Appartenenze estranee rendono nude le parole, le spogliano dei colori che mi dicono, le freddano al Sole nuovo che è dentro, congelando il giorno
Provo a condurle, indirizzandole per mano fra aghi di pino e nettare di resina, nella scia di un nero su bianco. Verso di chi nasce, cammina, incontra e vive sulle mie orme arcobaleno
che camminano in pace, a piedi scoperti sui sentieri che s’aprono al tempo di battiti incessanti come la marcia di un cuore nell’incontro delle stelle nella notte.
Presenze che oscillano in questo fioco cielo, fiutando l’orientamento del perchè, forse nascosto nell’ala del Sole che la marea ha sotterrato per poi dissotterrarla.
Qualcuno di voi...io a me stessa
Mentre cerco di afferrare conclusioni, mi ritrovo fra le trame di voci lasciate tra pagine sussurrate in poche sillabe di apparenza, vere per la volontà di esistere.
Non confonderò il mio fiato.
La mia stella è una sola, messa in vista a chi spara dal nascosto e ferisce senza combattere:
il colpo alla ferita è il profumo della vita. Non temo.
E quando il pensiero è una domanda e tutto tace rivolto al nulla, la mia gola diviene unica via di uscita, voce oltre singole identità che veste il grido d' un sorriso, a far breccia per porte che tengono in vita
grazia