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 Occhi di gatta

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Giampiero Pieri
Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime17/1/2009, 10:06


C'era qualcosa che non andava, qualcosa che non avrebbe dovuto esserci.
Una sensazione che lo metteva a disagio, anzi, lo spaventava: era come se tutto ciò che lo circondava lo stesse spiando.
Sentiva il sudore freddo rendergli viscide le mani mentre, istintivamente, afferrava il cuscino e se lo metteva sopra la testa. Le fasciature sulle gambe dolevano, le ferite pulsavano assieme al battito accelerato del suo cuore.
Era ancora coricato sul fianco. Cercò di reagire; con un gesto isterico gettò via il cuscino, spalancò gli occhi e si ritrovò a fissare il buio della stanza, rotto solo dal chiarore del lampione della strada che filtrava dalla veneziana.
Una persona razionale come lui non doveva avere queste reazioni, si ripeteva nervosamente mentre cercava di analizzare quanto stava accadendo.
Per prima cosa si ricordò dov’era: nella sua camera da letto, se n’era riappropriato, finalmente!
Ma cosa lo aveva destato? Non un rumore, di questo era sicuro. Fuori, nel giardino e al di là della strada, si udiva solo il tranquillo picchiettare della pioggia sulle foglie e il bisbigliare del canale che, in quella stagione, trasportava una grande quantità d'acqua melmosa.
Continuava a percepire qualcosa, ma ora che aveva tutti i sensi potenziati dall'adrenalina, si accorse che l'origine di quel disagio indefinibile era come focalizzata sulla sua nuca.
Lentamente, facendo uno sforzo per mantenersi calmo, si raddrizzò nel letto e contemporaneamente ruotò la testa verso la sua sinistra.
Le vide subito.
Due piccole luci maligne puntate su di lui dall'alto dell'armadio; sembravano, anzi no, erano, degli occhi.
Occhi di un gatto, mimetizzato nell'ombra del mobile, non c'era dubbio.
Per un attimo credette di sapere di quale gatto si trattasse, anzi di quale gatta.
Ma era assolutamente impossibile perché quella maledetta bestia era morta stecchita, lui l'aveva uccisa la notte precedente.
Era razionale, si ripeté ancora una volta, e non si sarebbe fatto impaurire da un qualsiasi gattaccio randagio entrato chissà come in casa sua.
Si voltò verso il comodino e accese la luce, poi si mise in piedi sul letto per osservare meglio la sommità dell'armadio. Il movimento gli causò dolorose fitte alle gambe martoriate facendogli sfuggire un gemito, un misto di sofferenza e rabbia.
Sull'armadio non c'era nulla se non la polvere. Ma su quella superficie grigiastra si vedevano delle impronte. Non era un esperto, ma gli sembravano proprio orme di gatto.
La porta della camera era socchiusa; di certo l'animale aveva approfittato del momento in cui lui si era voltato per saltare giù e infilare il corridoio. Ma se si trovava ancora in casa l'avrebbe scovato, non voleva nessuno tra i piedi e men che meno un gatto: li odiava i gatti.
Nel silenzio udì un debole rumore conosciuto, rapido, come di un piccolo sportello che si aprisse e richiudesse. Ecco svelato il mistero. La gattaiola, la porticina fatta installare da sua moglie per consentire alla gatta di andare e venire dalla casa al giardino senza bisogno di miagolare disperatamente davanti a una porta chiusa.
Evidentemente un randagio l'aveva scoperta e, curioso o affamato, era entrato seguendo il suo istinto e poi era fuggito per la stessa via.
Se ne era dimenticato, domani avrebbe provveduto a chiudere per sempre quel dannato sportello, si disse tornando a letto.
Ma non riuscì più a prendere sonno, l'adrenalina ancora in circolo lo teneva in tensione. Guardò l'orologio: l'una; troppo presto, forse c'era ancora qualcuno in giro, nottambuli, o magari operai del turno di notte dello stabilimento chimico lì vicino. Di sicuro qualcuno di coloro che lo spiavano. Erano bravi, ma lui era più furbo e riusciva sempre a individuarli, che fingessero di essere ubriaconi sghignazzanti o frettolosi ciclisti che passavano e ripassavano davanti a casa sua.
Aveva messo la sveglia alle tre, quella era l'ora dell'assoluto silenzio, troppo tardi o troppo presto per qualunque persona impegnata in un’ attività legittima, ma l'ora perfetta per finire il lavoro.
Doveva far sparire i due corpi: quello piccolo, della gatta e quello grande della strega che era stata sua moglie.
Poiché vivevano l'una per l'altra, era giusto che fossero morte insieme.
Passavano ore a scambiarsi tenerezze, mentre lui, giorno per giorno, era tenuto sempre più in disparte, come una presenza fastidiosa.
Lei parlava con quella bestiaccia, le offriva bocconcini preparati appositamente, la faceva dormire nel suo letto; lui da tempo era relegato sul divano della sala, nutrito con scatolette aperte svogliatamente, ignorato e spiato nel buio, perché spesso, di notte, la gatta saliva sulla libreria e dall’alto lo fissava con quegli occhiacci. Come aveva fatto poco fa, sull'armadio.
Ma cosa andava pensando? Non poteva essere quella gatta, questo lo aveva già stabilito. Lui aveva posto fine alla congiura di quegli esseri malvagi.
Perchè era una congiura, senza alcun dubbio. Una volta o l'altra quelle due perfide femmine che lo guardavano di sottecchi, complottando furtivamente, l’avrebbero eliminato.
Non sapeva quando, ma sarebbe accaduto, ne aveva la certezza assoluta.
Si stavano preparando da mesi. Avevano iniziato a farlo sorvegliare, sempre, ogni giorno, avevano un sacco di amici che a turno non lo perdevano mai di vista; di sicuro studiavano i suoi movimenti per poter agire nel momento più opportuno.
Ma lui non era uno stupido, aveva capito tutto e si era difeso, le aveva battute sul tempo.
La notte precedente era entrato in camera e aveva premuto forte il cuscino sul viso di sua moglie che dormiva con la sua gatta acciambellata vicino.
Ma mentre la donna scalciava e cercava disperatamente di resistergli, l’animale lo aveva assalito. Graffiava e mordeva, soffiando come un essere uscito dall'inferno.
Bestiaccia, lui sapeva di cani che difendevano il padrone sino alla morte, ma di un gatto che si comportasse allo stesso modo non ne aveva mai sentito parlare. Aveva le mani impegnate a tenere ferma sua moglie e a spingere spietatamente il cuscino, così non aveva potuto difendersi efficacemente. Ma finalmente la donna si era arresa, come afflosciata sotto la sua stretta, e solo allora lui era riuscito a colpire con un calcio la piccola belva. L'aveva fatta volare contro il muro, e quella aveva battuto violentemente la testa con un rumore morbido, come di una palla tirata contro la sponda di un biliardo, per poi rimanere esanime sul pavimento.
Era morta, ne era sicuro, pensò mentre si toccava le fasciature, ricordo tangibile e doloroso della lotta combattuta contro quella bestia diabolica. Ne aveva messo il piccolo corpo in un sacchetto del supermercato e ora era pronta per seguire la sua padrona nella tomba che lui aveva scelto.
Eppure non era tranquillo, sentiva che gli era sfuggita una cosa importante. Stava immobile al buio, fissando l'armadio, quando ad un tratto comprese: gli occhi che aveva visto poco prima, intenti a spiarlo dall'alto, erano uno giallo e uno verde!
Per quanto ne sapeva, pochissimi gatti avevano gli occhi di due colori diversi; anzi, lui aveva visto solo la maledetta gatta di sua moglie con quei colori, giallo e verde, così particolarmente intensi.
In tanti anni che abitava lì, mai un altro gatto si era introdotto in casa. E l'unico entrato, proprio quella notte, aveva gli occhi gialli e verdi.
Era una cosa improbabile, illogica, e lui odiava le cose illogiche, era sempre rigorosamente razionale nelle sue azioni e quando si imbatteva in qualcosa di apparentemente illogico non si dava pace sino a quando non riusciva a trovare la spiegazione che riportava l'accaduto nei binari della ragione. Decise che doveva capire, subito.
Prima di tutto bisognava eliminare l'impossibile, e la cosa più impossibile era che la maledetta gatta fosse ancora in circolazione.
Si infilò le pantofole e si avviò verso le scale che portavano al box, nel seminterrato. Aveva pensato di lasciare lì i corpi sino al momento di disfarsene; sarebbe stato un gioco da ragazzi caricarli sul furgoncino al riparo da sguardi indiscreti e portarli via.
La prima cosa che notò fu la porticina di ferro: era socchiusa. Lui era sicuro di non averla lasciata così. Si ricordò che avrebbe dovuto ripararla da tempo, a volte la cricca della serratura non scattava e bastava un po' di corrente d'aria per far aprire la porta. Accese la luce.
Si sentì nuovamente rizzare i capelli in testa.
Il grande sacco nero che rinchiudeva il corpo della moglie era ancora lì, ma appariva lacerato e strappato in più punti come se... la gatta!
Il sacchetto che avrebbe dovuto contenere il corpo della gatta era completamente aperto, tagliato come dalla lama di un coltello. L'animale non c'era più.
Si avvicinò e raccolse il sacchetto da terra.
All'interno scorse del sangue non ancora rappreso e numerosi peli di colore grigio sporco.
Sette vite. I gatti avevano sette vite. Lo aveva sentito dire chissà quante volte, ma il suo essere razionale gli aveva impedito di dare credito a quell'assurdità.
Eppure ora ne aveva le prove. La gatta che lui aveva ucciso non c'era più, aveva lacerato con le unghie il sacchetto, poi aveva fatto lo stesso col sacco più grosso che conteneva il corpo della sua adorata padrona, ma non era riuscita a ridarle la vita, perchè lei ne aveva una sola e quella le era stata tolta la sera prima.
Allora la gatta era ancora in giro ed era sparita, pensò con rabbia. D'ora in avanti avrebbe dovuto prestare attenzione. Attenzione? Quasi sorrise a quel pensiero irrazionale. A parte alcuni graffi e qualche morso, che male avrebbe potuto fargli quel piccolo animale, sia pure perfido?
Guardò l'orologio e decise che non valeva la pena di aspettare ancora; il rischio sarebbe stato minimo, la pioggia di certo sconsigliava a chiunque di vagabondare a quell'ora.
Sollevò il corpo nudo della moglie e lo caricò senza sforzo sul furgone. L'avrebbe gettato nel canale appesantendolo con delle pietre che aveva già preparato. Ma non davanti alla casa, non era così stupido. Sarebbe andato tre chilometri a valle, oltre la chiusa, dove l'acqua correva veloce verso il grande fiume. Una volta preso dalla corrente, ovunque fosse riemerso, ammesso che riemergesse, sarebbe stato impossibile capire la provenienza di quel corpo, e lui aveva tolto i vestiti, l'anello e la collanina. Non c'era alcun modo per identificarla.
Partì guidando piano sotto la pioggia battente. Come aveva previsto, non c'era anima viva. I fari del vecchio furgone illuminavano la strada stretta che a tratti, con svolte decise, abbandonava la riva del canale per passare tra filari di antichi platani.
Lo vide all’ultimo momento, dopo una curva cieca, illuminato in pieno dai fari.
Un grosso gatto grigio, fermo in mezzo alla strada che lo fissava con una luce maligna negli occhi. Una luce gialla e una verde.
La bestiaccia! Fu il suo ultimo pensiero cosciente, il resto soltanto puro istinto. La frenata a bloccare le ruote, la slittata sull'asfalto bagnato, il sussulto del furgone che passava sul corpo dell'animale. Poi l'albero che si faceva sempre più vicino e più grosso, le mani che abbandonavano il volante in un inutile gesto di protezione. L'urto, il buio.

C'era qualcosa che non andava, qualcosa che non avrebbe dovuto esserci.
Una sensazione che lo metteva a disagio, anzi, lo spaventava: era come se tutto ciò che lo circondava lo stesse spiando.
Riaprì gli occhi nella penombra della stanza d’ospedale. A lato del letto, due schermi mostravano i tracciati vitali. Un suono regolare seguiva il ritmo delle sue pulsazioni.
La sensazione di essere spiato gli fece correre un brivido lungo la schiena.
Questa volta non poteva trattarsi della gatta.
Di tutto ciò che gli era accaduto si ricordava solamente dell'animale in mezzo alla strada e delle ruote che lo travolgevano. Non avrebbe mai più rivisto quella bestiaccia.
Eppure c'era qualcosa.
Piano, a fatica, tentò di voltare la testa, ma un'ingessatura, o un sostegno per il collo, gli impediva di muoverla.
Tentò di esplorare la stanza col movimento delle pupille.
La vista era ancora confusa, gli pareva di avere come un velo davanti alle palpebre, ma seguendo la direzione di quel suono ritmato che riempiva la stanza scorse subito i due occhii, uno giallo e uno verde, che lo fissavano, maligni e silenziosi.
Ancora un’altra vita!
Tentò di gridare, ma era intubato e dalla gola gli uscì solo un gemito rauco.
Cercò freneticamente di alzarsi, ma scoprì di essere completamente immobilizzato.
I due occhi parevano seguire beffardi i suoi tentativi.
Non poteva fuggire, non poteva urlare.
Il terrore si impadronì di lui, sentì una pugnalata attraversargli il petto.
Si inarcò come percorso da una scarica elettrica, per ricadere subito dopo in un tremito convulso.
Una smorfia di dolore indicibile gli accartocciò il volto rimanendo immutata,come scolpita nella sofferenza, anche quando i tracciati sugli schermi impazzirono per pochi istanti, prima di appiattirsi, rassegnati.
Mentre un sibilo acuto risuonava nel corridoio e si udivano i passi frettolosi del piantone che correva in cerca di un dottore, i due grandi LED dell'apparecchiatura di monitoraggio lampeggiarono freneticamente, giallo. verde, giallo, verde. Poi passarono definitivamente sul rosso.
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Giampiero Pieri
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Giampiero Pieri


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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime17/1/2009, 15:53

Okey Mariovaldo!
Ti nomino ufficialmente legittimo continuatore dello spirito edgarriano.
Mi hai tenuto incollato allo schermo senza possibilità di scampo.
Mi è piaciuta, sì.
Piero.
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Monica Porta
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime18/1/2009, 11:34

Concordo con Piero.
Qui misceli benissimo ossessione e paura regalandomi il loro brivido.
Sei un narra-storie d.o.c., Mario.

Monica
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neferlabella
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime18/1/2009, 11:44

mi piace questo racconto e trascinante...
e poi ho ...occhi di gatta


Nefer
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime18/1/2009, 14:12

_g&f_ ha scritto:
Okey Mariovaldo!
Ti nomino ufficialmente legittimo continuatore dello spirito edgarriano.
Mi hai tenuto incollato allo schermo senza possibilità di scampo.
Mi è piaciuta, sì.
Piero.

EAP addirittura???? <sento antiche ossa scricchiolare nella tomba! What a Face
Ma grazie, mi ha fatto molto piacere il tuo commento.
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime18/1/2009, 14:14

Musa ha scritto:
Concordo con Piero.
Qui misceli benissimo ossessione e paura regalandomi il loro brivido.
Sei un narra-storie d.o.c., Mario.

Monica

Narra-storie a Genova si traduce con "contaballe" Very Happy
Ma sì, hai ragione, a me la prosa piace intesa come "narrativa" e raccontare è quello che mi riesce meno peggio.
Un grazie sentitissimo
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime18/1/2009, 14:16

neferlabella ha scritto:
mi piace questo racconto e trascinante...
e poi ho ...occhi di gatta


Nefer

... e magari pure di colore diverso? Molto felice
Grazie Nefer, sempre presente e partecipativa .
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime18/1/2009, 14:30

Invidia...
Volevo essere io nominata erede della penna di E.A.P.

Occhi di gatta 444214

Deliziosa e basta.
E mo' dieci minuti di espulsione a MarioValdo chè mi fa diventar verde ed è un colore che mi sbatte, accidenti a te ....
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime18/1/2009, 14:39

Daniela Micheli ha scritto:
...

E mo' dieci minuti di espulsione a MarioValdo chè mi fa diventar verde ed è un colore che mi sbatte, accidenti a te ....

Un marziano troverebbe irresistibile la tua sfumatura verde-trifoglio Occhi di gatta 899253


Ultima modifica di mariovaldo il 19/1/2009, 06:41 - modificato 1 volta.
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime18/1/2009, 14:41

Ehm.... un marziano?!?!?!!?!
Preferirei un Venusiano.
Maschio, of course.
Tzè, che gente Evil or Very Mad
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime21/1/2009, 12:38

Daniela Micheli ha scritto:
Ehm.... un marziano?!?!?!!?!
Preferirei un Venusiano.
Maschio, of course.
Tzè, che gente Evil or Very Mad

Nessun dubbio sul maschio, ma mi dicono che i venusiani hanno ben 8 sessi Shocked , occhio a scegliere quello giusto Laughing
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Giuseppe Buscemi
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Giuseppe Buscemi


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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime21/1/2009, 15:24

Mai fidarsi delle gatte...! Sono peggio delle mogli! Very Happy
Coinvolgente.
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime21/1/2009, 15:38

mariovaldo ha scritto:
Daniela Micheli ha scritto:
Ehm.... un marziano?!?!?!!?!
Preferirei un Venusiano.
Maschio, of course.
Tzè, che gente Evil or Very Mad

Nessun dubbio sul maschio, ma mi dicono che i venusiani hanno ben 8 sessi Shocked , occhio a scegliere quello giusto Laughing

perchè accontentarsi di uno solo quando ne puoi avere ben 8 tutti assieme?

ok, mi

Occhi di gatta 98628

e


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MessaggioTitolo: Re: Occhi di gatta   Occhi di gatta Icon_minitime

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