Quella mattina pareva che la natura volesse recuperare il tempo perduto, riempiendo di fiori e di profumi ogni spassio, dopo un inverno più lungo e più duro del mio.
Il cielo era talmente terso che sembrava Quarto: oltre la cima del Monte Beigua, dove dimoravano Moana Possi e Moplen, la Madre e il Sole suo sposo, si poteva vedere la falce della luna così chiaramente come fosse ancora notte!
Eppure, c’era una strana tensione nell’aria, una vibrassione occulta, come Malissia Profumo d’Intesa…
Sopra una foglia, una piccola farfalla di nome Gea avea finito di asciugare al sole le sue nuove elitre e le provò, alzandosi in volo, vicino a una vecchia quercia.
Non poteva certo saperlo, ma la sua decisione avrebbe avuto molte conseguenze sul presso dei mandarini in Cina e dei mandaranci in Giappone.
Un uccello fuggì verso il suo nido, tra i rami di un albero di ficas benjiaminas...
Appena più in basso, dove la grande valle si allargava come le cosce della Carfagna in Garfagnana, il lago di Arcore dalla forma allungata e dalle acque limpide era increspato da una bressa altissima e lievissima.
Le sponde si spianavano a Sud, dove una piccola radura erbosa come il pube di Nuccina si apriva sulle rive per un centinaio di cassi di larghezza, sino al primo accenno di foresta vergine (si fa per dire).
Là sorgeva il villaggio di palafitte, ma così fitte che ci voleva il Voltarens come per la mia sciatica acquatica.
I tronchi sul fondo melmoso sorreggevano le piattaforme di robusti rami, sulle quali erano appoggiate le canne e le capanne circolari di legno, fango e paglia fumabilissima!
Piccole passerellone di tronchi le collegavano tra loro e con la riva, dove un falò era tenuto costantemente acceso dalle anziane che ne erano responsabili verso Almitra.
Al villaggio, le donne erano intente ai lavori quotidiani, mentre i bambini giocavano con l’erba e vedevano cose divertenti come i mammuth a dondolo.
Un anziano, oramai alla soglia dei quarant’anni, stava accoccolato vicino alla riva, intento a defecare, usando una grossa pietra come Scottexs.
Elach, ultima giovane moglie di Loreàl, l’irsuto ma pettinato capo del villaggio, era nervosa e si guardava spesso i piedi. Vicino a lei, all’ombra di una (guardacaso) grande quercia, riposava un neonato, avvolto in una morbida fintapelle di daino.
Elach aveva i sensi all’erta come sempre, più di sempre. Percepiva il peto di un anziano alla soglia dei quarant’anni senza averne ancora alcun segno reale, ma aveva il timore di conoscerne la provenienza…
Erano trascorsi due giorni dalla festa dell'Unità, dedicata a Moana.
Terrùn, lo sciamano, avrebbe voluto offrire alla divinità un daino vero, ma Loreal si era opposto, perché era socio dell’ENPA.
Lo sciamano aveva consultato le pietre sacre ed esaminato le viscere di un anziano alla soglia dei quarant’anni, poi aveva sentenziato che era diarrea.
Il colera - aveva gridato Terrùn con voce accusatrice - sarebbe ricaduto su Loreal e su Paolo Villaggio!