PORTATEMI VIA DA QUESTO ATACAMA
Affondo i miei piedi nella sabbia bollente
è giallo intenso.
è delirante allucinazione, continuare a cercare.
A cercare.
A cercare.
Indietro orme solitarie, prove della mia vita.
dune alte roventi,
dune schiaffeggiate dal vento.
è delirante allucinazione, continuare a camminare.
A camminare.
A camminare.
Davanti, illimitato spazio di sabbia
ai lati abbagliante terra d’oro senza orizzonti
solo il colore azzurro dell’ombrello del cielo
la mia fronte è arsa, la mia bocca è di fuoco pastoso
è delirante allucinazione, continuare ad andare.
Ad andare.
Ad andare.
Cado in ginocchio nella polvere che brucia.
poi piango, e che altro fare?
ma chi m’ha condotto per questo ATACAMA?
ma chi m’ha detto che tutto deve essere ATACAMA?
è delirante allucinazione, continuare a pensare.
A pensare.
A pensare.
Deserto, spazio affollato di soli fantasmi.
Io non t’amo.
Io non t’amo.
Portatemi via da questo ATACAMA!
Presto!
DELIRANTE ALLUCINAZIONE
Nel caldo giallo, serie polvere di fuoco,
ho infranto l’ultima porta del reale
e vedo torri d'adobe luccicanti d’oro
che bucano il cielo
e pietre sporche che parlano,
pur restando mute!
Nel torrido prato, che brucia erba e cadaveri,
ossa bianche lasciate a adorare il sole serpente,
ho attraversato l’ultima soglia del finito
e vedo uccelli sozzi di morte, volteggiare e calare in picchiata,
rostri ossei riempirsi di budella e sangue,
artigli infami strappare sostanza organica
e straziare strisce di pelle secca!
Nel paradiso del silenzio incandescente,
dove suoni di viscidi strisci
spaccano il sensibile e divorano la musica distorta:
lontani e allucinati stridii;
ho attraversato la barriera delicata del possibile
e vedo il muro rarefatto dell’aria-mattoni di gas,
scivolare lungo la scia nervosa del sudore
e sento il respiro d’ira che cerca di aggredire,
rubare fin l’ultima molecola d’ossigeno!
Ed io che godo in quest'ATACAMA,
disteso nel mio biondo deserto,
aspetto che si squarci anche l’ultimo imene che mi separa dall’oblio:
tuffo nervoso,
viaggio verso un nuovo ATACAMA!
NELL'ATACAMA
Il punto focale, si perde nello spazio infinito.
Ed io m'incammino, lento,
tra il soffice, polveroso oro arso.
Affondo i nervi dei miei piedi,
che bruciano sbuffando e sbalzando all'aria mille e mille
scintille impazzite nel sabbioso terreno di fiamme...
La meta che devo raggiungere è solo un'illusione ottica,
un tenue fantasma dei miei occhi.
Ed io asciugo le mie pupille nel sapore salato,
liquido umore dei pori della pelle,
mentre si secca anche l'ultimo enzima elettrico del mio cervello...
Mi distanzia dall'afferrare il mio evanescente obiettivo,
uno spazio tremendo ed ocre.
Ed io coperto di nudità bruciate
e fasciato da bontà ultraviolette,
non posso nemmeno fermarmi a cospargere la crema delle mie piaghe.
Il dio degli Incas, reclama al suo amante di turno:
l'amplesso mostruoso ed astrale con il mio corpo...
Nell'ATACAMA: non ho raggiunto, infine,
l'oggetto della mia mente.
Proiezione fantastica e necessaria del calore delle mie cariche celebrali...
Nell'ATACAMA: ho solo vissuto...
Nell'ATACAMA: e mi sembra già tanto!
SINTESI
Solitudine non vera
Oblio di fuoco
Distesa d'oro intoccabile
Polvere gialla rovente
Sentieri di serpenti
Città degli avvoltoi
Bianco ossario disperso
Spazio abitato da fantasmi mentali
Dove incontri occhi vitrei
Dove vedi bocche impastate di sete
QUESTO E' IL MIO ATACAMA!
ATACAMA NOTTURNO
Contorni luminosi
si stagliano lontano
E’ il perimetro fluido color Azzurro-viola tenue
del mio corpo
Che si stacca
si stacca
si stacca
Ad echi concentrici
ad onde continue
a raffiche soffici ed intermittenti
Sono io che mi consumo
mi consumo
mi consumo
Disteso e semicoperto dalla sabbia fredda
granelli di ghiaccio
nel buio macchiato d’una notte desertica
Chi m’ha stordito?
ingannato?
e condotto?
In questo gelido e spettrale
ATACAMA NOTTURNO
Mentre io muoio
io muoio
io muoio...
ATACAMA: ANDATA E RITORNO
Ritorno trascinato da una forza nemica ed arcana
Per un istante maledetto
Lì dove tutto di polvere infuocata m’avvolgo
e mi brucia come al solito il petto...
Senza valigia e né pigiama!
Nel mio buco rovente ed illimitato: nel mio insensato stesso ATACAMA!
Non ne parlerò, l’ho già fatto e qualcuno ancora non me lo perdona!
Sarà per la mia sorte vecchia ed imbrogliona?...
Ma non ci resto a bruciarmi di nuovo il culo in solitudine!
Lascio di botto questa stolta, assetante latitudine!
E nel deserto: arida mentale sconosciuta zona,
Stavolta, ci restate voi e chi non vi manda in mona!
(non chiedetemi cosa vuol dire: mi ricordo solo che l'ho scritto tra i 17 e i 18 anni e che era un estate ed ero solo...)