Un’improvvisa quanto insolita attività di macchie solari tratteggiò di fronte all’oscuro armageddon qualcosa di assimilabile ad una grossa mano. ll pianeta fu come trattenuto dal palmo di quel semiquadrante neogenerato. Il buco nero si ripiegò su stesso, bestemmiò qualcosa e si tuffò nel nulla, annichilendosi. Il grosso guanto solare resistette ancora proteggendo la sfera poi si dissolse cosi come si era formato lasciando la terra e il suo satellite rompiscatole a galleggiare nella loro gioiosa inconsapevolezza.
"Cosa è successo?" chiese Jimmy.
"Inspiegabile" rispose Son Ja Lun.
"Di...vino!" sillabò a bocca piena Robert, sputando molliche ed emozioni sincere.
Alcune stelle disegnarono un ponte autostradale sulla via lattea, sotto era evidente, almeno per i nostri tre, questa scritta
“Bella Miaghi! Ziodio C’è!”
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