La mia anima nasce dalla pazienza dell'estate

L’anima d’autunno
è pane buono da mangiare
Nutriente
Io mangio quel che rimane
Grani di pena
e chicchi di gioia modesta
in fette che si posano sulle labbra
si sbriciolano in bocca
e cadono tra cuore e stomaco

Come foglie che rammentano la vita
e il braccio padre
e le carezze striate:
voleggiano temporeggiando
all’ultimo soffio caldo
prima di diventar macero
e cibo per la terra

L’anima d’autunno
s’ammala quando si fa sera
Ha occhi lucidi
Io la curo asciugando la rugiada del giorno
Sudore di pensieri
e ruggine di ombre
tra ombelico e mente
sputano richieste
su un lembo di pietà

Come rondini d’altri cieli
che rifiutano il giusto tempo
e il ritorno per tornare:
volteggiano esauste
senza mai posarsi
addomesticando angosce
di parole sull’asfalto

Paziente
tra polvere e farina
la copro di fiori
a nutrir lumache e formiche
chè il suo destino è fiorire sempre
in qualsiasi stagione

l'anima dell'estate si aspetta, dal giorno dopo che se ne è andata.
è come un caldo da sentire nella neve
un metro d'erba rimasto tra le foglie.

Come rondini d’altri cieli
che rifiutano il giusto tempo
e il ritorno per tornare:

prendo questo:
l'inadeguatezza di come ci si sente
mentre la si aspetta.

bellissima intima poesia.

un'anima ad uso quotidiano, piacevole!