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 IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI

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MessaggioTitolo: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime15/1/2009, 23:58

Quella limpida giornata di Marzo del 1918 non annunciava la primavera.
Portava invece sentori d’inverno, con un vento freddo che, rotolando giù dall’altopiano, sembrava trasportare i colpi secchi delle cannonate e gli echi delle battaglie che si susseguivano in quella martoriata parte del fronte.
Fu anche la giornata nella quale il maggiore Johan von Herlach piombò letteralmente dal cielo nella vita del dottor Antonio Sarro e del suo ospedale da campo, posizionato nelle immediate retrovie, non lontano da Thiene.
Il dottore preferiva stare all’aperto, ben intabarrato. Stava rivedendo delle scartoffie, sul tavolo che si era fatto portare fuori dalla tenda. Aveva il suo bel da fare a trattenere i documenti che avrebbero voluto svolazzare sullo spiazzo, ma sentiva il bisogno di liberare polmoni e narici dall’aria satura degli odori della sofferenza che si respirava all’interno.
Un rombo come di molti camion attrasse la sua attenzione risuonando nella valle. Il dottore sollevò lo sguardo e vide alcuni puntini che si avvicinavano da nord-est, quindi dalle linee nemiche. In pochi istanti il rumore si fece più forte e i puntini ingrandirono facendo trasalire il dottore che aveva già visto degli aeroplani in volo, ma lontani, diretti chissà dove. Questi invece si dirigevano in formazione e a bassa quota verso Thiene. Dopo pochi istanti il dottore riuscì a distinguere meglio e vide che uno di essi si era staccato dagli altri e sembrava diretto proprio verso l’ospedale. La carlinga scura, ma soprattutto la croce nera dell’aviazione imperiale austriaca, fecero capire al dottore che si trattava di un biplano da caccia nemico, di quelli che battevano le retrovie italiane mitragliando, seminando il panico e provocando molte vittime e danni. Il dottore si rese conto di essere un bersaglio facilissimo, senza possibile scampo. Nello stesso momento anche il piantone di guardia percepì il pericolo e imbracciò il fucile, pateticamente inadeguato contro le mitragliere e la velocità dell’attaccante. Il biplano arrivò quasi sulla verticale delle tende, ma il pilota, che evidentemente aveva scorto solo all’ultimo momento la croce rossa dipintavi sopra, fece ondeggiare le ali come in segno di saluto e con un rombo assordante puntò verso sud-ovest con l’evidente intenzione di ricongiungersi alla sua formazione.
Qualche isola di umanità e di lealtà emergeva ancora dal mare della barbarie, dopotutto, pensò il dottore stupito.
Altri velivoli però si stavano avvicinando velocemente, provenendo questa volta da sud-est. Si dirigevano verso gli aerei austriaci e il dottore poté vedere chiaramente le insegne italiane. Evidentemente, dalle prime linee era partito un allarme per quell’incursione e uno stormo di cacciatori italiani si era levato in volo dal campo più vicino per cercare gli intrusi. Il pilota austriaco si trovava isolato: i suoi compagni erano ancora lontani e, quando si accorse dei nuovi venuti, anziché fuggire compì una virata, puntando il muso verso il caposquadriglia nemico, quasi a cercare la singolar tenzone degli antichi cavalieri. L’italiano accettò la sfida e si staccò dalla sua formazione, cabrando per guadagnare una posizione di vantaggio.
I due velivoli diedero inizio a una specie di danza, in un susseguirsi di tonneau, giri della morte, picchiate e cabrate, cercando ognuno di porsi alle spalle dell’altro per sferrare il colpo mortale. Ogni tanto si udiva il crepitare delle mitragliatrici, ma sembrava quasi che i piloti fossero impegnati in una gara sportiva, che stessero cercando di prolungare, compiacendosi dell’abilità propria e di quella dell’avversario.
Il pilota italiano, col suo SPAD giallo e le insegne della 70° squadriglia da caccia, era effettivamente ben conosciuto e temuto dagli aviatori nemici per il suo valore, ma l’austriaco non sembrava essergli inferiore.
Anche gli inservienti del campo e i feriti leggeri erano usciti all’aperto, prima attratti dal rumore e poi inchiodati dallo spettacolo.
Accompagnavano le evoluzioni dei due aeroplani con grida di incitamento, come se stessero davvero assistendo a un incontro sportivo. Infine, e sembrò che fosse trascorso un tempo lunghissimo, una manovra particolarmente abile dell’italiano lo portò a pochi metri dalla coda dell’aereo avversario. Una raffica della mitragliera fece saltare pezzi del rivestimento di tela da un’ala e ne staccò la parte terminale, facendo perdere l’assetto al biplano austriaco.
Intorno al dottore si levarono applausi e grida di vittoria, ma presto tutti si resero conto che il velivolo era fuori controllo e sembrava puntare decisamente verso le tende dell’ospedale.
- Tutti a terra, presto! Giù, state giù - gridò il capitano con quanto fiato aveva in gola. Alcuni ubbidirono e si gettarono nella fanghiglia; altri, in preda al panico, si misero a correre verso gli alberi dove pensavano di essere più al sicuro.
A poche decine di metri dal suolo il biplano riuscì a sollevare il muso e a recuperare un assetto migliore, per tentare forse un atterraggio di fortuna; così facendo la traiettoria lo avrebbe portato dritto verso le fragili tende dell'ospedale. Il pilota se ne accorse e tentò una manovra disperata, ma il biplano entrò in stallo abbattendosi contro alcuni cespugli, a un centinaio di metri di distanza. Il dottore e altre persone corsero verso i rottami e riuscirono a estrarne il pilota prima che il fuoco iniziasse a divorare la carcassa dell’aereo.
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime15/1/2009, 23:59

Le condizioni dell’aviatore sembravano gravi, ma dopo un primo esame e le medicazioni d’emergenza, il dottore si dimostrò ottimista.
- Lei capisce l’italiano, maggiore? - chiese, appena il pilota riprese conoscenza.
- Si, io parlo italiano: noi abbiamo una tenuta vicino a Trieste - fu la risposta appena sussurrata, pronunciata con un forte accento ma perfettamente comprensibile.
- Come si sente? Non posso fare molto per il dolore, ma credo che lei si rimetterà bene in qualche settimana.-
Il maggiore accennò una specie di sorriso sofferente.
- Sto abbastanza bene, grazie capitano.-
- Sono io che voglio ringraziarla: ho visto che non ci ha attaccato, e poi ha compromesso il suo atterraggio per non venirci addosso; è stato un gesto eroico.-
- Non mi ringrazi, noi non attacchiamo gli ospedali; io ora volo, ma provengo dal 14° battaglione di cavalleria, e lì l’onore è ancora una cosa importante.-
Il dottore, pur essendo poco incline alla disciplina militare, si mise sull’attenti e fece un perfetto saluto.
- Capitano Antonio Sarro, del corpo di sanità. Onorato di conoscerla, signor maggiore.-
- Maggiore Johan von Herlach, l’onore è mio, capitano - rispose l’ufficiale austriaco, accennando appena a portare un braccio malconcio alla fronte, ma fermandosi con una smorfia di dolore.
- Ora devo andare, maggiore; ho altri feriti da vedere, ma tornerò più tardi, prima però… vede, io sono innanzi tutto un dottore, poi un ufficiale, ma anche per me l’onore è una cosa importante.
Il dottore trasse di tasca un oggetto e lo depose sul tavolino accanto alla branda.
- Lei tecnicamente è un prigioniero di guerra e io dovrei anche farla piantonare, ma lei è un gentiluomo. Questa è la sua pistola: io non credo che la userà qui, anche se ne avesse la forza. Mi sbaglio?-
L'antico gesto dell'onore delle armi. Poteva forse sembrare un anacronismo privo di logica, un'inutile goccia di civiltà in un fangoso mare di barbarie, dove le parole onore, pietà e rispetto per la vita parevano aver perso ogni valore. Eppure alcuni uomini ancora ne conoscevano il significato. Il maggiore sollevò con fatica la testa per guardare negli occhi il dottore.
- Non si sbaglia, ha la mia parola. Apprezzo molto il suo gesto, capitano.-

Purtroppo certi sentimenti non sono contagiosi e fuori dell'ospedale nei giorni seguenti nulla era cambiato, se non le condizioni del tempo.
Il cielo non era più azzurro, anzi, si era messo a piovere con insistenza già dalla notte, quando di buon ora un’ambulanza grigia si fermò tossicchiando sullo spiazzo davanti alle tende dell’ospedale. Nessuno sostava all’aperto, tranne una sentinella infreddolita, avvolta nella sua mantella, col fucile negligentemente appoggiato a un bidone vuoto.
Dall’ambulanza scese un uomo in borghese dal naso aquilino. Poteva avere una quarantina d’anni o poco più. Era vestito con un’eleganza trascurata e pratica e aveva i modi sicuri di chi è avvezzo a muoversi in condizioni di precarietà e di pericolo. Altre due persone rimasero a bordo, all’asciutto.
- Buongiorno, sono un inviato de “Il corriere” e vorrei parlare con il comandante, per favore.
Il piantone, un contadino che non sapeva né leggere né scrivere, rispose con diffidenza, raccattando il fucile e tenendolo puntato ad altezza d’uomo:
- Cosa sarebbe il corriere? Cosa vuole?-
Per nulla intimorito, l’uomo sorrise estraendo un pacchetto di sigarette.
- Un giornale, il più importante, quello di Milano, io scrivo per quel giornale.-
La sentinella lo guardò con un misto di deferenza e timore. Non solo quel signore sapeva leggere e scrivere, ma lo faceva per un giornale! Non fece altre domande, accettò la sigaretta con un timido “grazie” e si avviò zoppicando verso la tenda del dottor Sarro.
- Capitano, scusate, fuori ci sta uno che scrive sul giornale, e ci stanno pure altri, dice che vorrebbe parlare con voi.-
Con un senso di fastidio, il dottore ricordò di aver ricevuto una circolare dal comando dove si annunciava quella visita e venivano date istruzioni per fornire la massima collaborazione “... onde portare alla luce presso tutto il popolo Italiano l’opera meritoria e spesso eroica … e così di seguito, nella prosa retorica che tanto lo disturbava. Tuttavia doveva ubbidire.
- Avverti don Rubattino, gli farà piacere unirsi a noi; poi riferisci a quel signore che arriverò tra cinque minuti - disse al piantone, mentre si affrettava a finire la lettera che stava scrivendo.
Indossata la giubba e calzato il berretto d’ordinanza, il dottore uscì dalla tenda e s’imbatté nel cappellano che stava per raggiungerlo. Insieme si diressero verso lo spiazzo e individuarono subito il giornalista; vicino a lui si trovava un giovanotto con una pesante attrezzatura fotografica e infine un ragazzo, non poteva avere più di diciotto anni, pensò sorpreso il dottore, con l’uniforme di tenente della croce rossa e delle mostrine che lo qualificavano per americano.
- Buongiorno, sono il capitano Sarro, comando questo ospedale, e questo è don Rubattino, il cappellano. Cosa posso fare per voi?-
Il giornalista si presentò con un sorriso aperto che lo fece subito apparire simpatico.
- Buongiorno a lei, capitano, mi chiamo Barzini, inviato de “Il Corriere della sera”, molto onorato.
- Barzini? Lei è quel Luigi Barzini che una decina d’anni fa andò da Pechino a Parigi in automobile? Ricordo di aver letto con molto interesse le sue corrispondenze; sono veramente lieto di conoscerla.-
- Sì, sono io. In verità nel frattempo ho scritto molte altre cose, e sa il cielo che molte vorrei non averle scritte, visto che ora sono un inviato di guerra.-
Dopo le rituali strette di mano, il giornalista presentò le altre persone.
- Il signor Nobili è il fotografo, vi chiederà di mettervi in posa per immortalarvi; invece - accennò al ragazzo in piedi vicino allo sportello dell’ambulanza - il tenente Hemingway è della croce rossa e per l'occasione è pure il mio prezioso autista. E' un volontario che viene dall'altra parte dell'oceano per darci una mano.-
Prima di iniziare la visita al piccolo ospedale, Barzini prese da parte il dottore: aveva una domanda particolare da fargli.
- Dottore, mi è giunta voce che qui avete un prigioniero, un asso dell’aviazione austriaca, al quale lei ha concesso, se così si può dire, l’onore delle armi; risponde al vero?-
- Dove ha sentito questa storia, signor Barzini?-
L'inviato, come ogni giornalista di razza, aveva una fitta rete di conoscenze e di amicizie attraverso le quali le notizie venivano raccolte e arrivavano a destinazione in modo informale ma assolutamente efficiente. Ma le fonti erano sacre, sopratutto se, come in quel caso, si trattava di un certo ex-capitano dei bersaglieri, ora sindaco in un paesino dell'altopiano. Una vecchia conoscenza della guerra Italo-Turca, quando Barzini era acquartierato a Tripoli per riferire di quella guerra che presto era diventata più dura del previsto.
Quindi la risposta che diede alla domanda un po'' ingenua del dottore fu piuttosto evasiva:
- Io sono un giornalista, caro dottore, e il mio mestiere vive di storie; se non sapessi scovarle potrei rinunciare. Allora, è possibile vedere questo ufficiale e intervistarlo?-
Il dottore esitò un istante, poi ritenne inutile negare.
- Sì, è tutto vero: quell’ufficiale ha dimostrato di essere un uomo leale e coraggioso. - Il dottore scambiò uno sguardo d’intesa col suo amico cappellano e si concesse una piccola bugia, sicuro di come la pensasse il maggiore sulla pubblicità al suo gesto - Se vuole le racconto io la storia, perché l'ufficiale in questione è ferito piuttosto gravemente e non è in condizioni di parlare, non per il momento.-
Il dottore condusse i visitatori alla sua tenda, dove il giornalista iniziò a fare domande dimostrando di conoscere la guerra in tutti i suoi aspetti. Ascoltava con attenzione e annotava in un piccolo taccuino le risposte del dottore, il quale si sorprese a raccontare apparentemente di sua volontà alcuni episodi che non avrebbe mai pensato di narrare a un giornalista. Storie di semplici ragazzi fuggiti di casa per arruolarsi, e di assassini che si riscattano cercando una morte eroica. E anche racconti di donne, alle quali la guerra non risparmia certo umiliazioni e dolore, come la povera Maria che portava il latte ai feriti e un'altra, senza nome, che avrebbe voluto portare il suo amore a chi non avrebbe visto l'alba del giorno dopo.
A quel ricordo, lo sguardo di Antonio ebbe per un attimo una luce speciale che Barzini non si lasciò sfuggire, limitandosi però a un sorriso di comprensione, senza tentare di approfondire.
Anche la storia del maggiore von Herlach finì sul taccuino di Barzini, che manifestò apprezzamento per quell’esempio di reciproca cavalleria tra nemici.
Il giovane autista americano sembrava assorbire con grande interesse ogni particolare della conversazione e si rivelò a sua volta una persona fuori del comune, ponendo domande intelligenti e facendo commenti insolitamente profondi, per una persona della sua età. Aveva veramente solo i diciott’anni che dimostrava ed era pieno di entusiasmo. Raccontò, in un italiano stentato ma sorprendente per uno arrivato in Italia da poche settimane, che non potendo arruolarsi nell’esercito del suo paese, per l’età e un difetto di vista, si era offerto alla croce rossa internazionale come autista di ambulanze. Ma voleva fare il giornalista e lo scrittore, anzi, in patria già scriveva per un giornale di provincia; si era offerto di accompagnare in quel giro il famoso inviato Barzini proprio per iniziare a raccogliere impressioni e testimonianze.
- Hanno promesso di mandarmi al fronte molto presto - disse a un certo punto il giovane, con genuino entusiasmo - c’è bisogno di ambulanze e drivers, come dite voi…ah sì, autisti. Io devo vedere le battaglie, io voglio scrivere una novel… un romanzo.-
Don Rubattino era rimasto in silenzio, ma sorrise amaro: quel ragazzo aveva ancora un concetto romantico della guerra; non seppe trattenersi dal fare la parte che del resto gli competeva.
- Caro Ernest, se la manderanno davvero in prima linea stia molto attento, i mortai e i cecchini non distinguono tra soldati, dottori, sacerdoti come me o autisti di ambulanza come lei. Troppi ne ho dovuti benedire per l’ultima volta. Vede, la guerra che si combatte qui non ha nulla d’esaltante o di romantico. Qui si muore per cento motivi e il nemico che ti spara addosso non è il principale. Valanghe, incidenti di ogni tipo, malattie da sporcizia, polmoniti, persino i compagni che ti uccidono per sbaglio. E fucilazioni, giustizia sommaria… ma lo vedrà di persona e spero che lei possa raccontare questi orrori in un buon libro, se Dio la proteggerà.-
Da lì a poche settimane Il giovane scrittore avrebbe avuto modo di ricordarsi delle parole di quel cappellano, mentre, crivellato dalle schegge di mortaio nei pressi di Fossalta, aspettava di essere soccorso. E il romanzo che in seguito scrisse fu davvero un buon romanzo, ma molte delle persone che incontrò in quell’ospedale non ebbero modo di leggerlo.
Al termine dell’intervista il dottore, il suo aiuto, il cappellano, un’infermiera e due portaferiti, vennero fatti mettere in posa davanti all’ambulanza per un paio di fotografie da mettere a corredo della corrispondenza che, assicurò il giornalista, sarebbe comparsa sul “Corriere” entro la settimana.
Prima di mezzogiorno gli ospiti risalirono sull’ambulanza e lasciarono l’ospedale, slittando giù per la strada fangosa in direzione di Vicenza. Sul sedile anteriore, sballottato e scomodo, il fotografo teneva sulle ginocchia la cassetta di legno che racchiudeva, al riparo dalla luce, le lastre impressionate quella mattina.
La pioggia era cessata e un freddo vento da est aveva sollevato le nubi, lasciando spazio all’azzurro di un pomeriggio assolato, di quelli dove l’odore della terra e dell’erba umida rende piacevole lo stare all’aperto. Tutto il personale dell’ospedale era tornato alle occupazioni di una normale giornata di assurda violenza, quando si udì un fragore di motori. Una squadriglia di una ventina di pesanti biplani da bombardamento comparve dalla direzione della Valbella volando a non più di trecento metri di quota. Sopra di loro, più agili, alcuni aerei da caccia proteggevano lo stormo, come cani intenti alla custodia di un gregge. Tutti gli aerei portavano la croce nera dell’Impero.
Il maggiore von Herlach si affacciò faticosamente fuori della tenda, sorretto da un barelliere, e si rivolse al dottore che a sua volta era uscito a scrutare il cielo.
- Non possono attaccare l’ospedale, siete protetti dalla croce rossa, dall’alto si vede benissimo.-
La voce del maggiore voleva essere sicura, ma un velo d’esitazione traspariva anche sotto il forte accento austriaco.
Il dottore era molto più scettico, e rispose alzando la voce per farsi sentire sopra il rumore sempre più forte.
- Maggiore, un anno fa i vostri aerei hanno bombardato le case di Padova, hanno fatto strage di civili; io non sarei così sicuro.-
- Non possono attaccare un ospedale! -
Oramai i velivoli erano quasi sopra le tende, non c’era più dubbio sulle loro intenzioni.
-Nein, nein, fort von hier, das is ein hospital, fort von hier! -
Quello del maggiore fu un grido senza speranza: di certo i piloti non potevano udirlo e anche se lo avessero potuto ascoltare non avrebbe fatto differenza: eseguivano degli ordini.
Per prime si fecero udire le mitragliere. I proiettili attraversarono le tende, sollevarono piccole fontane di terra, straziarono corpi. Poi arrivarono le bombe, ordigni forse piccoli e rudimentali ma non per questo misericordiosi. Il tutto durò due, forse tre minuti, certo non di più, ma quando gli aeroplani si furono allontanati e il fumo fu disperso dal vento, solo poche persone erano in grado di aggirarsi, inebetite e barcollanti, tra ciò che restava dell’ospedale da campo.
Una di esse era il maggiore von Herlach, rimasto assolutamente illeso, quasi che gli ordigni micidiali avessero riconosciuto un amico e l’avessero volutamente risparmiato. Accanto a lui, il corpo del barelliere che lo aveva aiutato a uscire era inchiodato al terreno dal tubo metallico di una branda, scagliato come un giavellotto da un’esplosione.
Il maggiore aveva le lacrime agli occhi e parlava a voce alta, incurante che forse soltanto la Morte lo potesse ascoltare.
- Non c’è più onore, questa è barbarie, l’uomo non può essere questo, io non posso essere parte di tutto questo! -
Lentamente il maggiore trasse dalla fondina la pistola. Aveva dato la sua parola d’onore di non usarla nell’ospedale, ma l’ospedale non esisteva più, e nemmeno l’onore.
La puntò alla tempia.
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 00:06

Ciao PDG entrante, mi assumo tutte le responsabilità su eventuali appunti della lunghezza di questa tua: sono stata io che ho insistito affinchè la postasse nel round, lo voglio precisare perchè è lunga, sì, ma merita di essere letta e di restare qui sopra.

Per ora ti auguro una notte serena, a te, PDG di oggi, e a quanti passeranno.
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 07:38

Buon giorno a tutti, pace e bene!

Vero tutto quello che dice Daniela, il racconto è lungo, che meriti non lo so, direte voi, ma sopratutto voglio sottolineare che qui giochiamo in amicizia e quindi la PdG non si offende e non si arrabbia se verrà letta poco, gli adulti non sono bambini che hanno solo il dovere di giocare e divertirsi (aggiungo "purtroppo"). Ben altre necessità incombono, necessità alle quali non sfuggo nemmeno io , beninteso.

Ciò detto, buona giornata E BUONA LETTURA ! IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI 899765


P.S. per Daniela: questa vale per ricevuta e sottoscrizione del tuo MP
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 09:14

Ecco il primo coraggioso lettore della giornata, e che lettore!
Conoscendo ormai il tuo metro di giudizio, la tua sintesi suona molto lusinghiera, grazie due volte: la prima per il commento, la seconda per avere inaugurato le letture (ho usato il plurale "letture" in una ventata di ottimismo Very Happy ).
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Roberto Miano
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 09:44

decisamente bella...

ero perplesso all'inizio dall'uso dei tempi, ma evidente si vuole dare il senso del racconto...
ti rompo le scatole con il vento che rotola... ma sono le impressioni di chi narra e i difetti di chi immagina...

ennesima versione dell'abominio della guerra... bello il testo anche per questo... peccato, e lo ripeto, che ci si metta in fila dietro a testi come questo, ovvero dietro ad ideali o situazioni drammatiche lontane, e non ci si responsabilizzi con i propri gesti più semplici...
la guerra inizia dalla nostra comunicazione...
testo bellissimo... che faccia riflettere chi se ne sente accorato salvo aver voluto combattere a parole, per esempio, qui e altrove (poco importa se a torto o a ragione)... del resto sono stati esposti striscioni contro la guerra nelle curve degli stadi dove taluno considera nemico da combattere (a volte riuscendo a ferirlo se non ucciderlo) un semplice tifoso avversario...

Gli uomini dovrebbero vedere una croce rossa sulla testa di ognuno, ché il corpo è la tenda dell'anima (uhm... quasi quasi te la propongo come titolo del brano)


grazie per la lettura...

rob



ps...
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 09:59

letta .
in questo caso la lunghezza non si è sentita
letta tutta d'un fiato

bellissimissima pagina

non sono bravo a trovare i temini adatti nei miei commenti
in questo caso dico che l'ambientazione è descritta talmente bene che sento l'odore del fango e il vento gelido mi si è infilato dentro il collo ...

mi è strapiaciuta questa pagina.
i miei sinceri complimenti alla Pdg di oggi.
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 10:09

Ed ecco il secondo! bounce

Qualificatissimo assai pure lui! Pare che sia un testo per Iniziati Very Happy

Grazie Roberto, per i suggerimenti, la lettura attenta e il commento.
In sintesi, riguardo la pace mi pare tu dica "meno parole e più fatti"- E chi può darti torto?
A iniziare da chi ha la pretesa di dirigere le sorti del mondo sino all'uomo della strada, tutti (o quasi) si parla di Pace. Ma i fatti... quasi (lo dico con ironia amara, sia chiaro) viene da ammirare chi dice apertamente di non volerla la pace, e si comporta di conseguenza: almeno c'è coerenza. Cero, sarebbe mille volte meglio la coerenza nel versante opposto.
Ma si andrebbe molto lontano coi ragionamenti, qui stiamo giocando, vero?
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 10:12

Pio, mentre commentavo il commento ( !) di Roberto tu hai lasciato il tuo.
Grazie pure a te.
Ho messo tutta la mia cura (per quanto vale) nell'ambientazione, e c'è un motivo che magari dirò a posteriori, se no anche l'ultima parvenza di anonimato va a farsi friggere. Mi fa molto piacere che te ne sia accorto.
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 10:13

Devo lasciare per un paio d'ore, prendetevi un aperitivo, che ci sentiamo più tardi.

Arrivederci!
Very Happy
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Roberto Miano
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 10:28

i bambini giocano per imparare a crescere... noi che siamo cresciuti dovrammo giocare meno... almeno in certe aiuole... ad ogni modo il testo è efficace (il che vuol dire bello, dal mio punto di vista, a parte qualche termine romanzato che non necessariamente è un difetto, piuttosto incurioscisce il mio modo di leggere da scribattore)... anche se per leggere un testo sulla guerra devo essere portato per mano fino in fondo...questione di placet nel merito...

si rischia per altro di cadere nella retorica... della quale abbondano i libri e il web...
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Claudio Esposito
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 12:05

Ciao PDG e ciao a tutti voi. Oggi finalmente sono tornato da un viaggio di lavoro di due giorni, ho quindi un po' di tempo per soffermarmi su questo "Il cielo e l'onore".

E' un racconto stilisticamente pregevole, direi quasi perfetto sotto il profilo formale.
Il contenuto mi ha molto colpito, per la tragica attualità (vedi i tremendi bombardamenti in atto a Gaza...) : evidentemente la storia non insegna nulla e l'uomo rimane sempre la belva più feroce, sanguinaria e crudele..

La guerra, comunque, al di là della retorica dell'onore e della cavalleria, è sempre ed in ogni caso una schifezza. Anche la grande guerra altro non fu che una colossale, inutile carneficina. Ed anche figure "nobili", come il maggiore protagonista del racconto, devono essere inquadrate per quello che furono : assassini in divisa che risparmiarono ospedali da campo ma che comunque massacrarono altri esseri umani in battaglia, in una logica che non ha nulla di romantico o di eroico. In una guerra, purtroppo, non esiste l'onore: esistono uomini travolti dalla barbarie e privati di ogni sia pur minima parvenza di umana dignità.

Grazie, Pidiggì, per averci fatto riflettere e meditare su di un tema così importante e tragicamente attuale. E' utile, almeno qualche volta, distaccarci dalle solite futili e banali disquisizioni e cercare di volare un po' più in alto.
Complimenti sinceri e un caro saluto, Claudio
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 12:24

Ho letto, con i battiti del cuore che acceleravano sempre di più, fino a fermarmi all'ultima riga per qualche secondo.
E' tratto da una storia vera, pidigi?
Questo brano mi ha comunicato che sono le nostre singole azioni che hanno importanza, a prescindere dal contesto in cui ci troviamo. Le azioni guidate dal cuore, non dai dogmi, da ordini superiori, sono quelle che hanno realmente importanza e possono cambiare anche solo un centimetro quadrato del mondo. Poi forse altri spazzeranno via questo gesto d'amore, come gli aerei austriaci hanno spazzato via l'ospedale. Ma c'è stata l'intervista. La gente saprà di questo gesto, e forse trarrà la stessa conclusione che ho tratto io. Le azioni che contano davvero sono quelle fatte con il cuore, sono quelle che la gente non dimenticherà.

Ottimo lavoro, Pidigi. Ottimo, ottimo lavoro. Grazie perchè mi hai permesso di riflettere.

Marghy
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 12:38

Claudio, certamente, la cosiddetta "grande guerra" e ti quoto, "altro non fu che una colossale, inutile carneficina" ma sul termine "assassini in divisa" credo ci siano da fare alcuni distinguo. Se per assassino intendiamo chiunque uccida un altro essere umano, qualunque ne sia il motivo, posso essere d'accordo. Se usiamo il termine nel senso comune, cioè di un delinquente che uccide un innocente, allora non concordo. La grande maggioranza dei soldati, e pure degli ufficiali almeno nei gradi inferiori, viene mandata ad uccidere, e uccide per non essere ucciso. I santi e i martiri che pur di non macchiarsi le mani di sangue si lasciano uccidere senza reagire lasciamoli nell'empireo Cristiano, e comunque sono una sparutissima minoranza.
Le colpe, i veri assassini, sono nei governi, negli speculatori che soffiano sul fuoco per arricchirsi, nei "portatori di civiltà" non richiesta, ed è inutile proseguire. Ma lasciamo riposare in pace l'umile soldato di tutte le guerre che ha perso la vita magari dopo averne tolte tante altre. Lo hanno preso dopo averlo indottrinato, convinto che il "nemico" fosse il demonio, il Male assoluto, la Gorgona da decapitare e lo hanno mandato ad ammazzare e ad essere ammazzato. Amen.
Ciò detto (mica si può essere sempre d'accordo su tutto, no?) ti ringrazio per il commento, è giusto che ci sia un confronto d'opinioni e che ogni tanto si parli pure di cose serie, anzi, serissime.
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 12:46

IlVoloDelFalco ha scritto:
Ho letto, con i battiti del cuore che acceleravano sempre di più, fino a fermarmi all'ultima riga per qualche secondo.
E' tratto da una storia vera, pidigi?
Questo brano mi ha comunicato che sono le nostre singole azioni che hanno importanza, ....

No Marghy, è tutta invenzione, ma credo, verosimile. Ho letto molto sulla prima guerra mondiale, e cerco sempre di documentarmi prima di scrivere qualcosa di "serio" (virgolette d'obbligo, non vorrei prendermi troppo sul... serio, appunto). Ma Barzini era davvero un corrispondente di guerra del "corriere" e Hemigway sarebbe potuto essere quell'autista, era il suo ruolo e le date lo consentirebbero.
Certo, hai ragione, a volte anche una piccola azione di un singolo contribuisce a cambiare il mondo, basterebbe si sommasse a milioni di piccole azioni di milioni di altri individui... ma quando cominceremo a farlo?

Grazie mille pure a te!
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 13:30

Ciao PDG.
Il tuo racconto ha tutti i carismi per essere qui sopra, ancora fischia il vento e infuria la bufera, oggi come allora.
Vedi, PDG, io credo che la voce del che alza a dissentire sia anche questa, e senza timore di cadere nel patetico, nel già letto e nel già scritto. Oggi, come allora, la storia non ci ha insegnato nulla.
Su come è stata scritta questa pagina che dire? I dettagli delle descrizioni sono talmente accurati e ben esposti che si entra nella location, vieni trasportato da una sedia a dentro al campo, senti i rumori e annusi gli odori.
Una lettura che sono felice di aver fatto, PDG.
Complimenti di cuore
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 14:03

PDG : "... Se per assassino intendiamo chiunque uccida un altro essere umano, qualunque ne sia il motivo, posso essere d'accordo. Se usiamo il termine nel senso comune, cioè di un delinquente che uccide un innocente, allora non concordo. La grande maggioranza dei soldati, e pure degli ufficiali almeno nei gradi inferiori, viene mandata ad uccidere, e uccide per non essere ucciso. I santi e i martiri che pur di non macchiarsi le mani di sangue si lasciano uccidere senza reagire lasciamoli nell'empireo Cristiano, e comunque sono una sparutissima minoranza.
Le colpe, i veri assassini, sono nei governi, negli speculatori che soffiano sul fuoco per arricchirsi, nei "portatori di civiltà" non richiesta..."


Cara PDG, capisco il tuo ragionamento, ma confermo quello che penso : l'assassinio è sempre da condannare ed aborrire, in qualunque circostanza e con qualunque, sia pur "valida", attenuante. Certamente, i primi responsabili in caso di guerra sono i governanti che l'hanno decisa, ma ciò non toglie che ogni atto conseguenziale acquisti la stessa atrocità : anche un ufficiale di basso grado o un umile soldato, nel momento in cui uccidono, diventano correi e complici di un meccanismo di morte da loro non voluto ma del quale fanno parte. Anche le SS eseguivano ordini e/o uccidevano per non essere uccisi..poi magari si commuovevano scrivendo alla moglie e ai figli lontani...
Mi rendo conto che il mio può sembrare un discorso radicale..ma forse, se tutti lo facessero...
Troppi secoli, millenni di guerre e barbarie ad ogni latitudine della Terra, sino purtroppo ai nostri giorni!! E' ora di condannare in modo netto e "radicale" ogni manifestazione di guerra, violenza, torture, pena di morte, sopraffazione, in un unico grande "calderone", senza "distinguo" e puntualizzazioni : la vita è sempre sacra ed inviolabile. Punto (per tutti : cattolici, mussulmani, ebrei, buddisti, atei ecc. ecc.).

P.S.: Quanto sopra, naturalmente, senza alcuna acredine e con la conferma che "Il cielo e l'onore" è davvero un signor racconto che mi ha profondamente emozionato!
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 15:34

Daniela Micheli ha scritto:
Ciao PDG.
Il tuo racconto ha tutti i carismi per essere qui sopra, ancora fischia il vento e infuria la bufera, oggi come allora.
Vedi, PDG, io credo che la voce del che alza a dissentire sia anche questa, e senza timore di cadere nel patetico, nel già letto e nel già scritto. Oggi, come allora, la storia non ci ha insegnato nulla.
Su come è stata scritta questa pagina che dire? I dettagli delle descrizioni sono talmente accurati e ben esposti che si entra nella location, vieni trasportato da una sedia a dentro al campo, senti i rumori e annusi gli odori.
Una lettura che sono felice di aver fatto, PDG.
Complimenti di cuore

Grazie Daniela, mi spiace solo di non essere assiduo come vorrei, ma pare che improvvisamente tutti in famiglia abbiano bisogno di... una PdG Very Happy
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 15:43

Claudio Esposito ha scritto:
----

P.S.: Quanto sopra, naturalmente, senza alcuna acredine e con la conferma che "Il cielo e l'onore" è davvero un signor racconto che mi ha profondamente emozionato!

Ma certo, quale acredine? Abbiamo un atteggiamento diverso su di un tema che ci vede concordi: la guerra, la violenza, sono mali assoluti che andrebbero estirpati. Poi abbiamo opinioni diverse su ciò che è concretamente fattibile.
Io credo di essere pragmatico partendo dal presupposto che purtroppo la violenza è insita nei nostri geni di predatori (che tali siamo da un punto di vista zoologico) e ci vorranno ancora secoli, se non millenni di evoluzione per estirparla. Nel frattempo dal basso si può e si deve fare tutto ciò che è possibile per tenerla a freno. (Dall'alto ho poche speranze),
Tu fai invece un salto di ragionameto forse, e dico forse, un poco troppo idealistico, anche se il concetto è teoricamente perfetto: rifiutiamo tutti la violenza e la violenza sparirà.
Mi piacerebbe sentire anche altre opinioni, intanto ti saluto con grande stima.
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 16:11

[quote="La penna del giorno"]
Claudio Esposito ha scritto:
----

P.S.: Quanto sopra, naturalmente, senza alcuna acredine e con la conferma che "Il cielo e l'onore" è davvero un signor racconto che mi ha profondamente emozionato!

Ma certo, quale acredine? Abbiamo un atteggiamento diverso su di un tema che ci vede concordi: la guerra, la violenza, sono mali assoluti che andrebbero estirpati. Poi abbiamo opinioni diverse su ciò che è concretamente fattibile.
Io credo di essere pragmatico partendo dal presupposto che purtroppo la violenza è insita nei nostri geni di predatori (che tali siamo da un punto di vista zoologico) e ci vorranno ancora secoli, se non millenni di evoluzione per estirparla. Nel frattempo dal basso si può e si deve fare tutto ciò che è possibile per tenerla a freno. (Dall'alto ho poche speranze),
Tu fai invece un salto di ragionameto forse, e dico forse, un poco troppo idealistico, anche se il concetto è teoricamente perfetto: rifiutiamo tutti la violenza e la violenza sparirà.
Mi piacerebbe sentire anche altre opinioni, intanto ti saluto con grande stima.

Stima e saluti ricambiati di cuore. Alla prossima e "ad maiora" ! Very Happy
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 17:21

Da prendersi ferie per leggerlo, cara PdG, ma, inutile dirlo, a me è piaciuto assai. Ma sono di parte, l'argomento è tra i miei preferiti... Laughing
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 17:21

Eccellente, PdG. Vedevo le parole nel leggerlo.
I cambi di fronte del narratore universale, ben calibrati, hanno svolto egregiamente il compito.
I personaggi, soprattutto von Herlach, mi appaiono verosimili. Di qui la scelta del maggiore di salvaguardare il suo onore imponendosi la punizione, anziché decidere di denunciare l’abuso. La storia, seppur romanzata, mi ha convinto e trascinato nelle pagine.
Se mi soffermo a riflettere su chi occupa i posti chiave nella nostra società, non trovo nessuno capace di anteporre valori al proprio tornaconto.
Chi va al mulino si infarina? Non ne sono del tutto convinta. Penso invece che quelli che potrebbero dare per capacità e risorse non sono affatto interessati al potere. Non lo considerano importante. I tanti von Herlach di oggi non accettano il gioco, preferiscono ritagliarsi spazi nel sociale piuttosto che buttarsi nella mischia della politica, e questo è un vero spreco. Grazie per il brano, PdG.
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 17:23

onore, parola desueta, misconosciuta
quante cose si fanno per onore
quante nefandezze si compiono per onore
pagina intensa, fluida, la cui lunghezza è un pregio in cui crogiolarsi
pdg permetti? se non permetti pazienza, ma mi viene proprio bene questa citazione...
Questi i cinque pericoli del combattente:
essere troppo pronto a morire,
troppo preoccupato di vivere,
troppo portato dall'ira,
troppo attaccato all'onore,
troppo emotivo.
SUN TZU

bella pagina
l
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 17:50

mariovaldo ha scritto:
Da prendersi ferie per leggerlo, cara PdG, ma, inutile dirlo, a me è piaciuto assai. Ma sono di parte, l'argomento è tra i miei preferiti... Laughing

Eh sì che so, caro mariovaldo! Grazie per le ferie ma... ora che ci penso, non eri in pensione? lol!
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime16/1/2009, 17:56

Musa ha scritto:
...
Chi va al mulino si infarina? Non ne sono del tutto convinta. Penso invece che quelli che potrebbero dare per capacità e risorse non sono affatto interessati al potere. Non lo considerano importante. I tanti von Herlach di oggi non accettano il gioco, preferiscono ritagliarsi spazi nel sociale piuttosto che buttarsi nella mischia della politica, e questo è un vero spreco. Grazie per il brano, PdG.

Temo tu abbia ragione, quelli retti e di buona vontà sono in generale scoraggiati se non schifati e abbandonano il campo, almeno quello che conta. E così fanno il gioco degli "altri".
Ma forse siamo troppo pessimisti?

Ti ringrazio sinceramente
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MessaggioTitolo: Re: IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI   IL CIELO E L'ONORE - MARIO MALGIERI Icon_minitime

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