Il matto
Vecchie parole usate,
ha vagheggiato al vento
parla sempre poco
respira quasi a stento
e dice sempre :
una pagina all'uomo,
gliel'ha venduta dio,
e ogni poveraccio può cercarne
la trama,come un tempo feci io
una storia da iguana ferito
racconta
sulla strada delle montagne,
dove il tempo s'è perso,
ora è scalzo
e punta il dito
oltre le sue lande.
Non ha parole l'orologiaio,
mentre si schiude senza tatto
si beve col tempo un altro guaio
si meraviglia ad ogni litro
ed io l'ho visto piangere
nel deserto
dentro le pagine di contessa
che ebbe suo figlio impalato
su pezzi di ferro, per dio,
per la salvezza.
Ed era solo la scommessa
una bestemmia proletaria ,
volata in aria
nel giorno in cui
l'usciere del manicomio
scordò aperti i cancelli
dell'aria.
E camminando sulle sue
lacrime sparse
in cima alla tragedia,
un mare esaurito
vide il seme della bellezza
e fu colpito da quel suo eretico sorriso,
aveva labbra rosse rosse,
mentre sfidava i suoi sogni
a duello,
ed il matto urlando li vide
passare, e disse che aveva
sempre parlato di quello.
Disse inutile aspettare,
cambiare il mondo perchè
sei troppo uguale,
non lasciare i sogni
nelle mani del cielo
se poi il vento non sa dove
lasciarli andare.
Libera un pensiero nel tramonto
sperando che cicatrizzi il
giorno che muore,
e prenda le cellule di ciò che
sei , poi le unifichi
di un solo colore,
perchè il folle, come diceva,
non prova ancora
alcuna vergogna
nel vedersi riflesso negli
occhi, oppure nel ventre
di ogni anima errabonda.
Amor-fugit