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 La macchia di Leopardi

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3 partecipanti
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Giuseppe Buscemi
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Giuseppe Buscemi


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MessaggioTitolo: La macchia di Leopardi   La macchia di Leopardi Icon_minitime27/1/2009, 01:45

Testo roundesco risvisto e scorretto (ché scrivere revisionato mi pareva un po' gonfio di petto, un po’ da FIAT 127, fresca di revisione, ma bruttissima istesso. Comunque ho avuto una Punto, una Uno e una Panda. Mi resta Panda l’antivirus. Punto. Ehm, scusate... silenzio, adesso, c’è la macchia di Leopardi. Shhhh)





– Chi è là? Chi sei?
– Una creaturina insignificante.
– Vieni fuori. Fatti vedere.
– E se fossi invisibile?
– Hai voglia di giocare, eh!
– Sei tu che giochi: a fare il burbero.
– Ti decidi a uscire o vengo a prenderti con la forza?
– Se ne sei capace...
– Sta’ a sentire, questa è la mia zona...
– Bella!
– E stabilisco io chi può entrare e chi no.
– Sì... il posto mi piace. Sento che ci starò bene.
– Fingi di non capire?
– Rilassati... e parlami di te, dei tuoi segreti... Conquistami.
– Io non ho segreti. E comunque non sono affari tuoi! Piuttosto, vuoi farti vedere?
– E se poi prendi paura?
– T’avverto, fra un attimo esplodo.
– Eccomi.
– No!
– Incantato?
– Sei... sei una...
– Sono, sono. Contento?
– Va’ al diavolo!
– Be’...
...
...
...
– ... e così sono finita qui, a vigilare su Paolo.
– Sloggiare, devi, altro che vigilare! Fila via, subito!
– Come sei precipitoso!
– Io c’ho lavorato su quel ragazzo, c’ho lavorato sodo. E tu lo rovineresti.
– Punti di vista.
– Vattene.
– Smettila, scimunito.
– Vade retro!
– Questa davvero non è originale!
– Satanassa maligna, io...
– Càlmati, o turberai i sogni del nostro pupillo.
– Bestiaccia immonda...
– Senti, rasségnati. Farsi continuamente la guerra è una tale noia... Di’, la sai quella del sagrestano con la gamba di legno? ...



– Paolo, per favore, vuoi riassumere per i tuoi compagni più distratti la lezione di ieri?
– Certo, professoressa... Dunque, ieri abbiamo approfondito la poetica di Leopardi...
– Sì.
– Abbiamo sviscerato il suo pessimismo, seguendone l’evoluzione...
– Sì.
– Evidenziando le diverse sfumature che il dolore assume nella sua opera.
– Bene.
– Stavo pensando, però...
– Sì?
– Hm... no, niente. Lasciamo stare.
– Che succede, Paolo? Non ti senti bene?
– Sì... cioè no. Non lo so. Mi chiedevo, insomma... se Leopardi quella cugina se la fosse trombata...
– Paolo! Ma che stai dicendo?
– Dico... la sua sofferenza sta tutta nell’aver soffocato pulsioni sacrosante... Meglio avrebbe fatto ad agguantare la cugina, a condurla in camerino e a scoparsela com’è di giusto.
– Ti sei ammattito? E voi fate silenzio! Silenzio! Paolo... tu non stai bene.
– Be’, è strano... forse ha ragione... Continuo con Leopardi?
– No!
...
...
...
– Potete andare, adesso. Con calma! A domani... Paolo, puoi fermati un attimo?, vorrei dirti due parole.
– Certo, professoressa...
– Ho l’impressione, Paolo, che un po’ di riposo ti gioverebbe.
– Devo andare a letto prima, professoressa?
– Intendevo... magari con lo studio stai esagerando...
– Hm... come Leopardi?
– In un certo senso.
– Mi verrà la gobba?
– Non si tratta di questo...
– Perderò la vista!
– Paolo! ... Paolo, caro... concediti una pausa, eh!



– Hai visto, brutta serpe, che figura gli hai fatto fare stamattina?
– Chi, io?
– E chi, sennò? In tanti anni di onorata carriera studentesca, mai una cosa del genere gli era capitata.
– Mi dai meriti che non merito.
– Vipera!
– La vuoi smettere con i riferimenti serpentìli... Detesto i rettili.
– Taci! Rogna biforcuta.
– Sei uno sciocco. Sguazzi nei retaggi.
– Non mi abbagli, gorgone.
– Fanatico!
– Saprò schiacciarti, e stritolarti, farti poltiglia, impasto gocciolante...
– Sto per dare di stomaco.
– Non ti lascerò scampo, vedrai, aggiusterò le strategie...
– Eh, che barba! ... La sai quella della suora pasticcera? ...



– Scusi, giovanotto: mi legge a che ora passa il venticinque? Sa, la vista...
– Certo, signora... vediamo... ecco: alle sedici in punto.
– Grazie... Ha proprio una faccia da bravo ragazzo, lei. Come si chiama?
– Paolo.
– Paolo! Mio nipote si chiama Paolo! Vedesse che bel bambino! E com’è intelligente! Ha dieci anni il mio Paolino... Ma... ehi! Guardi là!
– Che?
– Quel tipaccio che si sta avvicinando... Non mi piace.
– Dice?
– Cosa nasconderà in quella tasca?
– Non so, non si vede.
– Non mi piace... E si dirige proprio verso di noi.
– Punta su di me, direi. Eccolo...
– Zitto! e non fare mosse, sennò ti affetto. Dammi l’orologio, svelto.
– No, l’orologio no, ti prego... Ho dei soldi, ti darò dei soldi...
– Quanti?
– Tanti. Te li do tutti, ma lasciami l’orologio.
– Va bene, dammi i soldi.
– Ecco, tieni.
– E adesso l’orologio.
– Cosa?
– L’orologio, forza!
– Selvaggio perdigiorno! Le sembra questa la maniera di guadagnarsi da vivere?
– Zitta nonna, ché fra un po’ tocca a te... Hm... bello st’orologio! Quanto ci posso fare?
– Non saprei. È un regalo di mio padre...
– Boh, si vedrà... Andiamo a te, adesso, nonnina agitata...
– Stia lontano, villanzone! Lontano! Gliele do sulla fronte, sa?
– Non fare la difficile, vecchia. Non mi va di usare l’arnese.
– Crede d’impaurirmi? Prenda questo... e questo... e questo...
– Ora ti squarto!

S’avanza, il manigoldo, cercando un varco fra le borsettate. Paolo, un leone, gli s’avventa contro e lo sbatte per terra facendogli perdere il coltello.
Scivola via, l’arma, traballando sul marciapiede. L’afferra Paolo, con gesto felino, e l’affonda non senza voluttà in una coscia del brigante.
Un attimo dopo, dritto sul naso, gli piazza un cazzotto che chiude la partita.
Cede, il naso, e il sangue cola: rosso come te l’aspetti.
– Testa di cazzo! – infierisce il vincitore sul povero cristo, riprendendosi soldi e orologio. – Stronzo! – aggiunge, mentre gli sferra un calcione là in mezzo, dove fa più male. Poi si mette in tasca il coltello e con mossa circense salta sul venticinque, offrendo – prego! – una mano alla signora, che – no, grazie, – risponde, – vado a piedi.



– Se in quel momento passava una volante, il ragazzo mi finiva in galera!
– Esagerato!
– Sei tu che hai esagerato! Gliel’avresti fatto ammazzare, quel disgraziato, se non era per me.
– Io non ho fatto niente.
– Impostora.
– Sarà che Paolo... qualcosa va imparando.
– Reagire può essere legittimo...
– Visto? Mi dai ragione!
– Niente affatto!
– E invece sì.
– Non mi provocare! Animale infido, malevola entità...
– Ecco, ci risiamo... Che tedio... Te l’ho già raccontata quella di San Tommaso al bordello? ...



– Ciao Paolo, benvenuto alla festa.
– Ciao Pietro.
– Vieni... entra... Ah, Paolo, ti ricordi di Caterina, mia sorella? ... Le abbiamo appena raccontato dei tuoi ultimi exploit...
– Ciao Caterina.
– Ciao Paolo.
...
...
...
– Ma è vero che eri un secchione?
– Assolutamente no! Io sono, un secchione.
– Ma dài!
– È la verità.
– E di Leopardi che mi dici?
– Leopardi è un poeta immenso.
– Con la gobba.
– Già.
...
...
...
– Caterina...
– Sì?
– Ti andrebbe di fare un giro? ... Ci allontaniamo un po’ dalla festa, io e te...
– Be’, sì... volentieri...
– Conosco un posticino niente male. Vorrei tu lo vedessi.



– Simpatica ’sta Caterina, non trovi?
– Hm, più o meno... sebbene non vedesse l’ora di buttarglisi fra le braccia.
– Sei il solito maldisposto.
– E tu la solita frivola.
– L’amore non va soffocato.
– Ma neanche regalato al primo che passa.
– Paolo, però, non è il primo che passa.
– Avresti potuto aspettare un po’, farli conoscere meglio...
– Ma... conoscersi meglio è proprio quello che hanno fatto! Coi tuoi tempi saremmo ancora alle lettere d’amore.
– Che vuoi saperne, tu, dell’amore?
– Ne so eccome! ... Ah! L’amore... l’amore, l’amore, l’amorel’amorel’amore...
– Che ti prende? Sembri invasata... Mi preoccupi... Te l’ho già raccontata quella di Belzebù con le mutande di pizzo?
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: La macchia di Leopardi   La macchia di Leopardi Icon_minitime27/1/2009, 14:01

Deliziosa, mi era piaciuta da morire nel round (angiolettoooooooooooooo) e mi ha divertito anche qui.
Revisioni?
Dovrei confrontare cos'hai revisionato, mi è ri-filata via che è una meraviglia!
Ebbravio Gibbì, per il Virus c'ho Avast Smile Smile Smile
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Monica Porta
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MessaggioTitolo: Re: La macchia di Leopardi   La macchia di Leopardi Icon_minitime27/1/2009, 20:24

L’ angelo e la diavoletta risultano vincenti nel doppio misto, sapientemente miscelati dalla carica di ironia presente nel testo.
Per me l’alchimia sta proprio qui: nel riuscire ad attirare il lettore comunicando con lui. Grazie per averlo rispolverato.

PS: mi sono annotata le quattro chicche. Se ne fai un libro me lo schiaffo nel carrello.

Monica
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: La macchia di Leopardi   La macchia di Leopardi Icon_minitime28/1/2009, 09:02

Dani, usi l'Avast? Ah, vastasa!
In effetti limai qualcosa.

Musa, thanx a lot. Confesso: le chicche nun ce l'ho... Embarassed
Però... adesso ne parlo con due amichetti...
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MessaggioTitolo: Re: La macchia di Leopardi   La macchia di Leopardi Icon_minitime

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