Ricordo il tempo macinato in risaia,
schiena curva nelle ore brevi della tua esistenza,
quando, ogni tanto, il cielo bagnava i tuoi pensieri
o un raggio di sole illuminava il viso.
Erano tempi duri
come i chicchi di quel riso
che si piantavano, piano, anche nelle pieghe del cuore
e sparpagliandosi si propagavano in pensieri
grigi come la nebbia del pavese.
Avevo pochi anni allora
ma mi sentivo vecchio
nell’inconsistenza del paesaggio
smorto di colore e di passione.
Guardavo nel verde dei tuoi occhi,
campo incontaminato,
e coltivavo col pensiero
il sogno.
“L’attrazione verso una città
che, raccontava
il vivere fiero di uno studente
nell’incontro alla vita”.
Ora che più non sei
che lapide di fredda pietra
con foto e didascalia..
vorrei come un chicco di riso
dalle tue mani farmi accarezzare
e trasformare questo mondo grigio
coi mille colori dell’amore.