Cari amici
Vi scrivo un po’,
nella speranza che possiate togliermi queste civette dal comò!
Stretto dalla nausea del solito rondò:
una per la parola alata e l’altra per il silenzio che raggela,
da provinciale dello stivale che nulla anela e poco svela
Vi scrivo con la penna del fraterno inferno sillabante:
Se "c’azzecco" resto fermo ora che urla il vento martellante …
Ho alle porte strisce di refusi e qualche brandello di non senso:
(ma cosa è un epistola? Una pistola con la e) … e qui penso …
Farne a meno sarebbe razionale ma poi chi lenirebbe il mio male?
Fra poco è pure natale: e come diceva il vecchio saggio:
“per chi sta bene e chi sta male!...” io se posso m’arrangio.
Comunque Vi scrivo un po’: accenti ed elisioni: tutto un falò!
Date retta a chi sillaba dopo sillaba mescola carte e spariglia,
non solo a briscola c’è un due che vi illude e poi vi lascia da parte:
io anche con un tris d’assi a fine partita ho perso la quadriglia!...
Cattivaccio sono, se poi, al termine di codesto dispaccio
reco danno al danno,
nero al nero pessimismo,
(che sia il solito vittimismo?)
anche ora che siamo quasi a fine anno …
Me ne rammarico e dispiaccio:
per renderVi grazia andrei di filato a seppellirmi ad Ajaccio:
ma il mare fa il fiato grosso ed urla la solita bufera
e le scarpe se non rotte, non adatte alla traversata: ci riproverò a primavera…
quando avrò scritto un’altra lettera a Voi amici di ringhiera,
così un po’ come questa: un tantino sincera quasi una preghiera,
una litania della sera, un messaggio, una poesia onesta ma carabiniera…
Ecco, ora sono alla chiusa, poiché i lemmi iniziano a fare le fusa,
ed il cuore si gonfia sotto la blusa (si usa si usa!)
come una cavalla andalusa:
ora che il 30 di novembre m’ha ispirato questa mia,
forse per l’aria grigia e circonfusa,
o perché a scriverVi un po’ essia:
donò requie alla mia palese dislessia:
amici cari non voletemene è solo la vecchia racchia malinconia!
Con amore ed eresia
Net