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 TRE UOMINI IN TRENO ***

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Vittorio Fioravanti
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Vittorio Fioravanti


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MessaggioTitolo: TRE UOMINI IN TRENO ***   TRE UOMINI IN TRENO  *** Icon_minitime16/9/2008, 14:56

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Tre uomini in treno
Racconto di Vittorio Fioravanti
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L’UOMO IN GRIGIO / 1

Era in volo da oltre sei ore. Sull’Atlantico, che sotto di lui brillava come un vasto lago tranquillo. L’aereo di linea seguiva la rotta di sempre, alto tra le rade nubi bianche di quel giorno luminoso. L’uomo in grigio stava seduto nella poltroncina assegnatagli, accanto al finestrino. Aveva rimosso il nodo della cravatta nera, e non aveva toccato la coppa di prosecco postagli accanto dall’hostess in azzurro. Aveva sua madre in mente. L’ammirava facendo il segno della croce, tutta vestita di scuro con un guizzo di luce negli occhi dietro gli occhiali. Era morta da ieri. Da ieri aveva finito di tribolare, nascosta sotto falso nome nei dintorni di Bologna. La madre del pentito scappato in America.

L’uomo aveva lo sguardo stanco, quando decise d’abbassare la tapparella scorrevole del finestrino, privandosi della vista meravigliosa della sponda d’Europa ormai prossima, con Lisbona sotto di lui come un gioiello. Voleva restare coi ricordi di mamma, con l’odore del pane fresco e del mirto, il sentore di casa in una via d’Agrigento. Anni d’esilio non avevano cancellato nulla. Neanche l’ultimo gemito del padre morto ammazzato, e del fratello. Né l’occhiata di don Calogero ai funerali. Il suo abbraccio.

Vent’anni fa, quando ancora spaziava per le strade palermitane con irresponsabili gesta, s’era presa la moglie di quell’uomo. O era stata lei a prendersi lui, e il suo corpo di "masculo" buono, da farci un figlio. C’era stato senza alcun timore, così come faceva ad ogni agguato. Sparirono per tre giorni e tre notti, chiusi in albergo. Quella donna era una forsennata, ingorda di seme. La passò franca, nessuno più se n’accorse, e tutto riprese uguale: delitti e castighi. Non era successo niente. Don Calogero l’aveva più d’una volta incontrato, scambiandosi l’usato abbraccio. La donna era invece sparita, andata all’estero dissero, a Genova precisò qualcuno che sapeva. Vent’anni fa...

Chiuse gli occhi mentre l’aereo passava sopra Marsiglia, e poi oltre le Alpi per scendere su Milano.


L’UOMO IN BLU / 1

Era stato difficile, ma ormai ce l’avevano fatta, lui e suo figlio, su quell’aereo diretto a Roma. Un ultimo sacrificio e quei pochi risparmi di tutta una vita di lavoro sarebbero serviti ad aprire la porta d’un futuro migliore. Almeno per quell’unico figlio.

Erano seduti l’uno accanto all’altro. Il figlio con gli occhi oltre il finestrino da oltre dieci minuti non vedeva che rioni e rioni dell’immensa capitale federale. Buenos Aires si estendeva fin oltre l’orizzonte, un’estesa metropoli decadente.

Stavano scappando da una realtà fattasi difficile, quasi insostenibile. Il padre aveva fatto contatto via internet con un antico compagno di scuola, che aveva trovato quasi per caso in una mailing list del calcio. L’amico era un dirigente delle giovanili dell’Inter. Biondo e grasso com’era da ragazzino non aveva mai dato un calcio al pallone, eppure - guardalo lì!.. - era all’Inter. L’uomo in blu lo ricordava ai bordi del campo, eternamente seduto sulla tribunetta dell’oratorio, dove lui era un astro, trottando con la sfera incollata ai piedi.

Ironia del destino, a quei tempi sognava d’indossare un giorno la magica maglietta a strisce nerazzurre, invece in nerazzurro ci s’era infilato quello lì. Biondo e grosso come una mortadella. E lui invece era finito in una fabbrica, e poi in un’altra, ed infine su un marciapiede, disoccupato. Ed era lì che aveva deciso d’imbarcarsi, e tentare di rifarsi una vita andando in America.

A Buenos Aires s’era fatto una famiglia. Aveva sposato la figlia d’un compaesano e avevano avuto un figlio. Lui faceva il barbiere, il figlio invece studiava ...e giocava al calcio. Giocava meglio di Maradona, per lui padre orgoglioso.

Il Calcio italiano lo seguiva per televisione. Sapeva di Moratti, della sua squadra piena d’argentini. L’amico gli avrebbe risolto quel sogno sbiadito. La meta era Milano, per un provino del suo figliuolo con quelli dell’Inter.

Ed eccoli tutti e due in volo verso l’Italia ...cercando di trovare l’America.


L’UOMO IN NERO / 1

Era salito a Palermo, inosservato. Una valigia ed un astuccio per violino entrambi neri. D’un balzo nell’ultimo vagone, lontano da tutti. Nessuno se n’era accorto, e lui s’era in fretta sistemato nell’estremo scompartimento. Tutto per lui, che aveva subito tirato la breve cortina, sedendosi con più calma, ma con lo sguardo all’astuccio, posto sulla reticella davanti ai suoi occhi.

Era giovane, ma non tanto. Quegli occhi fissi in alto erano neri, ed erano neri i sopraccigli e probabilmente i capelli, che aveva accuratamente rasati quel mattino.
Neri erano i calzoni e le scarpe, nera la camicia e la giacca, ed era gialla la cravatta che si stava sfilando, sganciandosi l’ultimo bottoncino. Quando il treno s’era mosso, aveva atteso un paio di minuti e poi aveva aperto il finestrino sulla campagna che gli scorreva sotto. Aveva spaziato lo sguardo indietro, quasi volesse scorgere un eventuale nemico corso ad inseguirlo. Aveva allora sputato fuori l’amaro che aveva in bocca, e s’era seduto chiudendo gli occhi.

Dentro aveva l’immagine di quell’uomo. Era un’istantanea scattata anni fa. Ma il viso era quello, facile da rintracciare in una sala ristretta. Il naso aquilino inconfondibile, le palpebre pesanti sugli occhi. Il problema era dopo. La fuga nel parapiglia. Svanire.

Il treno ormai correva alla velocità di crociera. La campagna continuava a scorrergli a lato, frustata dai pali lungo il percorso, al ritmo dei colpi sommessi delle congiunture dei binari.

Ormai era in giuoco


L’UOMO IN GRIGIO / 2

S’era sbarbato nello stretto gabinetto, risciacquato il viso e pettinata la folta capigliatura nera, appena striata di bianchi fili. Poi s’era infilata la cravatta luttuosa oltre il naso aquilino, apprestandosi - bagaglio a mano - a lasciare l’aereo. Ma inaspettato - però - appena aperto lo sportello alle spalle della cabina di pilotaggio, era salito qualcuno che, scambiate poche parole con un ufficiale di bordo, gli s’era avvicinato. Era un funzionario del Ministero di Giustizia - come da documento d’identificazione - in missione speciale. Avrebbe dovuto proseguire il volo fino a Roma, e da Roma risalire fino a Bologna in treno. A Palermo avevano saputo della morte della madre e del suo inatteso rientro. Forse perfino del volo preso. E lo stavano probabilmente aspettando nell’aeroporto di Linate. Per liquidarlo.

L’uomo in grigio non fece neppure una domanda. Accettò la strategica mossa, un cellulare d’argento, i biglietti prepagati e un foglietto piegato in quattro pieno d’indicazioni. E tornò quindi alla sua poltrona, mentre sfollavano i passeggeri giunti a Milano.

In volo verso Roma rivide ad uno ad uno gli episodi che aveva confessato ai giudici istruttori dopo l’arresto nel ’96. S’era pentito e aveva fatto nomi e cognomi, indirizzi ed ampi dettagli. E due anni dopo l’avevano fatto espatriare a Santo Domingo con i documenti di un certo Nicola. Esposito Nicola, nato a Bari ecc. ecc. Era stato fin troppo facile, non avendo una sua famiglia. Gli erano rimaste la madre e una sorella, entrambe sparite da Agrigento subito dopo la sua decisione di cooperare con la Giustizia. Quelli del Ministero le avevano sistemate rapidamente nel Settentrione. Prima a Bolzaneto e poi - vicino a Bologna - a Trebbo di Reno, dove la madre ieri era morta.


L’UOMO IN BLU / 2

Ed ecco l’America sotto i loro sguardi ...ecco l’Italia!.. La mostrava al figlio con orgoglio e passione, sorvolando il Mediterraneo.

- Ecco l’isola della Sardegna! ...ecco il Tirreno! ...la costa italiana! ...Napoli non si vede laggiù a destra! ...ed ecco, questa quì sotto è proprio Roma!

L’aereo argentino scese sulla pista come un grosso uccellaccio, ad ali aperte e il becco a scavare il solco dell’estrema rotta. Riportava in Patria un espatriato partito anni fa in disperata ricerca di fortuna nell’eldorado d’America. Riportava un uomo con dentro un’ansia rinnovata di superazione e di gloria, un uomo ricco di tante amare sconfitte subite a denti stretti, ma mai battuto. Era andato via con un povero bagaglio a mano, tornava con qualcosa di molto prezioso: un figlio. Un pezzo di cuore ardente. Un "crack", uno che sapeva portare palla, dribblare, calciare di destro e di sinistro e fare gooool! Tanti gol, decine e decine di gol! Un Maradona II, ecco!..

Misero piede a terra, e l’uomo in blu volle prostrarsi a baciare quel suolo per lui sacro. Il figlio gli rimase in piedi, imbarazzato tra le occhiate, con le due borse sulla spalla. Attraversarono la dogana come stranieri, come extracomunitari, così come alcuni africani, una mezza dozzina di arabi, tre o quattro cinesi, due indios ed un apolide. Il cognome italianissimo dell’uomo in blu per l’agente di guardia al casello non contava un centesimo d’euro. Inutile il battibecco patriotardo, una perdita di tempo e basta. Così dovettero correre con le valigie in mano per cercare di prendere il treno locale che li avrebbe portati alla stazione Termini.

Correre con quel peso non era un compito facile. L’uomo in blu cominciò a sudare e poi ad ansare, sbuffando e schizzando saliva.

- Vamos, viejo! ...dame la maleta, que te la llevo yo!

E il figlio si caricò entrambe le valigie, in modo da fare quegli ultimi metri appena in tempo per imbarcarsi.


L’UOMO IN NERO / 2

D’improvviso sul vetro dello sportello dello scompartimento apparvero le quattro rotelline d’un automobile. Fecero una giravolta e tornarono a strisciare sul vetro con un suono raschiante. Poi apparve il volto del bimbo che stringeva la piccola vettura tra le sue dita. L’uomo in nero lo vide, e d’immediato calcolò quanto inoffensiva fosse quella presenza. Ma non tralasciò di seguire i suoi gesti. Il bimbo lo guardò attraverso il vetro, facendo il rumore della sua Ferrari. Uno sguardo innocente che si tramutò in un sorriso. L’uomo in nero non seppe corrispondergli, e allora guardò fuori, dietro le spalle del bimbo. Ma non c’era nessuno. Guardò meglio: proprio nessuno. Allora si volse verso il finestrino, e lo chiuse, mentre il bimbo spingeva l’uscio scorrevole e metteva un piede nello scompartimento.

- Si può? chiese, per niente timido.

E l’uomo gli fece un verso strano col volto. Un sì o un no, o forse un non so, o qualcosa del genere. Il bimbo lo prese per un gesto d’affermazione ed entrò per sedersi a un lato dell’uscio rimasto aperto.

- Quì c’è posto. Molti posti liberi, disse ancora il bimbo. E tornò a sorridere, e a muovere sull’altra faccia del vetro la piccola Ferrari rossa.

L’uomo con la testa lucida e gli occhi oscuri lo guardò come un intruso, ma non disse che già. Poi diede un’occhiata all’orologio che teneva stretto al suo polso e si girò a guardare il mare. Il treno correva parallelo alla costa, rompendo al suo passaggio l’aria salmastra che saliva dalle spiagge popolate di barche e di reti.

Fu allora che entrò la madre del bimbo. Come una chioccia, attraverso la porta. Prese il bimbo per un polso, riempiendolo di parole espresse con una certa durezza, e senza degnare d’uno sguardo l’uomo che la osservava, portò via il suo bambino.


CONTINUA

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Vittorio Fioravanti
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MessaggioTitolo: Re: TRE UOMINI IN TRENO ***   TRE UOMINI IN TRENO  *** Icon_minitime17/9/2008, 13:23

Cosa faccio? ...torno a rintanarmi nella poesia? Crying or Very sad

Vittorio Fioravanti ***
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: TRE UOMINI IN TRENO ***   TRE UOMINI IN TRENO  *** Icon_minitime17/9/2008, 16:22

Vittorio, posta tutto il seguito, ma tutto, e ti prometto lettura e commento. Gratis, ah! Laughing
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Giuseppe Buscemi
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Giuseppe Buscemi


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MessaggioTitolo: Re: TRE UOMINI IN TRENO ***   TRE UOMINI IN TRENO  *** Icon_minitime17/9/2008, 17:06

Cacchio! L'epilogo c'è già!
Arriverò, come promesso, ci metterò un po' perché in Sicilia i treni sono lenti, ma arriverò. Very Happy
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: TRE UOMINI IN TRENO ***   TRE UOMINI IN TRENO  *** Icon_minitime17/9/2008, 17:10

Vittorio, leggo ora questa tua.
Stampo eh...
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Vittorio Fioravanti
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MessaggioTitolo: Re: TRE UOMINI IN TRENO ***   TRE UOMINI IN TRENO  *** Icon_minitime24/10/2009, 12:57

Ripresento in punta di penna questo mio lungo racconto, frammentato - forse - ma con una sua accettabile continuità.
Me l'ha richiesto un caro amico...
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: TRE UOMINI IN TRENO ***   TRE UOMINI IN TRENO  *** Icon_minitime24/10/2009, 13:00

E tu fai bene, caro Vittorio, bentornato Smile
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MessaggioTitolo: Re: TRE UOMINI IN TRENO ***   TRE UOMINI IN TRENO  *** Icon_minitime

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