Ho scassinato la mia prigione, sono uscita e devo avere le mani ferite.
Non farti problemi, a te hanno aperto la porta due mani gentili e dimenticherai in fretta tu.
Una volta avvertivo quella statica immobilità pervadermi come una paralisi.
Quando la vita ti rinchiude in una successione di cose pesanti e ti tiene lì col capo chino fai fatica quasi a respirare.
Ma avevo una finestra con le inferriate. era quasi bella per me.
Da lì ogni giorni ti ti guardavo, ti cantavo, ti scrivevo, ti vedevo emigrare piano piano verso qualcos'altro di simile a me, di molto simile a me anche se non lo sai, e gridavo in silenzio - non andartene ...non andartene non vedi che non posso muovermi.. -
Poi ho capito che la tua resistenza esigeva una risposta solida, un movimento, qualcosa che tu non eri in grado di sostenere nel tempo
Ce l'ho fatta sai ? Sono uscita anche se non ho trovato la chiave ma mi sono ridotta a scassinare a mani nude la mia prigione; ed ero sola, non ho avuto come te due mani amiche ad aiutarmi. sono uscita dal tunnel del dolore e sto cercando di barcollare sui miei passi, forse cado ancora è vero, ma sento la mia forza rinnovarsi.
Sento la mia vitalità riprendermi per i capelli.
E poi ti ho guardato ancora. Perchè tu eri sempre lì nei miei occhi.
Da quell'inferriata ti ho visto andar via senza nemmeno un gesto di vicinanza, o pochissimi gesti sempre troppo vuoti di te.
E così mi dico - ma sì è giusto, sì. ognuno misura il grado del suo amore, del suo affetto come meglio può e non è nemmeno questione di resistenza -
(ciao ti sia bello il futuro, perchè ti voglio bene. e tu sorridi che io ora riesco a farlo.)