Su con la vita!

Ho aperto per sbaglio il mio cuore stamani. Dentro, rami secchi intrecciati fra loro come trama fitta; memoria arenata da un tempo di vita. Forte allora si è fatto il respiro, cercando di affanno sprazzi di quiete perduta. Mentre il corpo disteso abbandona ogni sua legge di moto, io inseguo un riposo come ultimo desiderio, soltanto questo. Rimanere più che stare, questo è ciò che chiedo oggi a me stesso. Lasciare che maglie larghe al setaccio della mente, siano filtro generoso, per non dover trattenere pensieri cattivi che non saprei governare ora, a cui non potrei oppormi. Così, e di spavento un poco, mi lascio attraversare come spugna imbevuta da mille perché, aspettando che un tempo clemente venga a cercarmi presto, strappandomi dal lato oscuro del mio sentire. E’ così piccolo il cuscino delle mie certezze adesso; sottile, ruvido, sgualcito. Un cilicio ostinato su cui poggiare guance stanche di trattenere una bestemmia nascosta sotto la lingua, arginata a stento da denti serrati a chiusa. Sono immerso ora, nel nulla dei miei occhi chiusi e trafitti da orribili istantanee. Gesti spietati, ripetuti, caparbiamente inclini ad avvelenare i giorni del mondo. Combatto già sconfitto il disgusto per ogni forma feroce di umana follia, divenuta senza rimedio alcuno, l’ultimo credo possibile. Nel vuoto assoluto di parole senza senso, vagano raminghi i sentimenti buoni. Pallidi fantasmi di cui ho perso ogni labile traccia. Mentre il rispetto, la tolleranza, il perdono, sbiadiscono i colori del loro essere, il male si fa cornice smisurata. Dentro, un quadro d’anima perduta a tinte forti, disegna una strada buia senza ritorno. Al bene forse, resterà ancora qualcosa da abitare. Se non sarà un cuore, ora nascosto in catacomba dimenticata, ci sarà un peccato a cui legare una fede, una qualsiasi. Riscatterò così, in un tempo saggio, la colpa per essermi smarrito tra le pieghe di ciò che non ho, in silenzio, saputo accettare. Ci sarà anche un luogo da qualche parte, in cui lontano andranno i miei anni stanchi, brillati come un fulmine potente, passati nell’istante di un bagliore accecante. La anch’io ci sarò quel giorno. Dentro ad un cuore ormai stanco di battere, forse ritroverò una strada farsi nuovo cammino. Un lume poi, riaccenderà quell’anima perduta. Senza bisogno d’avere occhi per vedere, capirò infine d’essere stato soltanto strumento riflessivo. La piccola parte vitale di un disegno divino, mai realmente compreso ed accolto fino in fondo.