Le storie del Maresciallo Borghi

Erano le nove del mattino quando il maresciallo Piero Borghi si accomodò alla scrivania ed accese il suo computer.
Dopo anni di onorato servizio in prima linea nella sezione della squadra mobile, aveva chiesto il trasferimento per un lavoro d'ufficio che, aveva sperato, potesse essere meno coinvolgente.
Gli venne concesso dopo qualche tempo; dal primo piano si trasferì all'ultimo e conobbe coloro che sarebbero diventati i nuovi colleghi fino al giorno della tanta sospirata pensione, di lì a due anni circa.
Quel mattino era in ritardo e già tutti erano davanti alla propria postazione, avevano già acceso i propri computer mentre nell'ufficio del capitano Macchioni attendevano disposizioni l'agente Gargiulo e l’ispettore Foschi.
Anche Borghi aveva avuto l'ordine di prendere parte alla pattuglia per il controllo alla postazione radiofonica a Montecavolo di Radio Free Europe, ma aveva chiesto cortesemente di essere esentato ancora per qualche giorno, per capire bene quale erano i compiti che doveva svolgere nella sezione della polizia postale, anche se un'idea in quelle poche settimane, già si era abbozzata nella sua testa, lasciandolo con un malessere sottile che l'accompagnava spesso.
L'altro maresciallo, la dottoressa Agnani, lo attendeva alla scrivania di fronte a quella a lui riservata, con un caffè ormai raffreddato che annegava in un bicchiere di plastica.
"Sei in ritardo, Borghi, che ti succede?"
"Ciao Agnani, buongiorno. Mia figlia… ieri sera è caduta in motorino, non si è fatta niente, ma siamo rimasti al pronto soccorso fino alle tre di notte"
"Sì, ho presente, non aveva un codice rosso"
"Infatti… Insomma, ho dormito poco e male. Che abbiamo in programma oggi?"
"Oggi monitoriamo per tutto il giorno quel sito del quale ci ha passato il link Macchioni. Abbiamo avuto una segnalazione da una casella di posta anonima di controllare alcuni nick sospetti. L'indirizzo IP del computer dal quale è stata spedita lo localizza a Trieste, ma fino a che non ci risponde la Telecom non ne possiamo essere certi. In attesa, andiamo a iscriverci in quel sito e facciamoci un giro. I nick che sono stati segnalati non sono molti, ma sufficienti per lavorarci un poco, soprattutto se non si loggano oggi"
"Agnani, quando ho iniziato a lavorare in questa sezione, non pensavo di imbattermi in situazioni che mi avrebbero disgustato a tal punto. Sono pochi giorni che sono qui e non avrei mai creduto che dietro a chi dichiara quattordici anni, si nascondono in realtà persone adulte"
"E' un lavoro molto delicato, Borghi, occorrono prove prima di accusare; il nostro compito è questo: raccogliere prove, prima di sbattere il mostro in prima pagina. Sono in questa sezione da cinque anni. Dopo il clamore che seguì la pubblicazione del libro di quella ragazzina siciliana, i controlli si sono intensificati ed è davvero un mondo sommerso questo"
"Non avrei mai creduto quanto potesse essere sommerso…"
"Ti ho mai raccontato di quella volta che arrivammo a casa di un signore che l'unica sua colpa fu quella di aver smarrito una sim telefonica e di non aver fatto la denuncia al gestore di telefonia? Dopo mesi e mesi di controlli su un nick sospetto, arrivammo al numero di telefono con il quale accedeva alla chat, non fu facile, non si collegava da un numero fisso ma dal cellulare. Il poveretto intestatario della sim cadde dalle nuvole; non riusciva a spiegarsi quel casino, fino a che ricordò l'episodio del cellulare rubato. Controllammo il suo computer e non trovammo nulla che potesse collegare il suo nome alle porcate che aveva fatto su quella chat. Non lo beccammo mai, il maiale, e continua sicuramente ad accalappiare ragazzine spacciandosi anch'egli per uno della loro età: è tipico, questo, di un coetaneo ci si fida…"
"Sì, allucinante davvero Agnani. Forza, mettiamoci al lavoro. Prima o poi ne beccheremo qualcuno. Sarà una grossa soddisfazione prenderlo ed appenderlo per i coglioni. A volte penso a mia figlia, a quanto è ancora ingenua nonostante sia maggiorenne da qualche mese. Le ho sempre detto di stare attenta, le controllo le chattate sul messenger coi suoi amici, che conosco tutti quanti, ma come faccio a stare tranquillo?”
"Non si può mai essere sicuri di nessuno, Borghi. Internet dà dipendenza, è la nuova droga, gli psichiatri hanno iniziato solo ultimamente a considerarla una malattia psichiatrica. E noi, ora, abbiamo di che lavorare.
Forza, Borghi, al lavoro, un mostro, da qualche parte, ci attende".

Faceva caldo quella mattina.
Borghi era in anticipo di quasi dieci minuti quando parcheggiò la sua Citroen nello spazio-auto a lui riservato.
Un mezzo sorriso affiorò nel vedere la piccola utilitaria rossa di Agnani già al suo posto: anche quel giorno lo aveva preceduto.
Erano stati assieme in servizio fino a tardi, la sera prima, a controllare connessioni, nickname, chat e siti che, in quel momento, erano nell'occhio del ciclone per tante, tantissime segnalazioni ricevute.
Borghi iniziava a comprendere, ogni giorno di più, di quanta feccia si potesse nascondere dietro ad un monitor, di quante persone indossavano la maschera della falsità con la sicurezza che nessuno avrebbe potuto sollevarla per rivelare il vero volto che si nascondeva dietro.
Vigliacchi, codardi, come avrebbe detto Salvatore quaquaraqua.

La settimana prima avevano arrestato una donna di quarantanove anni, accusata di omicidio colposo.
La storia era ormai di dominio pubblico, grazie alla stampa: in una chat si era spacciata per un ragazzino ed aveva circuito una ragazzina di tredici anni, iniziando a parlarle ad ogni minuto possibile e riempiendola di parole sempre più pesanti e cattive fino a che la tredicenne non era più riuscita a sopportare e si era suicidata.
A seguito delle indagini, la squadra aveva poi imparato che la suicida era una amica della figlia della signora e lei si era voluta vendicare nel momento in cui le due piccole avevano litigato.
Un successo per l'ufficio, ma un fallimento nel constatare, ancora una volta, le bassezze al quale può arrivare l'animo umano.

Borghi scrollò le spalle, salutò il piantone all'ingresso e salì al suo ufficio.
Agnani era già al suo computer, con il caffè in mano: una identica tazzina di plastica, era appoggiata anche sul sottomano della sua postazione.
Borghi sorrise alla gentilezza della collega.

"Buongiorno, Borghi, ti ho visto parcheggiare e ho preso il caffè anche per te, deve essere ancora caldo"
"Buongiorno, Agnani, sei sempre gentilissima. Che abbiamo stamattina?"

"Figurati, per un caffè... Stamattina c'è in programma una cosa molto spiacevole, ha detto Gargiuolo, ma pare dobbiamo aspettare l'arrivo di ........
La signora Benassati, abbiamo appuntamento con lei alle dieci: ha sposto denuncia per molestie, riceve continuamente messaggi diffamanti da un numero di cellulare a lei sconosciuto, è andata dai carabinieri e loro l'hanno indirizzata alla nostra sezione"
"E come si procede, Agnani?"
"Semplice, ora che c'è la denuncia si fa richiesta alla Telecom circa i dati dell'intestatario della SIM e speriamo di essere fortunati e di beccarlo in fretta. Se è una SIM rubata o smarrita è un casino, speriamo di no. Chiamo io o chiami tu?"
"Lo faccio io, così imparo anche questa procedura"
"Bene, Borghi, chiedi della signora Cavani, è sempre molto celere e disponibile nelle risposte"
"Non capisco perché la signora in questione non cambi, semplicemente, il numero di telefono: non avrebbe risolto così tutti i problemi? Manda l’informazione a chi vuole del cambio di recapito telefonico e getta l'altro"
"Borghi, perdonami, ma se mi trovassi nella stessa situazione, agirei nello stesso, identico modo. La signora ha stampato i messaggi ricevuti e, ti assicuro, sono veramente offensivi e sicuramente diretti a lei ed alla sua persona, poiché fanno pure riferimenti a fatti precisi riferentesi unicamente alla sua persona e lei è preoccupata non per le cose scritte, ma teme che possa andare oltre, teme per la sua persona. Leggi questo, ad esempio:

ti vedo troia ti sto vedendo brutta puttana a cena kn il maritino, persino al lume di candela stai bene kn quel vestito nero immagino che sotto non indossi nulla, puttana come sei kn ki scopi, dopo kn lui o kn il signore vestito di scuro troia

Lo ha ricevuto mentre era al ristorante con il marito e altri amici, la situazione era quella che lui descriveva. Non si tratta più, dunque, di un cretino o di una cretina che vuole giocare, lei è preoccupata e parecchio. Aggiungici inoltre che il numero sul quale riceve le sconcezze è il cellulare che usa da tempo anche per lavoro"
"Ci sono degli squilibrati, in giro, parecchi. Una volta queste cose avvenivano con le lettere anonime, ora ci siamo tecnologicamente evoluti e siamo passati alle lettere digitali"
"Evoluti? Sì, forse, ma l'invidia, la gelosia, la rabbia è rimasta la stessa, si è solamente cercato un modo diverso su come esternarla. Pensa, Borghi, magari passiamo per la strada, senza volere gettiamo un'occhiata distratta a qualcuno che nemmeno sappiamo chi è, questo è un pazzo, si sente braccato dal nostro sguardo, ci segue fino a casa, inizia a fare indagini, a prendere informazioni su di noi al solo fine di farci del male e, alla fine, ci riesce. Magari alla signora che arriverà è successo proprio questo e lei non sa assolutamente nulla di colui che la molesta"
"Potrebbe essere anche una lei..."
"Certo, anche una lei, magari tradita e abbandonata dal marito che ha perso la testa per la signora in questione e ora vuole vendicarsi. Non abbiamo la chiave per entrare nel prisma di sensazioni ed emozioni della mente umana, ma arriveremo certamente a chi è l'autore. Siamo o non siamo i migliori poliziotti postali della regione? Avanti, Borghi, telefona a Cavani che poi andiamo a ricevere la signora. Sono molto curiosa di sentire la sua storia, non so, ma ho la sensazione che sarà una storia particolare"
"Agnani, ma una bella denuncia per truffa on-line non ci capita mai?"
"Sii fiducioso, Borghi, arriverà anche quella. E, temo, molto più presto di quanto immagini. Andiamo, ora".