Non so chi sono.
Osservo, dalla vetrina del negozio,
manichini respirare
e nell’andirivieni di scarpe laureate
sento lo scricchiolio di un amore passato.
Parlo con il cane del vicino
latrati di ricordi
chiudono saracinesche di vita.
Ultimi raggi di sole
chiedono all’edicolante
il tempo di una ritirata
e mostrano al vecchio barbone
castagne compagne di ballo.
Il ghetto che porta alla chiesa
non pensa che ad un triste rituale.
Rivedo lontano mio padre
naviglio di tristi barconi.
Cammino è già notte inoltrata
la luna è un‘amica malata…
lampioni che giocano a carte,
panchine che sognano amore.
Un pezzo di carta e un cuscino
le stelle ad indicarmi il cammino.
Mi sveglio ed osservo Milano,
un uomo ha riempito il cappello,
anche oggi mi faccio un panino.
Non so chi sono…
ma ricordo un amore lontano.