domani sarà un altro oggi e oggi soltanto l’ennesimo ieri

Sono nato il 17 aprile del 1968.
Non ho mai contestato questa data. Oggi però mi chiedo almeno perché, perché sono passati i miei anni e sono ancora “solo” esattamente come quel lunedì. Allora in una culla, oggi in una felpa.

Non sono neanche passato in chiesa a salutare Zio. Sono colpevole, di certo, ma non sono ipocrita. Preferisco fare un giro in macchina. Scendo dai Castelli, soprattutto da quelli in aria, lascio il traffico bestemmiarmi contro, ma soprattutto mi godo il sole sfuggito all’abbraccio delle mie nuvole che scende sulla sua volta, accendendo riflessi di ottone sul parabrezza. Riesco a sentire il suo tepore sulla faccia, riesco anche a sostenere il suo sguardo, ho gli occhiali da sole. Ho già cambiato tre cd. Il piccolo dorme e non si lamenta se il volume è alto. Amo guidare, se queste sono le condizioni. Senza alcuna idea di dove andare, guidare più che altro per dare potenza e-motiva alle canzoni.

“Guarda quanti idioti felici in comodi blister di lamiera, e guardati, uomo stupido, nello specchietto, dove l’hai perso l’ultimo tuo sguardo felice? Meno male che ho gli occhiali scuri. Odio i miei occhi azzurri, sembrano gioielli impoveriti da una montatura di latta. La mia vita è una montatura, fatta di ideali docili che si piegano a tutto e che, ormai logori, stanno cadendo a pezzi. Eppure morirò per la mia collezione di pietre colorate.
Ho chiesto aiuto, Zio. Ho chiesto rispetto, Zio. Ho sperato di ritrovare mia moglie, Zio. Niente. Neanche un pozzo per spenderci gettoni del telefono del ‘68. E a chi telefono? Devo poter parlare, ho bisogno di vivere eppure mi sento così indolente.

In certi momenti vorrei poter trattenere certi pensieri.

Questa canzone è bellissima e ogni volta riesce ad esserlo in modo diverso.

We dared to ask for more
But that was long before the nights began to burn
You would have thought we'd learned
You can't make promises all based upon tomorrow *

Mio figlio dorme. Sembra un angioletto, vuole andare dalla mamma.
Bene allora parliamo anche delle elezioni. Cosa me ne dovrebbe fregare di chi governa il mio Paese (mio?) se nessuno mi aiuta a riordinare il sistema elementare della mia famiglia. Faccio la guerra? Sono obiettore di coscienza. Perifrasi della mia (in)utilità: obiettare coscienza in un contesto sociale dove la coscienza non vale un cazzo. Un po’ come laurearsi in scienze politiche, si fa fatica e si ottiene un diploma di disoccupazione aggravata da uno zaino saccente di coscienza sensibile. Chi mi riaggiusta la famiglia? Ed io che poso fare? Urlo, picchio mia moglie o, come molti di voi, semplicemente la tradisco perché me lo merito e poi torno a casa col pisello soddisfatto ed un sorriso da “family man”?
E’ questo il sistema basato sulla famiglia? Bene tenetevelo e non usatemi per reclamizzarlo con sorrisi di circo-stanze da “grande fardello”.

Nessuno conosce, né ha sentore della mia rabbia. E mi auguro nessuno la scateni. Sono sull’orlo di una crisi di nervi, lascio alle parole portare via aria dai miei polmoni. Scrivo spesso per non accumulare pressione sulle tempie. Ma non tollero che mi si prenda per il culo.
Non andrò a votare neanche questa volta. Ormai sono anni che rifiuto di essere complice di certi fallimenti organizzati a destra e a manca in nome della Cosa Pubblica. Sopporto male, sebbene in silenzio, l’ipocrisia dei politici che salgono puntualmente sul carro allegorico dei vincitori. Sono uscito definitivamente dalla fase della grande dicotomia, dell’uno buono e l’altro cattivo.
Lasciatemi perdere, se questo significa vincere, non servitevi più della mia morale.
Io credo nell’uomo, ma non riesco più a fidarmi degli uomini.

Happiness, security are words we only borrowed
For is this the answer to our prayers, is this what God has sent?
Please understand this isn't what we meant

The future couldn't last, we nailed it to the past
With every word a trap that no one can take
Back from all the architects who find their towers leaning *

La strada davanti è libera, il sole sgrana i contorni e il volante è docile più dei miei pensieri. Ci sono persone che attendono la corriera. Darei loro volentieri un passaggio, ma so che presto li annoierei. Ho bisogno di star da solo per riflettere sulla sofferenza della solitudine. Non è un controsenso, è l’inizio di una crepa da cui sta sfiatando rabbia da troppo tempo gonfiata a mie spese.

Di nuovo ri-fiuto il mio poetico dolc(e)stro.

Ho parole che sono rasoi e non le userei mai per ferire nessun foglio. Ma se lo facessi inizierei una guerra che porterei avanti senza alcuna pietà. Sono ancora vigliacco e non riesco nemmeno ad immaginarmi con una divisa, né schierato per un ideale raffazzonato. Desidero al limite un orticello, un pezzo di carta, anche in affitto, per coltivare sensazioni, niente più. Non voglio sposare nessuna idea, ho già un gran lavoro a proteggere le mie, sì perché lascio passare chiunque sul mio terreno, le mie colture non dovrebbero temere i passi di alcuno, se ne nutrono piuttosto.

Passa, se vuoi, ripassa e fermati, ma non calpestare con intenzione dolosa la mia povera arte. Se hai fame mangia, ma non sprecare il mio lavoro se sei sazio.

Non cammina a terra la mia anima, evita di farle sgambetti.

Sono stanco di trattenerla. Lasciala stare, se la facessi cadere potrei decidere di usarla per armarla di rabbia, quella più sporca.

Il sole ora è alle spalle. Il piccolo è con la mamma e la musica, sempre la stessa canzone, giustifica il mio testo, questo, di p(u/a)ranoia.

And every prayer we pray at night has somehow lost its meaning
For is this the answer to our prayers, is this what God has sent?
Please understand this isn't what we meant

A long time ago when the world was pretty
Standing right here in a different city
They're not coming back any more
They're not coming back any *

Domani sarà un altro oggi e oggi sarà soltanto l’ennesimo ieri.

Is this the answer to our prayers, is this what God has sent?
Please understand this isn't what we meant *




*

Citazione :

chi mi riaggiusta la famiglia?

è una richiesta difficile.
Nessuno ti riaggiusta la famiglia se non tu.Se lo vuoi, se lotti, se ci perdi la testa.

Ti davo qualche anno in più avendo letto molte tue cose, ma poi mi rendo conto che l'amarezza non ha età.

.".Illuminate da
una debole luce, osserva così le ombre dei giorni, che si stagliano
lungo le pareti e pare che danzano un macabro ballo.


Sono giorni pesanti, immanenti, gravidi di niente.


Sono i giorni parassiti, vissuti sul ciglio del letto, di mani tra capelli, di rumore bianco.


Come le briciole sul tavolo,sono i giorni avanzati dal giorno prima.


Giurassici, pachidermici, abortiti dall'attesa, elemosinano parole.


Hanno le gobbe del tempo perduto, gli occhi scoloriti e la pelle cameleontica di chi ha paura." ( G.l.P.)

____gin

Bellissima canzone, vero, forte e intensa, come la rabbia che si legge nelle tua parole.
Disperatamente rabbia.
E qui, la rabbia si sublima:

Ho parole che sono rasoi e non le userei mai per ferire nessun foglio. Ma se lo facessi inizierei una guerra che porterei avanti senza alcuna pietà. Sono ancora vigliacco e non riesco nemmeno ad immaginarmi con una divisa, né schierato per un ideale raffazzonato. Desidero al limite un orticello, un pezzo di carta, anche in affitto, per coltivare sensazioni, niente più. Non voglio sposare nessuna idea, ho già un gran lavoro a proteggere le mie, sì perché lascio passare chiunque sul mio terreno, le mie colture non dovrebbero temere i passi di alcuno, se ne nutrono piuttosto.

Passa, se vuoi, ripassa e fermati, ma non calpestare con intenzione dolosa la mia povera arte. Se hai fame mangia, ma non sprecare il mio lavoro se sei sazio.

Non cammina a terra la mia anima, evita di farle sgambetti.

Sono stanco di trattenerla. Lasciala stare, se la facessi cadere potrei decidere di usarla per armarla di rabbia, quella più sporca

cos'è la società, l'evoluzione dell'essere animale o la sconfitta dell'anima?[/quote]

Una bella domanda.

La società è un modello, fatta di simboli, che mutano con il mutar del tempo.

Come i cartelli stradali. Ieri quella strada era a senso unico, oggi no.

Il concetto non cambia, qualcuno ha deciso ( forse per questioni pratiche) come deve

essere transitata quella strada.

Le questioni pratiche poi diventano questioni di potere, "
certo chi comanda, non è disposto a fare distinzioni poetiche"

La famiglia all'interno della società è la prima cellula dove bisogna imparare

a transitare, secondo codificazioni gerarchiche, inseguendo costumi e costumanze

spazio-temporali.

Ultimamamente solo attraverso codificazioni mediali e virtuali.
Dal mulino bianco, sino al mulino di sangue.
Tu dici l'anima. Non possiamo mettere in relazione un dato oggettivo con uno
soggettivo, è impari.
Parlerei piuttosto di fame d'affetto e di solitudine, questo credo sia il male oscuro
della famiglia.

Salvare la famiglia...missione delle missioni.

Ma non tutti riescono ad essere missionari.

____gin

Scusa ma son spariti i tuoi commenti o io sono veramente pazza...( la seconda che hai detto). Mah.


______gin

Letto, letto e ascoltato. Arriva forte.
Molto.

Daniela

Belin, che avatars! Casso, che prosa !! Porco Osbourne che cansone!! (ho messo Osbourne, perchè se scrivevo porco james, il secondo cantante dei Black Sabbath, mi cacciavano dal sito)...