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 un 31 dicembre qualsiasi

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Roberto Miano
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MessaggioTitolo: un 31 dicembre qualsiasi   un 31 dicembre qualsiasi Icon_minitime28/11/2008, 12:41

Alle diciotto già aveva piovuto tanto da far traboccare il mezzo bicchiere pieno del più inguaribile ottimista.
Alle diciotto e qualche spicciolo di minuto, Aldo era sull’uscio del negozio, aveva il sacchetto di carta pieno di giochi pirotecnici, i guanti da sci, i jeans, il maglione verdevviva, il cappello peruviano di lana di lima e il giubbotto di pelle rossa e nera modello maicol-bimbo-jackson (“thriller price”).
Sembrava non voler smettere di piovere e l’umidità, oltre a levigare il malumore di chiunque soffrisse di reumatismi, inficiava inesorabilmente l’efficacia della polvere da sparo, e la cosa era perlomeno sgradevole la notte di S. Silvestro.
Aldo sbuffò, strinse l’impiricontenuto della busta a sé, aprì l’ombrello a scacchi grunge e mosse passi decisi, schivando pozzanghere e altri ombrelli rotanti lungo il marciapiede.
Ogni tre passi, tratteneva fra i denti qualche vaffanculo. Botti lontani lo facevano anche bestemmiare il dio Miccione che evidentemente si riservava marciapiedi asciutti solo dove cavolo voleva lui. A tre metri era ormai visibile la sua Idyota Versus che lo attendeva fedele senza lamentarsi della pioggia.
Schivato un bimbo armato di michette, scartata una coppia con ombrello preservativo, Aldo tirò fuori dalla tasca dei jeans la chiave della macchina. Bippò una sola volta e l’ Idyota rispose all’appello.
Con passo deciso scese dal marciapiede centrando però una merda panattonica di equo cane. Rimase calmo. Aprì il portellone della macchina, posò la busta da tre chili di botti sansilvestrosi, richiuse, poi stringendo il manico dell’ombrello, sollevò il piede destro, con stomaco di gesso si fermò per contemplare la perfetta stuccatura di merda rasente il carrarmato delle prezintarsiate suole delle sue Magnum doppia pelle, edizione limitata. Si inginocchiò, piegando l’ombrello tanto da permettere alla sua piccola storia ignobile di far piovere sul bagnato. Strinse i denti e cominciò un rosario bofonchiato di bestemmie che terminò con un “ziosalameognifettaunporco!”. Affogò il piede destro in una pozzanghera, scuotendolo quel tanto che basta per ottenere quell’alchimia miscelante che trasforma l’acqua piovana in un mezzo secchio di stabbio solubile pronto all’uso. Mentre si ipnotizzava coi riflessi nocciola della pozza melmerdosa si avvide che le gocce di pioggia stavano scemando, posto che le ondine di merda della piccola baia ponzaccherata avevano diminuito la frequenza, stabilizzando una calma piatta che avrebbe sedimentato sul fondo tutta quella ricchezza organica. Proprio in quel momento, squillò il cellulare.
Era Giovanna.

“Cazzo, Aldo, dove sei? Manchi solo tu…!”
“Va bene, arrivo subito!”
Rispose con artata pacatezza Aldo.
“Stavo comprando le olive ascolane, i cotillons, due stelline per capodanno e qualche giochetto a batteria per voi femminucce…”
Giovanna non capì quest’ultima allusione ma non ci si scervellò più di tanto e subito replicò.
“Sì, vabbè… ma sbrigati!”.
L’appuntamento era alla villa di Sandro, il più ricco di tutti. Tutti si conoscevano, tutti almeno via web. Era la prima riunione tra gli utenti del sito di scrittura che regolarmente frequentavano.
Aldo, sposato e disperato da anni, single per abbandono - della moglie - e comunque mai arrivato al divorzio (“Non sono gli avvocati che decidono se una storia è finita”, unica cosa che lo trovava d’accordo con sua moglie da tre anni), era da tempo che aspettava l’occasione di conoscere tutti i suoi amici di tastiera. Amava divertirsi, almeno lo credeva o forse, più verosimile, ci sperava.
Aveva un carico di fuochi d'artificio che avrebbero certamente animato la mezzanotte, e poi era armato di intenzioni bellicose con cui aveva viagrato il suo piccolo manico poetico interiore, e aveva anestetizzato il suo buon senso con cui si era presentato a tutti e tutte, rivelandosi persona equilibrata, sottilmente paranoica, ma mai volgare o dichiaratamente opportunista.
Aveva però voglia di uscire dal suo ruolo quella sera. Era un trentun dicembre qualsiasi, ed erano due giorni che meditava sul fatto che per l’occasione avrebbe potuto fare diverse cose, nell'ordine:
Uno. Suicidarsi. Ma non era mai stato troppo convinto anche perché in fondo si possono fare tante porcate per soddisfare un ego deluso da anni, prima ancora di togliersi la vita.
Due. portare la chitarra e fare ancora una volta quel simpatico che tutti conoscono, evitando ogni intenzione scompostile, ma anzi fornendo sostegno morale a qualunque donna avesse esitato a concedere al cazzone di turno la propria compiacenza e in sostanza il proprio corpo, paventandogli la problematica effimera di trovarsi di fronte a un tipo con un morale inversamente proporzionale alla misura del suo involtino primavera. Prima-vera-bugia! Pensava, alla frase detta ogni volta all’amica di turno che chiedeva a lui, il quale da amico avrebbe capito, se fosse il caso di dargli anche il culo a Giampi, che era troppo figo e che quando scopava sembrava suonasse we will cock you dei Queen.
Tre. Togliersi la maschera, lavando con uno spumantino quei sensi di colpa che comunque avrebbero vegliato sulla sua sceneggiatura comportamentale.
Doveva scegliere tra la busta numero uno, la due o la tre. Cioè tra morire prima della fine della partita (per avere almeno una standing ovation), fare il simpatico o finalmente scopare.
Era tardi. Doveva sbrigarsi.
Accese lo stereo, tirando fuori un Back in black d’annata (gli AC/DC, cazzo!). Se non avesse fatto freddo, avrebbe tirato giù il finestrino e con il gomito fuori avrebbe fatto il figo sfidando la morale dei figli di maicol-bubbole-gum che cantavano con la stessa noscialanz spiderman o bianconatale con Laura Menopausaini. Ma poi chissenefrega. Il volume era esagerato e sembrava voler accendere i botti e la polvere pirica incartonata. Invitati alla festa, sul sedile, due etti di lenticchie ballavano sparpagliandosi nella busta e realizzando disegni strani che sembravano voler predire il futuro.
Il traffico era ormai alle spalle. Aldo aveva svoltato su una strada secondaria, mancavano pochi chilometri alla villa. Già pregustava il mare di cazzate che avrebbero agevolato il suo eloquio premedinight.
C’era la Luisa , quella esperta di racconti pornoeroici; la Meringa , dolce sirena quaranthenné dall’erotismo mieloso lesbico; la Luisella , esperta di storie drammatiche tutte farcite di piselli, funghi, montagne e riscaldamenti autonomi da fregata. Non sarebbero mancate la De Sade , famosa autrice della trilogia teutonica “Akka zoo deritt” sulla bestialità del sesso; Dann Hunz che aveva pubblicato, nella sezione diaristica, “uno, nessuno, centominchie”; La Maria , poetessa in erba; l’Hard-Monica, promessa della letteratura erotica “a bocca”; Aggam Belarge, poetessa di rime baciate, famosa per i versi “La lingua batte dove il clito ride”; e infine la giovane ma pornomettente Chiappa Chups, che aveva dato vita ad un laboratorio linguologico intitolato Verga Omnes.
Ovviamente, avrebbero partecipato anche molti maschi alla festa, ma di loro ad Aldo non interessava più di tanto o, almeno, solo nella misura di quanto avrebbero potuto disturbare il suo intento ri-coitivo.
Squillò di nuovo il suo cellulare. Era ancora Giovanna.
“Si può sapere dove cazzo stai? Guarda che noi abbiamo iniziato a mangiare e a bere, sono tutti eccitati dall’idea di leggere i propri racconti e io vorrei tu ci fossi quando dovremo leggere il nostro!”

Aldo si grattò la testa. Giovanna era un’amica, ma anche una bella donna e in fondo avrebbe potuto chiudere gli occhi quella sera per fare un editing fantasioso sulle sua scarsa fisicità di profeta flaccido. Era la fine dell’anno e poteva essere l’inizio di una nuova era. Era un’era nuova. “Stupido gioco di parole, veramente stupido!” Pensò, poi rispose.
“Ok, Giovanna sto arrivando!”
“Sbrigati, bello”

Rispose il cellulare. Lui sorrise e lo appoggiò sopra un sacchetto facendo accendere qualcosa che iniziò a vibrare finché la sagommosa di un cazzo fuxia non fece capolino al suono di Giungle balls, vibrando, gonfiando i testicoli di silicone e facendo cambiare colore alla testa dell’oggettino. Aldo lo prese in mano, non senza un certo imbarazzo omofobico, tentò di spegnerlo e curiosamente lesse “Made in China”, sorrise e con ironia a mandorla esclamò “Glande!”, poi come fosse un flute lo fece cincinnare con un altro minchiosauro di metallo agitante componibile.

“E allora auguri vecchio mio, esorcizziamo questa vita del cazzo, prendendola per le palle!”
Sorrise sinistramente, accelerò entusiasta, gli AC/DC cantavano “Let me put my love into you, babe”, sterzò bruscamente, troppo per quella strada con il fondo ghiacciato. L’Idyota finì in un piccolo dirupo.
Due scintille della lamiera su una pietra che giustamente stava lì per i fatti suoi accesero l’arsenale, la macchina si trasformò in una sorta di tubo catodico spettacolare, un Dio Rama clamoroso che sparava fuochi e piselli di gomma, un totem della fertilità che lanciava in aria lenticchie e zampe di cotechino. La povera Idyota morì di combustione interna. Aldo riuscì a mettersi in salvo.
Aveva perduto tutto, di fianco a lui per terra c’era un cazzo stereo a due teste, un pugno di lenticchie, una fila di miccette bagnate o forse in sciopero, un lembo del piumotto maicol-bimbo-jackson, il suo portafoglio con la foto della moglie che sembrava prenderlo per il culo, tanto era godibile quel sorriso, e il cellulare che ovviamente iniziò di nuovo a squillare.
“Dove cazzo stai?” Sbottò Giovanna. “Porca miseria, Aldo, sei un coglione! Qui ormai sono tutti fuori di testa! C’è una rappresentazione orgiastica, per dirla soft, che neanche Boccaccio tintobrasato avrebbe saputo rappresentare meglio! Io ti aspetterei, amico mio, ma se attendo ancora perdo il posto nel trenino che stanno facendo tutti gli altri! E bisogna saper scegliere il posto giusto! Un peccato tu non ci sia, credo ti saresti divertito, e pensare, maledizione te lo dico, che nel trenino sarei stata subito avanti a te…!”

Aldo non disse nulla, semplicemente attaccò. Si alzò da terra e cominciò a camminare lungo la strada. Scartò per la seconda volta l’ipotesi del suicidio. Pensò che avrebbe potuto ubriacarsi e tentare di corteggiare una mignotta costretta a lavorare a capodanno o magari pagarla per convincerla a fingere che fosse rimasta colpita dal suo fascino erotico.
Alquanto improbabile.
Alla fine, posò per terra l’ultimo cazzo di gomma, quello verde fosforescente modello x-filles, lo osservò bene e iniziando a recitare qualche verso di una poesia baciata da rime stupide si allontanò nel buio. Il piccolo totem verde sembrava un faro del porto da cui la sua nave di passi si stava allontanando nel pelago umorale senza alcuna fretta e, soprattutto, senza alcun approdo.

Che storia mediocre
mi guida a questa strada,
ch’io seguo, son pazzo?
Ma dove vuoi che vada?

Un cazzo irride-sciente
Illumina il mio fio.
Addio, mia cara gente,
Non fuggo dal mio io.

O voi che godete
del vostro io più intenso
Vi ricorderete?
Io avrò avuto un senso?

Vorrei poter morire.
Vorrei poter cambiare.
Vorrei poter sparire.
O forse, evaporare.

Continuava così Aldo improvvisando rime ridicole, sognando panchine ai lati della strada con sirene pornostar cui avrebbe potuto telefonare gratis per sentirle almeno godere, lui piccolo uomo, nanonanista costretto a guardare la vita, i fianchi e il resto dal buco della serratura.
In lontananza si sentivano i botti.
Era l’anno nuovo.
Si voltò per osservare quanto si fosse allontanato dal cazzobelisco fosforense e constatò che la luce era ormai invisibile.
Se son matto, per me va benissimo, pensò Aldo”.
Guardò avanti e vide solo buio, fece altri tre passi e sparì nel nulla.
“Buon anno, vecchio mio”
Disse ad alta voce non distinguendo se avesse gli occhi chiusi o aperti.
“Buon anno”
Rispose qualcuno con voce grande e impietosa, che poi sembrò abbassargli le palpebre per farlo riposare.
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: un 31 dicembre qualsiasi   un 31 dicembre qualsiasi Icon_minitime28/11/2008, 12:43

Maròòòòòòòòòòòòòòòò
Ari ari ari
Speedyyyyyyyy


Rido Smile

la sezione è stata inaugurata.

Da lunedì le PDG Smile Smile Smile
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rubinia
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rubinia


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MessaggioTitolo: Re: un 31 dicembre qualsiasi   un 31 dicembre qualsiasi Icon_minitime3/12/2008, 10:21

Beh, almeno la (s)figa c'è...
Molto felice
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Nico Mar
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Nico Mar


Numero di messaggi : 2327
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MessaggioTitolo: Re: un 31 dicembre qualsiasi   un 31 dicembre qualsiasi Icon_minitime6/12/2008, 09:21

oh sì
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Mauro Scicchitano
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Mauro Scicchitano


Numero di messaggi : 127
Data d'iscrizione : 20.10.08

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MessaggioTitolo: Re: un 31 dicembre qualsiasi   un 31 dicembre qualsiasi Icon_minitime6/12/2008, 10:56

Finalmente qualcuno dissacra una delle tante feste tele-comandate, forse la peggiore!

Eccellente, perchè è così che si sentono tutti a Capodanno, altro che baci e abbracci, quelli vogliono fottere, perchè dice un vecchio adagio "Scopa a Capodanno per scopare tutto l'anno".
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MessaggioTitolo: Re: un 31 dicembre qualsiasi   un 31 dicembre qualsiasi Icon_minitime

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