TIOLO: "Prossimo messaggio" (narrativa pubblicata nell'agosto 2006 su..... )....
Odio i telefoni, soprattutto i cellulari, ma a causa della mia professione devo possederne almeno uno fisso. La segreteria telefonica gracchia “ Come sta, dottore? Tic-toc-tac: vasca delle barchette, non mancare, non mancare, la vela vola oltre gli abissi del sole”. Click.
La tipica voce strascicata e stentata di Carmine Stella, un mio ondivago paziente. Sono sempre stato favorevole alla teoria di sprigionare quotidianamente almeno a esigue dosi la follia, ma non proprio stasera, dopo la mia ultimissima giornata di lavoro!
Devo rimettermi immediatamente il cappotto e uscire, invece che divorare una speedy pizza, nonchè godermi un documentario del National Geographic su Sky e la pensione.
Vasca delle barchette: il nonno di Carmine era mastro d’ascia, me l’aveva raccontato lui durante una seduta, da bambino gli aveva costruito un Cutty Sark in miniatura, preciso preciso al velocissimo veliero originale in legno con polena, alberi, sartie e tutto l'ambaradàn.
Quando si dice la fortuna di abitare in una minuscola città: so benissimo dov’è il parco con la fontana dove giocavo anch’io da piccolo, con un motoscafino di plastica a pile. Mi cozzava sempre contro lo zampillo sulla piramide in pietra al centro della vasca e si inceppava, così dovevo togliermi le scarpe e scavalcare il bordo basso, per entrarci dentro e recuperare il giocattolo più prezioso della mia infanzia, persino d’inverno, ma intanto all'epoca avevo i pantaloncini corti…
Ormai l’acqua non c’è più, la fontana è secca da decenni: ci salto dentro con i pantaloni lunghi senza nemmeno doverli arrotolare. Magari qualche altro nottambulo infreddolito può intravedermi dal boschetto e pensare che da curare sono io!
Bel burlone, Carmine Stella, intanto anche stavolta è riuscito a cavare fuori dal suo guscio ‘sto vecchio paguro misogino: c’è una birra Nastro Azzurro grossa, proprio sotto l’allegro zampillo che adesso esiste solo nell’ immaginazione dello strizzacervelli.
Dentro la bottiglia vuota è arrotolata una pergamena di carta stagnola incisa leggermente, forse con un coltellino Opinel: la solita poesia stralunata di Carmine Stella.
CLIPPER
Colgo il sibilo delle sirene in bilico
tra i riflessi del mare in tempesta sulle vele,
mentre vedo due Ulisse identici nella fontana.
Santiago il pescatore mi sta soffiando nell’orecchio
Itaca non esiste più, Penelope è morta, è morta
inghiottita dallo squalo bianco di Pinocchio,
ma so che anche Caronte è mentitore,
mi ha nascosto il sole in cambusa
e Magellano non abita più qui,
Ismaele è andato al cinema.
Un, due, tre, Stella!
Bàh, chissà dove sarà scappato quel marinaio vagabondo, forse sarà già rientrato in comunità. Gli telefonerò: ora non mi resta che tornare a casa a piedi.
Traffico un po’ con la serratura, accendo la luce, sbuffo, poso le chiavi sul tavolino, mi tolgo il cappotto e la giacca stropicciata, li sbatto sul divano accanto al telefono e ascolto il nuovo messaggio.
E’ Mauro, il centralinista del comando dei carabinieri. Carmine si è gettato in mare dal grattacielo.