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 La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago

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Giuseppe Buscemi
Mario Malgieri
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Mario Malgieri
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Mario Malgieri


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MessaggioTitolo: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime10/10/2008, 14:52

Ser Bors stava seduto sul bordo del fossato, lo sguardo perduto in lontani ricordi.
Sotto le mura del castello, giù verso il villaggio, si udiva un gridare di bambini e un allegro vociare di donne.
Il Cavaliere aveva un'espressione pensosa sul volto abbronzato; più chiara, una cicatrice lo segnava dal labbro fiero su, a percorrere una guancia, sino a perdersi sotto la chioma di lunghi capelli grigi che scendevano alle spalle ancora possenti. Sul petto della semplice tunica azzurra era ricamato un drago del colore della notte, emblema dei temuti cavalieri Sarmati, sormontato da tre stelle di fuoco.
- Ti saluto Bors, cavaliere del Drago nero. -
Merlino gli era comparso davanti come dal nulla.
Aveva un'espressione grave e guardava Bors dritto negli occhi:
- Perché quel viso scuro? - proseguì - La tua insegna ancora incute timore ai nemici. I cantastorie narrano di quando gettasti nel terrore l'armata di Gundar il Sassone solo mostrando i tuoi colori sul campo, e quando ancora tu, con ser Galahad e ser Lancilotto, vi batteste contro cinquecento guerrieri Picti e li metteste in fuga. Queste e altre tue imprese ti rendono famoso nelle corti di tutta la terra.
- Merlino, io non sono capace di governare come Artù, o di inventare dolci rime d'amore come Lancilotto, e non sono nemmeno riuscito a morire in battaglia, come tanti dei miei compagni. Io so soltanto combattere, questo è lo scopo della mia esistenza, ma ora guarda come i bambini giocano sereni, come le donne lavano i panni alla fonte senza timore, come le armi e i vessilli giacciono nel buio delle armerie. Io sono inutile.
- Per questo sono venuto, ora ti attende una nuova prova, l'ultima.-
Bors si sentì sollevato, c'era ancora bisogno del suo braccio, la sua spada si sarebbe di nuovo intinta nel sangue dei nemici e ciò avrebbe dato un senso alla sua vita.
Merlino parve avergli letto nel pensiero, e scosse la testa con un sorriso.
- No, amico mio, per la tua ultima impresa non dovrai dare la morte, ma assicurare una vita. La tua forza servirà soltanto se qualcuno dovesse cercare di ostacolare il tuo cammino.
Ascolta bene, perchè nulla dovrà impedirti di raggiungere la tua meta.
Tu andrai a nord, oltre il grande muro costruito dal popolo che venne da lontano con l'aquila sulle insegne. Attraverserai le foreste e le brughiere dei Picti, giungerai ai piedi delle terre alte. Lì, e sarà al plenilunio, ti verrà incontro colei che attende, e saprai ciò che dovrai fare.-

Fu così che Ser Bors iniziò il cammino verso i suoi ultimi giorni, li sentiva avvicinare senza provarne timore. Nulla lo costringeva a tornare a Camelot, il suo voto di fedeltà a re Artù era stato sciolto da tempo, e soltanto quell'ultima impresa lo tratteneva ancora sulla terra.
Molte volte la luna piena si era alzata nel cielo, e molte volte le notti erano state buie e paurose, ma nulla era accaduto. Ora il vecchio palafreno dal pelo giallo procedeva stanco, l'elmo brunito riposava accanto alla lunga lancia mentre sulla corazza di cuoio e lamine di ferro affioravano macchie rossastre, non più sangue dei nemici trafitti, ma solo ruggine deposta dalle troppe notti sotto la pioggia e dai tanti mattini di rugiada.
Il braccio del cavaliere, per antico istinto, mai si allontanava dall'elsa di Guwyn, la spada che gli aveva donato suo padre molti anni prima, quando, appena ragazzo, aveva lasciato il suo villaggio dall'altra parte del mondo conosciuto per seguire l'esercito di un Impero che non c'era più. Attraversando un calmo ruscello, per un attimo l'acqua rimandò il riflesso dello scudo rotondo, appeso sul fianco della sella. Era del colore del cielo al tramonto o, come appariva ai nemici intimoriti, del sangue vivo, e vi brillavano le tre stelle a incoronare il Drago nero.
Nessuno sinora si era opposto al suo andare, troppo timore ancora incuteva la sua insegna. Ma pure nessuno si era avvicinato, e niente era accaduto nonostante da molti giorni si aggirasse senza una meta precisa per le valli e le brughiere ai piedi delle Terre Alte.
Oltre il ruscello dalle acque limpide, il sentiero scendeva verso un lago scuro, del quale a malapena si intravvedeva nella foschia l'altra riva.
Bors iniziò a seguire la sponda boscosa e presto si rese conto che sarebbe stato un percorso tutt'altro che breve e molto faticoso, il lago aveva un forma allungata e non se ne vedeva la fine. Spesso gli zoccoli del cavallo affondavano nel fango, altre volte il sentiero si inerpicava nella foresta, oscura e senza vita. Non si udiva un cantare di uccello, non un frusciare di cervo, né l'ululato del lupo.
La notte stava scendendo rapidamente e sulla luce sanguigna del tramonto era improvvisamente sorta la nebbia, che si avvolgeva in volute serpentine ai tronchi degli alberi e si apriva a fatica davanti al palafreno, soffocando il suono degli zoccoli come un pitone soffoca il grido della preda avviluppandosi al suo corpo.
Presto il sentiero fu smarrito, insieme alla stella del Nord che guida il viaggiatore.
Bors indugiò, poi scese di sella e, legate le briglie ai rami bassi di un albero, si sedette, la schiena appoggiata al tronco, l'elsa della spada sguainata vicino alla mano destra, lo scudo sull'erba, alla sua sinistra. Si preparò così ad attendere l'alba avvolto nel mantello, il pensiero intento alla disciplina appresa da Merlino che gli faceva vincere i propri sensi, lasciando la mente a librarsi sopra al dolore e ai disagi, intoccabile dalla fame, dal freddo, dalla paura e dalle seduzioni della carne.
- Cavaliere, degnatevi di accettare la mia ospitalità, che in questa notte la foresta è amica solo di belve e spiriti malvagi.-
Bors si alzò di scatto, impugnando la spada. La voce femminile che proveniva dal folto lo aveva sorpreso, nulla avendo veduto o udito che annunciasse la presenza di un essere umano. Ma un attimo dopo lei era lì, una torcia ad illuminarne il volto austero, senza età.
Ciò che Bors notò sopra ogni cosa furono gli occhi. Lunghi, scurissimi, le pupille verticali - come quelle di un felino, oppure di un rettile - pensò Bors con meraviglia mista a timore.
Stava ritta, a fianco di una sottile traccia tra l'erba che conduceva dove la nebbia si era sollevata lasciando apparire la riva del lago e un piccolo maniero illuminato da fiaccole infisse sulle mura.
Le labbra di Bors s'atteggiarono al sorriso, ma i suoi occhi attenti scrutavano quel volto, senza riuscire a scorgerne la luce; eppure nemmeno un accenno di ciglia, del tutto inesistenti, ne celava lo sguardo.
- Poiché siete così cortese, nobile Dama sconosciuta, e la notte avvolge questi luoghi a me ignoti, accetterò la vostra offerta. Ma vi prego, vi piaccia dirmi il vostro nome, che io possa sapere a chi devo questa ospitalità, e io vi dirò che sono...-
- Io conosco già il vostro nome - l'interruppe la Dama - voi siete Ser Bors, il cavaliere del Drago nero. Vi stavo aspettando, seguitemi.-
Lasciando queste parole a smorzarsi nel silenzio, si voltò e si diresse verso il maniero, tenendo la torcia ben alta.
Bors con un sospiro abbassò la spada. Di certo la Dama era colei alla quale Merlino lo aveva inviato, la sua ricerca era finita.
Non esitò più, sciolse il cavallo conducendolo per le briglie, in silenzio.
Il maniero sorgeva su di una piccola isola, collegata alla riva da arcate di pietra che terminavano al ponte levatoio. Il grande portone di quercia era aperto.
Bors entrò, mentre il suono ritmato degli zoccoli del suo cavallo risvegliava echi dalle antiche pietre, troppo a lungo rimaste silenziose.
Il portone si chiuse alle sue spalle senza alcun rumore. La luna intanto saliva dall' estremità del lago e si slanciava verso le cime delle montagne, pronta ad illuminare un evento straordinario.
Entrarono in un ampio salone con sette piccole finestre aperte sulle acque.
La Dama gli sorrise, ma solo con le labbra. Sopra un leggio, un grande libro sembrava attendere da secoli chi l'avrebbe letto. La Dama lo indicò
- Leggete dove è aperto, e tutto vi sarà chiaro. -
Le pagine erano ingiallite e le parole, scritte con grafia antica, erano sbiadite dal tempo, eppure Bors, leggendo ad alta voce, capì con stupore che narravano ciò che stava avvenendo.


" I Cavalieri nel corso delle loro nobili imprese uccisero quasi tutti i draghi della Terra.
Alla fine ne rimase soltanto uno, una femmina che viveva nel castello sulle rive del lungo lago oscuro, ai piedi delle terre alte.
Presto la nobile razza dei Draghi si sarebbe estinta, e questo sarebbe stato foriero di gravi sciagure per gli Uomini tutti.
Ma avvenne che un nobile Cavaliere, discendente dalla stirpe del Drago nero, fu inviato dal saggio Merlino alla dimora dell'ultimo drago, recando lo sposo per perpetuarne la stirpe.
"


Guardò la Dama con meraviglia e ne incrociò lo sguardo calmo ed enigmatico.
- Ser Bors, seguitemi. Lasciate qui la spada, ma portate lo scudo. -
Alla luce del plenilunio, La Dama e il Cavaliere si fermarono sulla riva del lago, sotto le mura.
Senza esitazione, la Dama si liberò delle vesti, incurante del visibile turbamento di Bors. Era bellissima, sulla sua pelle lucente mille scaglie di drago brillavano mentre iniziava ad immergersi quasi sensualmente nelle acqua gelide.
Al contatto dell'acqua, le forme di lei iniziarono a mutare; partendo dai candidi piedi e risalendo le gambe perfette il colore della pelle si scuriva, mentre la Dama pareva allungarsi e farsi affusolata, e il corpo tutto assumeva sempre di più l'aspetto di un grande, terribile rettile. Ma prima che la trasformazione fosse completa, la creatura si avvicinò a Bors, e la sua bocca sfiorò quella del cavaliere in un rapido bacio.
- Grazie per avermi portato lo sposo, ser Bors. -
Il cavaliere si era sentito soggiogato e attratto insieme, e aveva creduto di percepire un invito. Fece per trattenere a sé quel corpo così strano eppure desiderabile, ma ella si ritrasse con un sorriso.
- No, Cavaliere, non siete Voi il mio sposo. Datemi il vostro scudo, ve ne prego. -
La voce era divenuta profonda, sibilante eppure ancora gentile. Si stava immergendo ancora di più, e più entrava nell'acqua più grande, terribile, magnifica, sinuosa, diventava.
Bors le porse il grande scudo di guerra che la dama immerse lentamente nell'acqua proprio dove il riflesso della luna pareva volerne accarezzare la superficie.
Subito le tre stelle si misero a pulsare, illuminandosi a rivaleggiare per splendore con la luna mentre il drago parve allargarsi, allungarsi, acquistare vita e corpo. Alla fine, un terrificante urlo di trionfo risuonò nella valle a raggelare tutti gli esseri viventi che ne popolavano la notte. Il Drago era finalmente libero.
- Vieni mio sposo, ti aspettavo, questa è la tua nuova dimora, il nostro regno, qui i nostri figli e i figli dei figli perpetueranno la stirpe dei Draghi -
Due forme scure si allontanarono dalla sponda, immergendosi ed emergendo dalle acque in un guizzante gioco d'amore.

La folta chioma dell'albero gettava la sua lunga ombra verso i margini della radura degradante verso le acque scure. La luna aveva esaurito il proprio compito ed era tornata a celarsi tra i monti, mentre il sole, appena sorto, annunciava una limpida giornata. Il lago s'increspava quietamente e piccole onde lambivano la riva con un sussurrio che tentava invano di coprire quello delle fronde accarezzate dal vento.
Nel maniero, il ponte levatoio era abbassato, e nulla indicava che all'interno vi fosse qualcuno.
Bors sedeva sulla nuda terra, la schiena appoggiata al tronco, l'elsa della spada sguainata vicino alla mano destra. Gli occhi erano chiusi sul volto segnato.
Pareva che nulla fosse mutato da quando era scesa la notte, ma lo scudo non riposava più sull'erba accanto alla fredda mano sinistra del cavaliere.
Il cavallo si avvicinò, col muso toccò dolcemente il capo del suo padrone e indugiò inquieto, nell'attesa della solita ruvida carezza che non giunse mai.

Al largo, sulla superficie del lungo lago che gli uomini un giorno avrebbero conosciuto come Ness, il rapido apparire di scure forme serpentine avrebbe testimoniato per l'eternità che il Cavaliere del drago nero aveva portato a termine la sua ultima impresa.

La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Gloag1


Ultima modifica di mariovaldo il 11/10/2008, 09:19 - modificato 4 volte.
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime10/10/2008, 15:22

Drago d'un mariovaldo! Laughing
Abilità, attenzione ed eleganza solite. Spiccano alcune descrizioni (la trasformazione della draghessa, per esempio).
Ciao
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime11/10/2008, 21:02

Non smettere mai di raccontarmi le tue fiabe, per favore.
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime12/10/2008, 16:15

Grazie Gibbi, grazie Daniela.
No, non smetterò (spero) di scrivere le mie fiabe, anche se le leggiamo in tre a me diverte troppo scriverle Smile
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime12/10/2008, 16:17

Hai ragione, non importa chi le legge: importa ciò che lasciano dentro a chi lo fa.
E tu, ma guarda un po', lo fai spesso.
Ciao Marione!
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holly prosati
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holly prosati


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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime12/10/2008, 17:58

una storia intensa, al 4° è piaciuta molto Smile
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Rosario Albano
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Rosario Albano


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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime12/10/2008, 19:07

Anche a me è piaciuta molto...

Come ho già detto (in altro post...) le fiabe mi piacciono molto (anche quelle senza lieto fine...), poi il medio evo, solo a nominarlo mi fa sognare...
Diciamo che i temi che hai ben scritto nella tua ci accomunano!
(ho dovuto stamparlo però, la lunghezza era congrua, ma il video è traditore assai...)
Io non ho pazienza e continuità per scrivere in prosa: per questo Ti (vi...) ammiro ed un po' ti (vi) invidio, ma il genere l'ho trattato anch'io, usando (nel senso di sfruttare e dilatare) il verso, mi piacerebbe che tu mi dessi un giudizio: nudo e crudo, eccotene un esempio:

RACCONTACI ANCORA MENESTRELLO

<< …Il corno risuona. È un pianto d'allarme:
Il principe s'è smarrito! È solo nella foresta:
Selva incantata, patria di torvi gnomi. Carme
Di rugiada, pianto d'un reame, resta
A fare da statua di pietà al re senz'arme

E ora senz'erede e alla sua affranta consorte,
Regina che regge un cuore di sale, nero…
Tra i grilli notturni e le rane con le gole ritorte,
Nel pantano del bosco, della paura prigioniero,
Sta il reale infante, trema e trema forte;

Il freddo mago di sventura, fischiando lo sfotte,
L'ululato del lupo o della iena: l'allerta
Ad ogni istante. Al piccino perso, solo nella notte
Le ombre degli alberi gli fanno da buia coperta;
Geme il bimbo e s'acquatta vinto sulle foglie rotte…

Oltre la mezzanotte: s'affligge il re sulla torre alta,
La più vicina alle nivee e gelide stelle,
E vede il mesto rientrare, che tenuemente risalta,
Del sergente, dei cani e delle spossate sentinelle,
Dall'orrida boscaglia, a mani vuote: con sole lagrime alla ribalta…

Suona tamburo il tuo funesto ritmo! Ormai regna morte
E disperazione, sulla blasonata famiglia. La regina,
Madre spezzata, erodendosi ha chiuso alla vita le porte…
Di drappi neri e cori di requiem, s'empita la terra fino alla marina!
Non c'è più speme e né scatto, da contrapporre alla malasorte…

Il bel fanciullo è svanito? Finito tra aguzzi denti
O esangue è spirato in qualche limaccioso greto?
È più d'un anno bimbo che i tuoi occhi di sole sono spenti!
Ed il re tuo padre, beve vino e beve, ma in segreto
Brama in cuore, di riunirsi presto a voi, anime silenti…

Tutto il reame è ormai solo ortica, lezzo e oblio;
Gli armenti, i frutteti, i fiori: sogni d'oro del passato.
I nobili e la plebe: uno sciame di vespe in eterno ribollio,
Che non vola, non impollina, sfiorisce e si sgretola col casato…
Una volta centro d'imperio e colmo d'argento, tutto un tintinnio…>>

……………………………………………………………………..

<<…Non c'è più fiato, manco per il suono dolente d'un corno,
Cumuli di terra gli spalti turriti dell'atavico castello…
Il vento rabido sfregia i tumuli la notte ed il giorno;
Della potente corte solo un vago, scialbo ritornello:
"Un re perse la sposa e l'erede svanì senza far ritorno,
La foresta se la ride, l'aquila ci vola sopra, ed il menestrello

Racconta che, la morte, s'è preso anche il mantello!">>



E' una mia composizione giovanile, quindi con il verso e la metrica un pò forzata, ma nella mia mente doveva essere un simil-favola nera...
Spero di non essere inopportuno e di non annoiarti...

Ciao Ser Mariovaldo
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime12/10/2008, 19:37

" E' una mia composizione giovanile, quindi con il verso e la metrica un pò forzata, ma nella mia mente doveva essere un simil-favola nera...
Spero di non essere inopportuno e di non annoiarti..."



Net, non sei inopportuno e non mi annoi, figurati, siamo qui per leggere.
A me le atmosfere cupe piacciono un sacco, come testimoniano molte delle mie pagine, (le cornamuse di Glencoe, il battito della luna, il rtorno di baba-yaga... ) e quindi ho letto con piacere il tuo poemetto. Non sono in grado di dare un giudizio tecnico sulla metrica, mi limito a dire che mi è piaciuto molto il tema, la storia e l'atmosfera. Magari qualche vocabolo stona un pochino, (a mio inesperto parere) come "sfotte" e "manco"... ma tu stesso hai detto che si tratta di un'opera giovanile. I miei complimenti sinceri.
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime12/10/2008, 19:38

holly ha scritto:
una storia intensa, al 4° è piaciuta molto Smile

e anche al 4° i miei ringraziamenti Smile
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Massimo Guisso
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Massimo Guisso


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MessaggioTitolo: Re: La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago   La leggenda di Bors, Cavaliere del Drago Icon_minitime13/10/2008, 10:51

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