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 Una donna in carriera

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Mauro Scicchitano
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Mauro Scicchitano


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MessaggioTitolo: Una donna in carriera   Una donna in carriera Icon_minitime8/12/2008, 19:13

La tecnologia moderna non aiuta nei rapporti umani. Pensa al telefono. Una volta lui faceva “drin drin”, tu rispondevi e se era, che so, Alberto, dicevi “Ciao Alberto, che bello sentirti, come stai?”. Oggi è diverso, il telefono suona le musiche più strane, guardi il display, vedi che è Alberto e quando rispondi dici “Alberto! Che cavolo vuoi?”.

Fateci caso, succede proprio così. Infatti quando suona il telefono senza che io sappia chi è la trovo una specie di magica sorpresa, una di quelle cose che hanno il sapore di altri tempi.

Come qualche settimana fa: squilla il telefono, Numero Privato, mi sono detto, com’è ovvio, “Chi sarà mai?”.

“Buongiorno, scusi se la disturbo, mi chiamo Giorgia Ferri, non ci conosciamo, posse parlarle un momento?” – beh, il momento sarebbe passato, ma la cortesia impone di rispondere, in maniera educata.
“Prego, mi dica”.
“La chiamo per conto di Slansigh & Mellor, una società di executive search, vorremmo avere con lei un colloquio per una ricerca di personale che stiamo effettuando per un nostro importante cliente…”.

Perbacco, e chiami me? Va bene, se mi hai cercato sarà perchè ti interesso.

“Capisco, continui… l’ascolto”.
“Grazie, senta possiamo vederci tra qualche giorno per un colloquio?”. La risposta in questi casi deve essere sempre sì, serve a restare sul mercato e a valutare il proprio potenziale.
“Sì, va bene, facciamo mercoledì nel tardo pomeriggio?”.
“Va benissimo verso le 17, senta, può portare un suo curriculum recente?”.
“Certamente, grazie, arrivederci”.

Vedremo che hanno da offrire, potrebbe essere una opportunità interessante.
Stampo il curriculom e lo metto in una cartelletta trasparente, si fa così.

Mercoledì arriva in fretta.

Visto che l’ufficio della società è in centro a Milano prendo un taxi per evitare problemi di parcheggio.
Regola numero uno: mai arrivare in ritardo ad un colloquio, sarebbe una pessima presentazione.

Mancano cinque minuti quando arrivo, entro nel palazzone anonimo pieno di uffici, quarto piano, respirone, ascensore e via. Arrivo alla reception in un attimo, mi accoglie una segretaria gentile e molto efficiente che mi fa accomodare in una saletta.
Pareti bianche, un paio di litografie moderne alle pareti, un ficus in un angolo, un bel tavolo tutto in cristallo al centro della stanza. Alcune poltroncine dall’aria comoda intorno al tavolo.

“Si accomodi, la dottoressa Ferri arriva subito” – mi dice sorridendo la segretaria. In effetti il “subito” è davvero subito. La porta si apre e mi sembra di avere una visione: voglio dire, sono abituato a questi colloqui, mi capitano spesso, ma questa volta è diverso.

La dottoressa Giorgia Ferri mi viene incontro sorridente, mi stringe la mano in maniera decisa e si presenta, cosa che faccio a mia volta.
Alta, bionda-castana, con gli occhi verde scuro, un’aria leggermente sbarazzina nonostante il tailleur grigio un po’ serioso ma con la gonna piuttosto corta, che mette in mostra un paio di gambe decisamente notevoli. Complimenti, complimenti alla mamma.
“Si accomodi, prego”.

Sposto la poltrona davanti a me, ma aspetto che sia lei a sedersi per prima, quindi io a mia volta.
Parte decisa a spiegarmi come è fatta la sua azienda e come conducono le ricerche di personale, precisa, dettagliata e chiara. Il tavolo di vetro mi procura un leggero imbarazzo: non posso fare a meno di guardarle le gambe accavallate, specie ora che, da seduta, la gonna è salita oltre un accettabile livello di guardia. La mia attenzione è rivolta alle sue parole, la guardo in viso, un viso pulito, poco truccato e decisamente solare, si, proprio una bella ragazza, Giorgia.

Ma ogni volta che lei abbassa lo sguardo, verso le sue tabelle e prospetti, per me è inevitabile guardarla tutta, da capo a piedi. Cavoli, è un colloquio di lavoro, concentrazione!

“Ha portato il suo curriculum?” – chiede con un sorriso che le illumina il volto ancora di più.

“Sì certo, eccolo” – replico prendendo la cartelletta che le porgo facendola scivolare sul piano di vetro. Spero che lo tenga lì, dove l’ho appoggiata, almeno farà da schermo a quelle gambe spettacolari.

Niente da fare. Allunga la mano, prende il plico e lo solleva. Ancora gambe!
Lei si sposta leggermente sulla sedia, si avvicina ancora un po’ al tavolo, santo cielo! Lo so, siamo ad un colloquio di lavoro, la mia attenzione deve essere rivolta all’obiettivo, ma se questa è così attraente è mica colpa mia.

Una qualche parte fetente del cervello sembra voler spingere lo sguardo oltre. La osservo mentre legge: muove leggermente le labbra, cambia espressione di tanto in tanto, annuisce in certi passaggi, aggrotta leggermente la fronte in altri, come se non capisse qualche fatto della mia vita, descritto su quei pochi fogli che sono la mia carta d’identità professionale.

Ripasso mentalmente tutte le regole della comunicazione non verbale, cerco di rilassarmi ma lei è sempre lì, come pure questo dannato tavolo di vetro. Sapendo di essere strutturalmente timido cerco di pensare a qualsiasi cosa che mi possa distrarre, se questa mi guarda ancora una volta negli occhi io arrosisco e addio colloquio. Addio nel senso che la sua valutazione diventa, inevitabilmente, negativa.

Giorgia solleva la testa con un gesto tipicamente femminile, mettendo a posto i capelli, offrendomi un sorriso da far sciogliere l’iceberg del Titanic: “Bene, il suo profilo è molto interessante, ma ora mi parli di lei”.

Fanno sempre così. Sono delle carogne, ti chiedono di metterti a nudo senza canovaccio, devi raccontare delle cose partendo da un punto indefinito, come il tema libero alle medie.

Faccio appello alle poche risorse intellettuali ancora attive, mentre una parte del cervello si chiede dove sia finito il brillante aspirante manager che sembra essere completamente sopraffatto dalla presenza di questa ragazza.
Per fortuna alcuni neuroni mostrano ancora segni di vita, si alleano e sfoderano un mirabile “coup de foudre” quando, senza alcuna consapevolezza, chiedo: ”Vuole approfondire qualche aspetto specifico del curriculum?”.

Mi accorgo di averlo detto con la voce impostata, neanche stessi doppiando Robet De Niro, e lei, sempre sorridente, replica: ”Sì, mi parli delle sue esperienze all’estero”.

Un attimo di tregua, per fortuna. Mi concentro e comincio a raccontare quel che ho fatto in giro per il mondo, senza enfasi particolare, mi limito ad elencare incarichi e risultati. Lei annuisce ripetutament, io intanto muovo mani e occhi come a mostrare le cose che ho fatto, guardandola negli occhi solo di sfuggita ma a intervalli regolari e facendo bene attenzione a puntare le pupille a sinistra ad ogni affermazione. Linguaggio del corpo. Loro sanno che vuol dire e questa ragazza sembra capire benissimo.
Finisco la mia esposizione, arriva il momento del congedo e mi sento decisamente sollevato.
“Grazie, la ricontatto tra qualche giorno. Arrivederci”.

Questo è bene, perchè di solito ti dicono “le faremo sapere” e poi non li senti mai più.
Il tempo è relativo e invece di giorni passano giusto alcune ore e il telefono squilla ancora. Di nuovo lei, Giorgia.
“Salve, mi scuso se la disturbo, le posso parlare un momento?” – certo che puoi, parla, parla pure.
“Possiamo darci del tu?” – ma naturalmente, anzi, preferisco.
“Vedi, da questa ricerca dipende la mia promozione, tu mi sembri adatto alla posizione...” – anche tu mi sembri adatta alla posizione, ma non solo questa, anche molte altre.

Giorgia continua a spiegarmi cosa dire e cosa fare nel colloquio con il suo cliente: pare che non sia importante essere assunto, ma piuttosto la qualità dei candidati presentati. Annoto mentalmente i dettagli finchè la conversazione termina. Lei mi lascia il suo numero di cellulare, per ogni evenienza, e ci salutiamo.

Mi chiamano per il colloquio con l’azienda, ci vado, seguo scrupolosamente le istruzioni anche se capisco al volo che questi non hanno nessuna intenzione di assumere me. In ogni caso, faccio da professionista la mia parte, anche quando mi comunicano che cercano qualcuno di profilo più basso ma dicono di essere soddisfatti di avermi incontrato.

Che culo, eh?

Passa circa una settimana e Giorgia mi chiama per comunicarmi che la ricerca è andata a buon fine, io le ho fatto fare una splendida figura ed è stata promossa. Bene, sono contento per lei e le propongo di festeggiare con un aperitivo: mi sembra il minimo.
Accetta con entusiasmo, appuntamento in via della Moscova.

Quando arriva ho un’altra folgorazione: è ancora più bella della prima volta, fasciata in un elegante tubino nero che non lascia nulla all’immaginazione: come direbbe un mio amico, “Te possino...”.
Saluti di rito e ci sediamo a un tavolo del bar, mentre ho di nuovo tutta una serie di tumulti. Questa Giorgia, come direbbero in Toscana, “mi fa sangue”.

“Ci raggiunge una mia amica, non ti dispiace, vero?” – ma no, figurati, anzi.
Non passano tre minuti che entra una brunetta dall’aria simpatica: ”Ciaoooooooo Giorgiaaaaaaaaaaa”.
“Ciaooooooooo Martinaaaaaaaa”.
Ma che spreco di vocali! Con tutta la gente che balbetta....

Mi alzo, stringo la mano a Martina, la nuova arrivata, e mi presento.
“Piacere, Mauro”.
“Piacere, Martina”.

Le due si guardano, si abbracciano e si sparano un bacio sulle labbra degno di Notorius ma per fortuna più breve.
Un leggero brivido mi percorre la schiena, mi rendo conto di essere impallidito, sorrido come se nulla fosse, cioè, come un ebete che ha appena visto uno gnu alla Stazione Centrale e mi siedo.

Cosa accada nel frattempo non lo so, mi sembra di essere su Marte, sarà che di questi tempi è più vicino alla Terra, boh! Arriva il cameriere, ordino un Martini cocktail, agitato, non mescolato, ma molto molto secco e doppio.
Quando arriva bevo tutto d’un fiato e riprendo colore. Intanto cerco di chiaccherare con Thelma e Louise con assoluta nonchalance, fino a quando la tortura finisce.

“Allora ci vediamo, ciao, grazie di tutto” – cinguetta Giorgia al commiato.
Si, certo, ci vediamo, come no! Non vedo l’ora, magari ti presento pure qualche amica.
Mentre ritorno a casa ci penso: non ho nulla contro le scelte sessuali degli altri, anzi, ma perchè da mesi ogni volta che incontro una che mi piace, scopro che si dedica agli amori saffici?

Eppure la spilletta del Gay Pride, che mi ha regalato Gilberto, non la porto mai!
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MessaggioTitolo: Re: Una donna in carriera   Una donna in carriera Icon_minitime8/12/2008, 19:22

ah ah ah
che bel racconto
già mi immaginavo un finale a lieto fine ...
peccato
cioè ... peccato per te
o meglio ... peccato per il protagonista
eri te ?

mi sono divertito a leggere
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Almitra Newton
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MessaggioTitolo: Re: Una donna in carriera   Una donna in carriera Icon_minitime8/12/2008, 21:13

Che immaginazione, ragazzo mio!
Per quanto, appunto, scelte sessuali non "classiche" siano sempre più frequenti...

Ma io, confesso, preferisco cose più "all'antica" Rolling Eyes
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: Una donna in carriera   Una donna in carriera Icon_minitime15/12/2008, 14:57

Ma la cosa è molto più semplice, Max: non è questione di spilletta del Gay Pride.
Semplicemente, è la tua componente squisitamente femminile che fa strage Smile
(Pagherei per averti visto sbirciare oltre la scrivania di vetro)...
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MessaggioTitolo: Re: Una donna in carriera   Una donna in carriera Icon_minitime

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