La storia di Olympia

Ci sono persone che amano viaggiare. Ne sono proprio drogate.
Lorenzo era una di queste. A 39 anni aveva già visitato mezzo mondo.
Australia, Kenya, Tanzania, Birmania per lui non avevano segreti così come il vecchio continente.
Con “Avventura nel Mondo” oppure armato solo della sua fidata canadese non c’era niente che lo spaventasse.
La sua passione la conoscevano tutti, comprese le sue colleghe che al ritorno dalle ferie attendevano con trepidazione il racconto delle sue avventure.
Di animo pratico, perfezionista nel suo lavoro, riversava la stessa energia nell’organizzare i suoi meravigliosi viaggi.
Ne sapeva qualcosa la segretaria dell’agenzia da cui prenotava i suoi voli aerei.
Appena lo vedeva entrare, il sorriso le illuminava lo sguardo, ed il suo computer magicamente s’inclinava a ricever le attenzioni del nuovo venuto.
Eh sì, Lorenzo era proprio un gran bel fusto ed ogni volta la ragazzina si stupiva dell’inventiva che gli vedeva applicare, riuscendo a risparmiare anche 500 euro cambiando rotte di imbarco e sfruttando le offerte delle compagnie low cost.
“Spender poco e veder tanto” era il suo motto che spargeva in gran misura tra le pareti del suo ufficio…ed anche oltre fino ad arrivare dal 7° al 1° piano dello stabile!
Ad ogni collega interessato lui elargiva il suo discernere con magnanimità, in particolare alle colleghe più carine.
Ogni suo itinerario era organizzato alla perfezione; il viaggio in ostelli o campeggi, a seconda della scelta, non aveva segreti per lui. Non decideva mai da casa ma sul posto, da perfetto viaggiatore, e non sbagliava mai. Nemmeno una volta le sue colleghe si erano trovate ad ascoltare i suoi lamenti.
Lui, estroverso per natura, amava dilungarsi nel raccontare le sue imprese, gongolando al vederle strabuzzare gli occhi, incantate da terre sconosciute.
Così quel giorno, al vederlo rientrare, le due colleghe del suo ufficio si misero in ascolto. Quella volta aveva visitato la penisola malese.
Le due a malapena erano uscite dall’Italia. Entrambe sposate e con prole non avevano di certo soldi da sprecare.
Quel fatidico giorno, Monica non riusciva a concentrarsi sul lavoro mentre Lorenzo sciorinava i piatti esotici che si era gustato.
Oddio, fuori dall’Italia la cucina non era granché ma il dialogo forbito del vicino era tale da farla diventare verde d’invidia.
Dopo la prima mezz’ora persa in convenevoli, era abitudine passare alla visione delle foto ma quel giorno Lorenzo non lo proponeva. Le due donne si guardarono sorprese.
L’uomo infine confessò. L’ultima sera a Singapore non aveva eseguito i controlli di rito lasciando la sua adorata digitale Olympia in un armadio.
Che disdetta! Una mossa da dilettante ma lui, uomo di mondo, aveva già la soluzione.
Per sua fortuna era riuscito a rintracciarla tramite l’ostello. Ora, a Singapore, il suo pacchetto aspettava il corriere per la spedizione.
Il viaggiatore cominciò a far progetti, certo di risolvere in fretta la spiacevole questione. Dopo mezz’ora il tono di voce gli si era abbassato di un’ottava.
Contattata la FEDEX, una volenterosa addetta gli aveva snocciolato le modalità di spedizione spiegandogli che occorreva essere abbonati per ricevere pacchi dall’estero e solo i titolari di un’impresa lo potevano essere.
L’alternativa richiedeva più tempo e molti adempimenti burocratici, compresa l’apertura di un conto corrente. E, tra costi di inizio pratica e documenti necessari, il suo pacchetto lo avrebbe rivisto forse a Natale, salassato ancor di più.
Le altre compagnie non gli riservarono sorte migliore.
Le colleghe, perfide, riuscirono a malapena a girarsi prima di dar sfogo al loro attacco di riso convulso.
Non fu un bel gesto, ma non capitava sovente di vedere il gran sultano in difficoltà.
Il titolo, Lorenzo se l’era guadagnato sul campo di battaglia. Qualsiasi femmina varcasse la soglia del suo ufficio non aveva occhi che per lui; erano anni che non perdeva il suo primato. Sorriso ebete, occhi da triglia e via, la ragazza era fregata.
E, naturalmente, lui ne se compiaceva dispensando il suo sorriso.
Monica e Serafina, invece, erano stranamente immuni al suo fascino letale. Entrambe ancora perse dei rispettivi compagni sembravano non risentirne affatto.
Dopo anni di lavoro e la mancanza di promozioni le due si erano convinte di essere state scelte apposta per la loro singolare caratteristica: affiancare il sultano evitando casini di cuore.
Una settimana passò ed il colorito sano ed abbronzato di Lorenzo si spense, rendendolo sempre più preda di idee folli.
L’ultima, la più sconcertante, lo vide progettare di dirigersi a Malpensa per fermare i turisti in partenza per Singapore.
Monica, pentita della sua poca amicizia, cercò di sconsigliarlo, certa che l’avrebbero arrestato alla dogana. Chi diavolo poteva esser così stupido da prendere una consegna alla cieca? Ed ancor più, come spiegare al capo che il proprio sottoposto, appena tornato da un mese di ferie, era bloccato in aeroporto? Dotata di una fervida immaginazione, la donna riusciva a scorgere già tutta la scena che si sarebbe dipanata di lì a breve, compreso il conseguente aumento delle sue ore di straordinario a supplire l’assenza forzata del collega.
Le pratiche si accalcavano sulle scrivanie mentre Lorenzo sognava ad occhi aperti il suo Santo Graal. Urgevano rimedi immediati.
Ma cosa si poteva escogitare per risolvere il problema?
E poi l’idea arrivò, accecandole gli occhiali.
Ora occorreva solo l’occasione propizia.
Fu un gioco da ragazzi orientare la conversazione sull’imminente viaggio esotico di Ugo, il collega del Legale, a caccia del podio Ferrari.
Il caffè scivolò miseramente sulla buffa, ridicola, cravatta a pois di Lorenzo mentre realizzava la portata dell’evento e si caracollava nell’ufficio adiacente il suo.
Fu così che la pace tornò a regnare sovrana, le pratiche si dissolsero, e tutti vissero impiegati e contenti.

Ne hai di immaginazione, ragazza mia!

Certo che il "tuo" Lorenzo avrebbe fatto la sua figura nel campionario dei maschietti del IX round testé terminato (eheheheh)

Brava, brava: ti si legge che è un piacere!
Ciao
Al.

Mi piace quella sottile ironia che metti nei tuoi racconti. Brava
Mari

Moooolta immaginazione. Acchiappi sempre l'attenzione, tu.

Da leggere in un fiato, ironica, pacata e che ti lascia sempre un sorriso....
Brava, Musetta

un sorriso, si legge che un piacere
Nefer

...Singapore... Il podio Ferrari...
Divertentissima.

Febbre malese, febbre da fustacchione, febbre da Santo Graal... Febbrile, allora, ma garbato e disincantato.

Ma quanto mi piacciono le tue Storie, Musa (E nota la maiuscola, please).
Parti da eventi estranei e costruisci un divertente castello di parole. Ma davvero solido.
Sempre molto brava.

Sei tenera, Al.
Chissà perché capitano tutte a me

Grazie per la lettura, aMari

Ricambio, Nico. Tu riesci ad acchiappare la mia

La mia piccolina era dentro l’ultimo scatolone, Daniela. Che gioia ritrovarla

Mi piace il tuo sorriso, Nefer.
L’ho apprezzato, anche perché il mio la domenica è in cantina

Singapore...

Febbre, sì…la peggiore è quella calcistica, il lunedì mattina durante il campionato

Soglia...e tu mi leggi proprio bene

Ci sono persone che amano scrivere. Ne sono proprio capaci.