Mani...mie!

Dieci le dita, come sacri comandamenti,
rimandano a pietrose tracciate tavole
spirituali gesti, verbi d’amore,
in speculari attraversati palmi.

Dentro vivide mani mutevoli pieghe,
leggono nel calore impressi significati
essere preghiera, bisogno, perdono.

S’intrecciano, s’uniscono, si stringono,
infinite espressioni in assenza di verbo,
sovrastano inutili parole articolandone il moto.

Forza, disperazione, pace, devozione, conforto,
limpidi messaggi ne accompagnano il tatto
come libri aperti, scritti da universale lingua,
ne traducono epidermica sublime unione.

Chiedendo di stringere lividi volti,
sognando di solcare increspate forme,
ardendo d’esplorare odorosi anfratti,
bramano tacere in abbandonate pose
tra dolci spasmi in raggiunti amplessi.

Mani che nutrono, dissetano,
capaci di parlare al muto,
prestare luce al cieco,
donare ascolto al sordo;
come di narrar squallide menzogne
freddando i cuori in gelidi contatti.


Mani mie attendono ancora aperte, calzanti appoggi a serrarne simbiosi.