Eri la terra dove il sì sonava,
Dove il sole brillava dolcemente,
Dove il camoscio placido saltava
E la valanga a valle scivolava
Quasi timidamente.
Eri la terra di poeti e santi,
di giornalisti intrepidi, d'attori,
di genti generose e di briganti,
di giullari, pittori e naviganti,
di miseria e dolori.
Oggi diversa appari al pellegrino
che giunge alle tue sponde affaticato
il sì non suona più ch'il rio destino
pure il linguaggio, alfine, ha deturpato.
Il sole inaridisce le pianure
o si cela per mesi, e la tempesta
inonda i campi e suscita paure.
'Sto clima fa venire il mal di testa.
Di camosci e stambecchi l'eco resta
fra i monti che li videro gagliardi,
le valanghe alle valli fan la festa
se dei torrenti rompono i baluardi.
I rampolli d'Apollo son spariti,
le Muse in altri lidi ormai migrate,
ed i "poeti" vagano spauriti
fra rime scarne e poco equilibrate.
La santità dell'anima è mutata:
oggi in Italia il mistico, l'asceta,
l'estasi compra bella e preparata
nelle bustine che la legge vieta.
I giornalisti intrepidi son pochi
anzi, non ve n'è più, son morti tutti!
Chi scrive sui giornali par che giochi,
chi legge alla Tivvù sembra che rutti.
Di giullari e d'attor l'epidemia
ha lasciato soltanto qualche esempio,
sì che a vederli in scena, in fede mia,
li uccideresti a vendicar lo scempio.
La gente generosa del passato
è diventata bieca e pensa male.
Il prossimo oggi passa inosservato:
se muore lo si apprende dal giornale.
Nulla rimane dell'Italia antica?
Se cerchi la miseria la ritrovi
con il dolore in men che non si dica:
La colpa è tutta dei briganti nuovi!